di Massimo Pittau
Cornus - Antica città, di cui esistono i resti nell’agro di Cuglieri nei pressi de s‘Archittu e di Santa Caterina di Pittinuri. Il Movers (Die Phönikier, II 2, 578) presenta Cornus come un toponimo punico, ma noi non accettiamo questa opinione del pur illustre studioso. Ciò perché, in linea generale, siamo fortemente contrari alla “feniciomania” di troppi studiosi moderni di storia antica della Sardegna, poi perché, essendo l’antica città situata in una zona che registra una delle più alte concentrazioni di nuraghi di tutta l’Isola e nel suo stesso sito rimangono ancora i resti di tre nuraghi, Ameddosu Crastachesu e Muradissa, siamo dell’avviso che, con molto maggiore probabilità e verosimiglianza, il centro abitato in origine fosse nuragico o propriamente sardo e nient’affatto punico.
Ciò diciamo senza negare che durante la dominazione dei Cartaginesi in Sardegna la città di Cornus possa aver assunto, entro un certo limite, il carattere di città sardo-punica. Però è un fatto che, dalle stesse notizie dell’anno 215 a. C. tramandateci da Livio (XXIII 40) circa la ribellione dei Sardi comandati da Ampsicora, che proprio a Cornus aveva la sua capitale, si constata chiaramente che la città era propriamente sarda e nient’affatto cartaginese (cfr. anche Eutropio, XIII 1).
Secondo noi invece il toponimo Cornus non è altro che l’appellativo latino cornus «corno», che interpretiamo poter essere la “traduzione” di un precedente toponimo sardiano o nuragico. Questo potrebbe essere quel misterioso nome di città Sanaphar, il cui vescovo – ormai comunemente riconosciuto come quello di Cornus – partecipò, con altri vescovi sardi, all’incontro teologico di Cartagine del 484 d. C. Nel vocabolo latino, a nostro avviso, si deve privilegiare il significato che esso pure aveva di «prominenza»; e ciò in maniera del tutto congruente sia col piccolo altipiano in cui la città era situata sia col colle di Corchinas, nel quale c’era la sua acropoli o cittadella.
E pure per il corrispondente toponimo sardiano o nuragico Sanaphar forse si può supporre il significato di «corni, prominenze» (al plurale; vedi LCS II cap. III). È noto che dell’appellativo lat. cornus,-i, oltre che la forma della II declinazione, esisteva ed era perfino più frequente quella della IV declinazione cornu,-us. Quest’ultima forma risulta che è stata effettivamente adoperata con riferimento all’antica città rispetto al suo piccolo altipiano detto Campu ‘e Corra, che, derivando chiaramente dal plurale cornua (IV declinazione), è da interpretarsi come «Campo delle Prominenze» [nella lingua sarda esiste infatti l’appellativo corra (sing.) «corna» (plur.) e nel monte Ortobene di Nùoro esiste il toponimo Corra Chérvina «corna di cervo» riferito ad alcune cime rocciose, toponimo che esiste pure a Bottida, Bultei, Fonni, Galtellì, Lodè/Orune, Orotelli e Pattada (ONT 51, DILS)].
Una conferma della marca plurale del toponimo potrebbe venire dalla forma in cui compare in Tolomeo (III 3, 7) Kórnos e nell’«Itinerario di Antonino» (84, 1) Cornos, da interpretarsi come accusativo plurale della forma della II declinazione e col significato ancora di «Prominenze».- Tutto ciò detto, adesso siamo anche in grado di interpretare con esattezza l’iscrizione di un cippo, che è stato trovato di recente nel sito di Oratiddu, a 4 chilometri da Cornus, nella strada di epoca romana che andava a Bosa: M CORNU / PRO ⋅ C, che noi svolgiamo in M(UNICIPIUM) CORNU / PRO ⋅ C(IVITATE) e traduciamo «Il Municipio di Cornu / a favore della comunità».
Ed interpretiamo che questo abbia effettuato qualche opera di interesse pubblico in quella zona, come il selciato della strada, un muraglione di sostegno, un ponte, oppure abbia ripulito e protetto con una costruzione in muratura una fonte vicina o infine vi abbia fatto passare l’acquedotto della città, quello di cui ha trovato tracce sicure nel sito della città l’archeologo Antonio Taramelli (Notizie degli Scavi, 1918, pag. 307). E tutto ciò senza alcuna necessità di interpretare CORNU come vocabolo abbreviato. (Invece i primi illustratori dell’iscrizione hanno interpretato che il cippo fosse un miliario stradale, nel quale CORNU sarebbe stato l’abbreviazione del gentilizio lat. Cornuficius, non considerando che in una iscrizione indirizzata al pubblico non si abbrevia mai un gentilizio che vi compaia una sola volta ed inoltre incappando in gravi difficoltà ermeneutiche per la mancanza del nome di un imperatore. Inoltre essi hanno trascurato l’importante circostanza costituita dal ritrovamento dell’iscrizione a poca distanza dai resti di Cornus).
Circa l’ubicazione del porto di Cornus in s’Archittu rimandiamo a quanto abbiamo scritto sotto questa voce nel “Dizionario della Lingua Sarda - fraseologico ed etimologico, vol. II”. Sicuramente la città di Cornus andò distrutta dalle incursioni dei Saraceni, che iniziarono nei primi decenni del secolo VIII e che partivano dall’Africa settentrionale, dalla Spagna e dalle Baleari.
Il fatto che a Oliena si abbia il Monte Corrasi, con la sua tipica cresta, e il fatto che Corn- sia attestato anche in illirico spinge a pensare giustamente a un toponimo prelatino.
RispondiEliminaalberto areddu