L'autonomia scolastica è un'ottima cosa, soprattutto per chi l'osserva da fuori. Permette a chi ne fruisce di mettere in luce la più profonda delle indoli, altrimenti nascoste dietro "l'ordine dei superiori". Spesso facendo - un po' di pazienza, e sarà chiaro il paragone - come Tuzza, coprotagonista di Liolà di Pirandello. La ragazza, per far dispetto all'amica Mita, che prima di sposarsi aveva avuto un flirt con Liolà, irretisce il giovane e si fa mettere in cinta. Mita non sposerà più Liolà, ma Tuzza in cinta era e in cinta rimane. La metafora potrebbe anche essere un'altra e riguarda chi taglia il ramo su cui è seduto.
A Nuoro - lo denuncia Bustianu Cumpostu - è successo che in un istituto tecnico, gli insegnanti di lettere, costretti dal ministro Fioroni (che Dio l'abbia in gloria) a restare entro 290 euro per l'acquisto di testi scolastici, abbiano in autonomia scelto di far fuori un manuale di storia sarda (La Sardegna, di Caocci) e un grande testo di narrativa sarda (Il giorno del giudizio di Satta). Quest'ultimo è sostituito da un testo di letteratura in cui, quando si dice il coraggio, c'è anche la sarda Grazia Deledda. Quegli insegnanti non sono del tutto insensibili al desiderio dei ragazzi di essere informati sulla storia sarda: con magnanimità d'animo consentono loro o di leggersi in biblioteca il testo di Caocci e non vietano loro di comprarselo a proprie spese.
Che c'entra Tuzza e il ramo segato, direte voi. Verrà il giorno che lo studio della storia e della letteratura sarda sarà obbligatorio nelle scuole sarde. Quegli insegnanti o cambieranno atteggiamento (ma la sardofobia è dura a morire) o dovranno rassegnarsi a lasciare il posto a chi chi sa che lo studio della cultura sarda è fondamentale per la crescita civile degli studenti sardi. Per i sardofobici sarà tardi: il ramo è stato da loro segato o, il che è lo stesso, dovranno crescere il frutto di un dispetto.
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