Rigettato dalle comunità colpite dallo sciagurato progetto che hanno combattuto fin dal 1992, il Parco statale del Gennargentu è stato finalmente sotterrato anche dalla legge. Il Tribunale amministrativo della Sardegna, stabilendo la illegittimità del cosiddetto "Decreto Ronchi" (in realtà decreto Scalfaro), ne ha decretato la morte. Vero è che il governo italiano forse non si rassegnerà e investirà della questione il Consiglio di Stato, ma è anche vero che la sentenza del Tar ha ridato forza a quanti, in questi sedici anni, hanno cercato e trovato nelle proprie comunità adesione a una battaglia di salvaguardia del diritto all'autogoverno dei territori.
Territori belli e pregiati non perché tali li hanno considerati gli ayatollah dell'ambiente (impazienti di accaparrarsene il governo) ma perché così li avevano conservati le comunità che si volevano espropriare con l'infausta legge 394 del '91. Ancora prima della sentenza del Tar, a dare un duro colpo alle pretese della consorteria finto-ambientalista sono state le manifestazioni popolari (nelle foto quella dell'ottobre 2005 a Cagliari, cui parteciparono non meno di diecimila persone), prima di tutte quella di dieci anni fa a Pratobello, luogo simbolo della dissidenza orgolese da quando, nel 1969, l'intera Orgosolo si ribellò alla creazione di una base militare alle falde del Gennargentu.
Un giorno, finite le elezioni, varrà la pena di raccontare tutto di questa vicenda, fatta di impegno comunitario e di tradimenti di chi queste comunità era chiamato a governare.
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