Un importatore sardo di linna pintada (in tinta unica), discreto scrittore con presunzione di essere il migliore, ha apparecchiato la Manifattura tabacchi di Cagliari per un incontro di teste d'uovo italiane, offerte all'ammirazione dei nativi. Nativi che, salvo l'importatore, non hanno avuto l'onore di essere protagonisti dell'incontro. A rappresentarli, la sera prima, una gara di poesia e un tenore, a significare che la Sardegna, se togli la poesia e il canto, entrambi tradizionali, non produce nient'altro in fatto di cultura, salvo l'importatore naturalmente.
Con un buon senso del marketing, ha messo nel cartellone due nomi di grande richiamo, pur sapendo che non avrebbero varcato il mare. Il coraggioso Roberto Saviano, esibito come primo difensore della legalità e quel gentiluomo di Andrea Camilleri che di una giovane signora, ministro pro tempore, ha detto che "non è un essere umano".
"Si pensi" ha detto al nostro importatore di linna pintada (in tinta unica) parlando della potenza della parola "alle parolacce e alle offese tra due persone. Un tempo avrebbero causato conseguenze enormi, oggi scivolano". Appunto. Il festival del nostro importatore non è l'unico in Sardegna a considerare i nativi semplici spettatori di incontri fra persone di cultura e, al più, fornitori di ottimo cannonau, buon formaggio, incapaci, però, di produrre cultura se non nel passato remoto. O al massimo, oggi, nella lingua dello Stato, quella che per l'appunto usano gli ospiti e gli importatori di linna pintada.
Finché fra gli sponsor continuerà ad esserci la Regione, che pure si proclama difensora della identità sarda, ci sarà ben poco da fare. E dovremo assistere al dialogo fra principi alla Corte di Madrid, con la facoltà concessaci di schierarci con questo o con quel don. Io sento un po' di vergogna, e voi?
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