E poi ci sarebbe la questione dello tzunami che, sospetta Sergio Frau (“Le colonne d’Ercole”), avrebbe, come un gigantesco schiaffo di Poseidone, cancellato la civiltà nuragica nella parte campidanese della Sardegna. Intorno, grosso modo, al 1200 aC.
Detto un po’ alla grossa (Frau ci ha scritto “una chilata di libro”, quantifica lui scherzando) il quadro è questo: le Colonne d’Ercole, oltre le quali Platone situava l’isola di Atlante, erano allora poste fra la Sicilia e l’Africa e la grande isola era la Sardegna. I suoi abitanti avevano fatto da monelli e Poseidone li punì con un suo poderoso schiaffo, un enorme maremoto più possente di quelli che oggi, con parola giapponese, conosciamo come tzunami.
Su questa affermazione il mondo scientifico si è diviso tra chi apprezza la tesi di Frau e chi o non la considera verosimile o francamente la deride. Anche chi, non addetto ai lavori, ha impattato con questa storia affascinante, si è schierato da una parte o dall’altra. Resta il fatto che la sua traduzione grafica e fotografica in una mostra itinerante (“Atlantikà”) ha viaggiato fra Cagliari, Parigi, Roma e Torino suscitando ovunque interesse e discussioni.
A parte i lettori del libro di Frau, libro per altro non facile, che solo in Sardegna sono oltre 30 mila, sono oramai centinaia di migliaia le persone che si sono interessate alla questione. “È un fatto mediatico”, rimproverano i critici, ed è in parte sicuramente vero, visto che l’autore, giornalista di La Repubblica, ha avuto il sostegno del suo giornale e spazi in importanti televisioni. È anche vero che una tesi così affascinante non poteva non colpire fantasia ed intelligenza di chi ha passione per un passato largamente sconosciuto, anche per responsabilità di chi non ha messo altrettante passione e scienza nel suo studio. Tutto vero. Ebbe’?
Alcuni studiosi affermano che “la moderna ricerca archeologica e storica evita il ricorso a cataclismi, invasioni e migrazioni come spiegazione risolutiva dei cambiamenti culturali”. Altri mi ha detto che la tesi dello tzunami non regge, poiché certi luoghi che sarebbero stati sommersi dal fango del maremoto lo sono stati, in realtà, a cominciare dall’era della conquista romana, mille anni dopo il supposto tzunami. Argomentazioni certo frutto di conoscenza e non forzatamente di pregiudizi.
Allora non resta che una cosa da fare, soprattutto per impulso degli scettici. Accogliere la sfida che Frau ha ripetutamente lanciato: si affidi a studiosi competenti la ricerca della verità. Si facciano carotaggi del terreno, si studi il fango che per secoli ha ricoperto grandi nuraghi come quello di Barumini, prima che Giovanni Lilliu ce lo restituisse. Che cosa osta, soprattutto se si è sicuri che Frau – il quale, va detto, è pronto a rimettersi in discussione – ha raccontato fole?
C’è una ragione che spieghi gli ostacoli frapposti ad amministratori disposti a coofinanziare le ricerche? Perché la Regione, che pure non ignora la portata della questione, non promuove queste ricerche alla fine delle quali si troverebbe o la conferma di qualcosa che in termini di turismo culturale (e dunque di economia) potrebbe essere speso in tutto il mondo o il definitivo silenzio sulle ipotesi di Sergio Frau? Per questioni di soldi?
Da quel che so, le ricerche sull’ipotetico tzunami costerebbe qualche decina di migliaia di euro, meno di novanta/ottanta mila. Nel gennaio dello scorso anno, il Ministero dei beni culturali ha stanziato 250 mila euro (tre volte tanto) per il restauro dei pavimenti a mosaico del grande frigidarium delle terme centrali di età imperiale a Nora. Opera meritoria, va da sé, trattandosi di un grande tesoro della Sardegna. Ma forse, in ordine di priorità, non più importante dello scoprire se davvero l’Isola di Atlante e la Sardegna erano la stessa cosa. O se, invece, non c’entrano nulla l’una con l’altra.
Caro Gianfranco,illustrando il lavoro di Frau hai solo appena accennato alla cosa fondamentale:le Colonne sino al 3° secolo a.c. erano nel canale di Sicilia.Questa è la cosa fondamentale accettata da gran parte degli studiosi.Tenendo ben presente ciò nel rileggere le coordinate geografiche dell'isola di Atlante date da Paltone appare evidente che si riferisse alla Sardegna,che poi la sua sia una pura invenzione o meno resta il fatto che per illustrarla ha preso come esempio per questa mitica civiltà la Sardegna e questo la dice lunga sulla sua importanza. Non facciamo come i suoi detrattori che si accaniscono sulla parte, apparentemente,più debole, della sua teoria(lo tsunami)ignorando volutamente la straordinaria importanza della scoperta della prima collocazione delle Colonne d'Ercole per capire la storia dell'antico Mediterraneo.
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