Liceo di Nuoro. Sardegna. Gli studenti studiano la storia in un libro di testo che ignora e nega la storia degli antenati di chi studia per conoscere. Inutile cercare segni del della civiltà nuragica, dei nuraghi stessi, delle domos de jana, dei menhir, dei dolmen, delle tombe dei giganti che – lo dicono gli storici di tutto il mondo, mica i sardi – ne fanno una delle civiltà più importanti e originali.
“Sull’isola di Creta e lungo le coste sorsero – scrivono gli autori – le grandi civiltà, quella dei Fenici, dei Greci e poi dei Romani”; la Sardegna spunta qui e là come ospite dei Fenici. E i popoli del mare? “Si trattava, ma è solo un’ipotesi, di popoli provenienti dalle coste del Mediterraneo, dalla Palestina, dalla Sicilia o dalla Sardegna”. Notare la finezza di quel “o”. La citazioni del negazionismo adottato nei confronti della Sardegna potrebbero continuare a lungo.
Il testo è lì, aperto alla adozione o alla non adozione. Se un insegnante lo adotta, delle due una: o è bovinamente convinto che in Sardegna è meglio non riempire la testa dei ragazzi con elementi di storia sarda o lo sceglie – perché bello, ben illustrato o per altro – riservandosi di integrare con il suo insegnamento le deficienze del testo. Nel caso che mi interessa, è vera la prima ipotesi: all’insegnante non è scappata, neppure incidentalmente, una parola che cominciasse con sar o con nur, confida uno studente.
Né tenta di rimediare alla lacuna, che so?, chiamando un archeologo o uno studioso della civiltà nuragica. Al contrario, per meglio indottrinare i suoi alunni alla non esistenza dei nuraghi e altro ciarpame sardo, chiama a fare una conferenza un noto feniciomane. La letio magistralis è prevista fra qualche giorno e non è lecito fare il processo alle intenzioni. Forse sarà lui a dire agli alunni del Classico di Nuoro che in Sardegna, oltre ai fenici, c’erano anche sardi. E a dire, come ama ripetere, che questi sardi, intorno all’VIII secolo aC, avevano scolpito le statue di Monte Prama per dimostrare ai fenici che anche loro erano capaci. Per lui, infatti, i fenici sono la pietra al paragone di tutto. Bella scelta, professore dell’Asproni.
Che cosa farebbe, un capo di istituto, se un suo docente, poniamo in un Liceo di Canicattì, facesse le sue lezioni di storia negando l’esistenza della civiltà romana? Rispetterebbe la libertà di insegnamento o lo farebbe rinchiudere?
Inaudito Gianfrancco. Dico sempre che noi sardi, pur vivendo nel mondo globale, dobbiamo difendere meglio la nostra identità e renderci conto che conoscere bene il passato significa vivere meglio il presente. Siamo tendenzialmente indolenti o forse crediamo che queste cose sono di poco conto.E questo virus, purtroppo,influenza tanti direttori e docenti delle scuole che dovrebbero essere il primo organo di informazione culturale.Marco Camedda
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