A questo punto intravedo questa ovvia domanda da parte dei miei lettori: «E ciò che sta scrivendo da vari anni sulla “scrittura nuragica” Gigi Sanna»?
Premetto che io ho un alto concetto dell’amico Gigi Sanna come studioso di antichi alfabeti, soprattutto di quelli orientali. È raro incontrare, anche a livello accademico, colleghi che nel detto settore siano all’altezza di Gigi Sanna.
Però ritengo che purtroppo egli sia caduto nei raggiri di qualche falsario ed inoltre si sia fatto fuorviare nelle sue interpretazioni da suggerimenti sbagliati datigli da qualche suo collega molto meno valido di lui in termini scientifici.
Venendo al caso specifico delle cosiddette “Tabelle di Tzricotu, dico che mi ha convinto Paolo Benito Serra, il quale ha sostenuto e dimostrato che quelle Tabelle non sono altro che «matrici in bronzo di tipo bizantino-mediterraneo... utili per la produzione in serie di guarnizioni di finimenti equini e di linguelle e pendenti di cinture multiple da parata, decorate in un caso e nell’altro con motivi ornamentali a punti e a virgole» (nota 8). E mi ha pure convinto Rubens D’Oriano, quando, in un dibattito pubblico tenutosi qualche mese fa a Sassari con Gigi Sanna, ha affermato che i segni delle Tabelle di Tziricotu non possono essere considerati segni di “scrittura”, dato che, dividendo in senso verticale la rispettiva figura, le due parti sono “speculari”, ossia combaciano perfettamente l’una con l’altra. E questo – a mio avviso - non succede né può succedere in nessun alfabeto o scrittura che preveda la corrispondenza della “successione spaziale” delle lettere scritte con la “successione temporale” dei fonemi pronunziati.
Purtroppo anche in Sardegna stanno circolando i falsari di reperti archeologici e stanno pure spuntando come funghi le “scritte” sui nuraghi. Qui mi permetto di suggerire all’amico Gigi Sanna di stare bene in guardia rispetto agli uni e rispetto alle altre.
Del resto è certo che Gigi Sanna non è stato il primo né sarà l’ultimo ad essere ingannato da falsari: qualche decennio or sono fece molto scalpore il fatto che il noto critico d’arte Giulio Carlo Argan avesse dichiarato come opera di Amedeo Modigliani autentica una testa in pietra, che invece due studenti dimostrarono di aver scolpito loro col trapano elettrico…
(nota 8) Negli Atti del XVI convegno di studi, dicembre 2004 «L’Africa Romana», num. 16, vol. II, pag. 1289.
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