Ha fatto e continua a fare rumore su quotidiani e radio-televisioni sarde l’inizio delle demolizioni di edifici abusivi, particolarmente ad Orosei. Nella lista degli autori di abusi edilizi ci sono 44 nomi, 23 dei quali sono residenti fuori di Orosei, altri sono titolari di attività produttive di rilievo, altri proprietari di più di una casa. Questo per dire che non è generalizzabile la considerazione secondo cui, trattandosi di povera gente, è se non legittimo almeno comprensibile che si costruisca una abitazione anche fuori delle regole, abusiva appunto.
Eppure, la demolizione di questi fabbricati, comprensibile e persino giusta laddove si tratti di sporadici esempi di furbizia, non lo è nel caso di Orosei, dove, raccontano le cronache, le costruzioni abusive sono 900, in gran parte nei pressi del mare. Novecento case sono quanto bastano a 2500-3000 persone, un paese più grande Tonara, di Barumini, di Villasimius, tanto per citarne qualcuno.
Il problema, insomma, non è tanto – e comunque non soltanto – chi fa, ma chi lascia fare. Una amministrazione comunale può anche non accorgersi che in campagna qualcuno costruisca abusivamente un recinto e una baracca d’appoggio. Difficile credere che non si accorga di novecento nuove abitazioni. Per decenni, Orosei è stata zona franca per chi commetteva abusi di piccole dimensioni, in qualche modo autorizzato dai grandi abusi su cui volava la distrazione e la disattenzione di chi doveva essere attento e bloccare.
Oggi, gli abusivi a rischio di punizione sono in rivolta: non capiscono perché la legge si accanisca su di loro in una sorta di decimazione. Chiedono solidarietà alla politica. La ottengono soprattutto da chi, nei decenni passati, si è reso responsabile di questo sfascio. Ma anche – ed ecco l’aspetto più preoccupante – da amministratori che hanno sì la coscienza a posto, ma temono che il pieno rispetto della legalità incida pericolosamente sugli equilibri politici e riconsegni agli artefici del disastro la palma di difensori “del diritto della gente alla casa”.
E così, l’intero Consiglio comunale, in cui siedono responsabili del laissez faire e oppositori del permissivismo, ha minacciato alla unanimità di dimettersi in blocco se le demolizioni continuano.
Un pessimo esempio di correttezza amministrativa.
Leggo volentieri la sua analisi, in quanto la reputo alquanto puntuale.
RispondiEliminaIn paese è riapparso un partito, chiaramente mai sciolto, e mi duole, come a tutte le persone di coscienza, che esso non venga pubblicamente screditato.
I veleni non aiutano il confronto democratico, anzi aumentano le possibili deviazioni strumentali e criminali.
Questa amministrazione non deve sentirsi sola, a loro la mia solidarietà.
Orosei deve dire da che parte sta, e auspico sia forte la risposta contro questi vili metodi, che a niente servono.
Il partito in oggetto è chiaramente quello delle bombe.
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