di Mikkelj Tzoroddu
Abbiamo appreso da una scorreria sul web, come il signor Mario Galasso, che pare molto addentro alle “cose sottomarine”, riferisca d’aver notato anni addietro, a duecento metri dalla riva, di fronte all’insediamento nuragico di Sant’Imbenia, nella Baia di Porto Conte, delle strutture circolari alte qualche decina di centimetri, poste ad una profondità di m. 2,5, che gli fecero pensare ad abitati nuragici (egli li chiama capanne nuragiche). Prendiamo atto (con ritardo per nostra colpa) della segnalazione, che il Galasso dice essere stata inoltrata inutilmente alla sott’intendenza di Sassari, e noi commentiamo: povero signor Galasso, non sapeva che a dirigere quell’ufficio, pagata, ebbene sì, anche con il suo danaro, era apaticamente stanziata la sviscerata amante dei Ciprioti, altrimenti nota come Nostra Signora della Soprintendenza? Ma noi, facciamo subito nostra la notizia che riteniamo carica di conseguenze per il prosieguo della riscrittura della davvero vetusta storia del Continente Sardegna. Acquisiamo pertanto il dato del Galasso circoscritto, così come rilasciato, dai semplici dati esplicitati, però sufficienti a permetterci di affermare che: in tal caso circa nel 750 a.C., quelle strutture si trovavano allo stesso livello del mare.
Orbene, siccome il saggio uomo non costruisce nulla al livello del mare, evidentemente esso, all’atto della “posa della prima pietra”, si trovava distante da quel punto. E, siccome il Nurake è una struttura destinata a rimanere in eterno (da quel poco che abbiamo potuto capire dei Nurakes) il mare, in quella circostanza d’inizio costruzione, doveva trovarsi non semplicemente distante, ma molto distante. Ora, essendo la percezione della risalita del mare (secondo il nostro parere) molto ben presente a qualsiasi cultura umana marinara dall’Ultimo Massimo Glaciale in qua, ed in particolare negli ultimi quindicimila anni (e, aggiungiamo, soprattutto per tutta quella terra emersa che definimmo Sardegna Paleolitica nella sua sì variegata manifestazione geomorfica), era evinte ai Sardiani, che il Nurake dovesse costruirsi molto lontano dal mare, anzi e meglio, dovesse essere costruito in un luogo che risultasse molto in alto rispetto al livello del mare. E, quale poteva essere una altezza di sicurezza? Secondo un parere che abbiamo elaborato fin dalla prima occasione in cui ponemmo in essere queste elucubrazioni, non può essere meno di sette-otto metri, meglio se dieci! Consideriamo però, come ciascun sito abbia le sue peculiarità e questa non può considerarsi pertanto una regola generale.
Bene, se prendiamo il luogo nominato dal Galasso e guardiamo (sulla carta nautica) verso il mare aperto, ci accorgiamo che a circa un miglio marino (m. 1852) trovasi l’inizio del limite di profondità proprio dei dieci metri, il che significa (a nostro parere) che del complesso che fa capo al Nurake di Sant’Imbenia, fu iniziata la costruzione prima di 4500 anni fa. Ma, quanto prima? Beh, noi crediamo che, per la Baia di Porto Conte, una altezza sul livello del mare di assoluta sicurezza, per quei tempi, dovesse essere rappresentata dai venti metri. E, sì, il limite di tale profondità trovasi a circa 1,5 miglia marine cioè a circa m. 2778 dal punto indicato dall’ormai nostro signor Galasso. Ed, in tale corrispondenza, in termini temporali, siamo andati indietro di circa 7000 anni dall’oggi. Quindi, l’inizio della costruzione dela struttura che fa capo al Nurake di Sant’Imbenia, può essere avvenuta anche settemila anni fa. Con buona pace delle asfittiche intellettualità che sono ancora ferme all’adorazione dei 3500 anni fa, senza aver mai, assolutamente, effettuato una pur minima ricerca per verificare e confermare tale data: essa fu rilasciata dall’obnubilato sapere di qualcuno e fu semplicemente fatta propria da tutta quella congerie di nanetti che stettero per decenni, ma ancora sono, accovacciati ed imploranti sotto il tavolo, a nutrirsi delle poche briciole di cultura che il caso fa loro cadere addosso. Si tenga presente che nel contributo scritto per questo blog nell’ottobre 2011 abbiamo scritto, suscitando il più negligente disinteresse (chiediamo venia per il voluto pleonasmo), essere nostra opinione (che ci deriva da una precisa elucubrazione su alcuni dati molto più circostanziati di questi buttati giù in un attimo senza prenderci nessun tempo, se non per dare un’occhiata qua e là) che la datazione del primo Nurake dovesse essere posta prima di ottomila anni fa, il quale dato si avvicina, guardate un po’, a quello testé scoperto!
Ergo, il momento in cui gli incapaci immaginano di far arrivare qualche straccione da qualsiasi dove (intorno al 1000 a.C.), proprio nella progredita città nuragica di Sant’Imbenia, quel popolo Sardiano, Grande Maestro Dell’Architettura, era ivi stanziato da moltissimi secoli, forse anche quaranta!
Caro ed attento lettore, considera un po’ se questo dato (che crediamo posto molto vicino alla realtà, il quale siamo disposti a discutere (magari fosse) con chicchessia) possa ancora permettere, a quei taluni, che tu profumatamente paghi perché ti diano onesta contezza di un lavoro intelligente, ben impostato, scientificamente condotto, senza badare a soddisfare nepotismi mentali, di raccontare amenità, dannose per te e per la riscrittura della storia della tua isola, ma certo utili a puntellare i loro ormai traballanti scranni.
50 commenti:
Nonostante gli sfottò di qualche astroallineatore di vigne su quanto io scrive dell'antichità dei NURAKES, il giorno in cui sarà trovato un nurake a 20m. di profondità, sapremo in modo SCIENTIFICO, non archeologico nè storico, nè astronomico... ma con la SCIENZA GEOLOGICA, che i NURAKES ESISTEVA già in una data che non è dissimile da quella indicata da MIkelj....
No, nessuna teoria shardanika, nè nuragica, nè fenicica.... e SUFFICIENTE L'EUSTOGRAFICO del livello del mare dal 13.000 a.C. circa a tutt'oggi circa. é una cosa che qualunque allievo della materia, ma anche una ricerca sul web, possono fare... con tante piacevoli sorprese.
Non sto chiaramente affermando che di sicuro i nurakes sono di 6000 anni fa, come qualcuno qui ha spesso cercato di farmi dire o scrivere. NO. Sto solo dicendo che se quelli sotto il livello dell'acqua ritrovati a SANT'IMBENIA, ma non solo, FOSSERO NURAKES.. allora il conto è presto fatto.
Dico NON SOLO a Sant'imbenia, perchè ho anch'io delle foto aeree simili dislocate in altri siti, a NORD e a SUD dell'Isola.
Naturalmente possiedo pure, per averlo pubblicato in "Shardana i Custodi del Tempo" e in "Jenesi degli Urim" ... l'EUSTOGRAFICO del livello del Mediterraneo dal 13.500 a.C. a oggi... E le cose corrispondono a quanto scritto.
Kum Salude. Leonardo
"povero signor Galasso, non sapeva che a dirigere quell’ufficio, pagata, ebbene sì, anche con il suo danaro, era apaticamente stanziata la sviscerata amante dei Ciprioti, altrimenti nota come Nostra Signora della Sprintendenza?"Penso sia proprio vero ciò che scrivete ma mi domando come non si possa fare nulla per mandare via da certi posti di comando persone incompetenti,presuntuose e dannose.Ma quando riusciremo a salvare , questa povera Sardegna,così ignorata per le sue ricchezze archeologiche,dalle persone locali che la umiliano?Ribelliamoci una volta per tutte.
Saremmo almeno in tre a leccarci i baffi per il rotrovamento di un nuraghe 20 m. sotto il livello marino. Per qualche altro sarebbe come se tutti i nuraghi gli crollassero adosso e sprofondasse con tutto il carico nella fossa delle Marianne.
Purtroppo però, siamo ancora in attesa della bella notizia. Vero che non si trova quel che non si cerca, avendo paura di trovarlo. Altretanto vero che si potrebbero ipotizzare movimenti tellurici di faglie con conseguenti "graben", dal momento che riprendere ad incolpare Nettuno sarebbe eccessivo.
Ci sarebbe comunque da sganasciarsi.dalle risate.
Leo @, quando troverete un nuraghe ubicato 20 metri sotto l'attuale livello del mare metri, chiederò scusa per il fatto che considero fantascienza scrivere che i nuraghi risalgono a 10.000 anni fa !!
insomma per ora dalle risate mi sganascio io!!
Non credo possa dubitarsi che l'innalzamento dei mari abbia sommerso ampi tratti di territorio dove prima si ergevano con ogni probabilità dei nuraghi. Se il porto di Ercole Melquart a Malfatano, che se non erro risale all'VIII/VII secolo a.C. è attualmente coperto da tre o quattro metri d'acqua (esistono peraltro i grafici cronologici che indicano le variazioni della batimetrica quantomeno a decorrere dalla fine della glaciazione di Wurm), è ragionevole ipotizzare la presenza di nuraghi sommersi e di porti nuragici a maggiori profondità ed a notevoli distanza dalla costa (credo che almeno Giangiacomo Pisu concorderà con me). E' anche vero che i nuraghi venivano normalmente eretti in posizione dominante, su colline o rilievi del genere, per cui è anche probabile che i resti di alcuni di essi si trovino dove il fondale presenta dei picchi. Tempo fa avevo inviato la sintesi di una mia ricerca che mi aveva portato a scoprire che i 3130 nuraghi indicati sui fogli IGM della Sardegna erano tutti allineati (tranne 22) almeno a gruppi di tre o superiori. Personalmente ritengo che per quanto si riferisce a quelli costieri, lungo i prolungamenti di tali allineamenti si potrebbero individuare i citati picchi sommersi che si ergono dal fondo del mare, e verificare se su di essi o nelle vicinanze esistono tracce di nuraghi. Difficilmente si troverebbero strutture integre, risparmiate dalle correnti e dalle onde, ma sicuramente sarebbe possibile identificare, con un po' d'attenzione, qualche concio murario squadrato. Ricordo anche che Andrea Vitussi aveva pubblicato da qualche parte un articolo corredato da fotografie, in cui segnalava che nell’arcipelago di La Maddalena, a una quota di quattro o cinque metri sotto il livello del mare, aveva individuato la stele centrale di una tomba di giganti (chiaramente evidenziata nelle immagini).
Tanto premesso, condivido la tesi di Mikkelj Tzoroddu, quando ipotizza una retrodatazione “corposa” della fabbrica dei nuraghi e anzi ritengo che se i nostri archeologi invece di andare a triglie si mettessero d’impegno e cercassero sui fondali prospicienti la costa le tracce del nostro megalitismo, probabilmente si scoprirebbe qualche indizio utile a rivedere le datazioni della storia della Sardegna
Una buona notizia. Non avendo la mail di PINTORE.. posto qui il sunto:
BRONZETTI dell'età del FERRO? MA KANDU MAI! ""Con la Morte di Babai Lilliu, com,e si sospettava, gli Archeobuoni stanno facendo cadere tutti8 i tabù. Bronzetti dell'età delò FERRO? no, ci siamo sbagliati! Sono dell'età del Bronzo! Ma no!?
Così afferma l'archeologo Perra intervistato sui bronzetti trovati (PRESSO) il nurake Arrubiu di Orrroli. PRESSO, si badi bene, come tutti gli altri bronzetti definiti "NURAGICI".
Cade così un'altra datazione, ma state tranquilli. I FENICI C'ERANO! .. Vero è che i famigerati FENICI dovrebbero essere arrivati nel VIII sec... ma qui parliamo di almeno XIII sec... e allora? Allora nessun problema. Si tratta di PRE.FENICI, per dirla con
la Fadda e Garbini, quando commentano la SCRITTA SHARDANA di S'Arku 'e is Forrus, da lor definita Pheleset o.. FENICIA... Pur essendo incisa su uan cerami8ca "Nuragica" del XIII se. a.C.... sapete com'è!
Leonardo Melis""
Da: http://shardanapopolidelmare.forumcommunity.net/?t=52462850
Rivedere le datazioni archeologiche della Sardegna nuragica è il caldo invito fatto tempo fa da Malmuth e Tykot, in particolare tramite la correzione dendocronologica.
Ma non bisogna esagerare perchè si tratta, per la cultura in questione, solo di alcuni secoli. In ogni caso quella nuragica è una cultura tipica dell'Età del Bronzo e riportarla indietro di molti millenni significa avventurarsi nel discorso atlantideo di oltre undicimila anni fa.
Se invece andiamo per secoli "tout se tien". Ad esempio è di questi giorni la notizia che la tomba di giganti scavata presso il nuraghe di Orroli ha restituito bronzetti databili al XIII secolo a.C., ma dov'è la novità? In realtà tutti sapevamo che la bronzistica in miniatura non poteva essere dell'VIII-VII secolo: altri scavi l'avevano già dimo-strato in precedenza, solo che gli archeologi si rifiutavano di prenderne atto.
Da appassionato e come "nessuno" l’ho sostenuto nel mio lavoro (pp. 35, 96 e 133), presentando anche gli esempi di Sa Sedda 'e Sos Carros e i risultati delle analisi agli isotopi di piombo che hanno dimostrato che tutti i bronzetti furono fusi utilizzando gli scarti dei manufatti in bronzo, provenienti, appunto dall’Età del Bronzo.
Giuseppe Mura
Giuseppe Mura scrive.
""In realtà tutti sapevamo che la bronzistica in miniatura non poteva essere dell'VIII-VII secolo: altri scavi l'avevano già dimo-strato in precedenza, solo che gli archeologi si rifiutavano di prenderne atto.
Da appassionato e come "nessuno" l’ho sostenuto nel mio lavoro"" ----------- MA CI FACCIA IL PIACERE!... leggiti le date del tuoi libri e le date dei libri di chi l'HA SCRITTO Anni prima di te.. MA CHE C.. stai affermando?.. Certe dichiarazioni andrebbero pesate prima di scrivere...
Kum salude.
Leo
Al di là delle dispute personali, se fosse confermata la datazione dei bronzetti allora le statue di Monte Prama...
Roberto, per avere delle dispute personali bisogna essere in due e io non ho nessuna intenzione di "brigare" con chi scrive senza documentare e si dimostra poco educato.
Giuseppe Mura
Giuseppe ha detto...
" non ho nessuna intenzione di "brigare" con chi scrive senza documentare e si dimostra poco educato."
Qualcuno invece preferisce DOCUMENTARSI nei libri degli altri senza curarsi di citarli... vedere gli animali subequatoriali dei bronzetti...
per Shardanaleo, tu dici:
«Non sto chiaramente affermando che di sicuro i nurakes sono di 6000 anni fa, come qualcuno qui ha spesso cercato di farmi dire o scrivere. NO. Sto solo dicendo che se quelli sotto il livello dell'acqua ritrovati a SANT'IMBENIA, ma non solo, FOSSERO NURAKES.. allora il conto è presto fatto».
Approfitto di quello che scrivi per affermare: 1) il sig. Mario Galasso ha una professionalità settoriale che mi evita di dubitare (anche se certo bisognerà verificare) ch’egli abbia preso un abbaglio. 2) ma, amici frequentatori del salotto di JFranziscu, non vi siete accorti che i duecento metri indicati dal Galasso, sommati ai cinquecento che separano la torre nuragica di Sant’Imbenia dalla riva del mare, danno un risultato di settecento metri? E che, considerando come la canonica disposizione delle abitazioni nuragiche non è assimilabile ad una sottile lingua di edifici, ma piuttosto ad un insieme corposo ed accorpato di edifici che si indirizzano in tutte le direzioni, vi porti ad immaginare che (un raggio?), ma diciamo pure una distanza, di settecento metri dal Nurake, anche fosse dell’ultima costruzione, potrebbe (solo per ipotesi limite) dar luogo, ove l’altro lato della figura che compone l’intiero insediamento sia la metà, cioé trecentocinquanta metri, ad un insediamento, sentite, sentite e sentite ancora cari amici, di circa 25 ettari?
per Elio, tu dici:
«Altretanto vero che si potrebbero ipotizzare movimenti tellurici di faglie con conseguenti "graben"».
Caro Elio, gli specialisti hanno trovato, da tanti anni, che nella zona di Capo Caccia, il movimento tettonico degli ultimi 10.000 anni è stato pari a – cm. 24, cioè v’è stato una subsidenza (abbassamento del suolo) di insignificante portata! Infatti l’Isola intera è definita essere “tectonically stable during the recent glacial cycles” e, tieni presente che quel dato è ricavato da un’osservazione sugli ultimi 125.000 anni, dal cosiddetto MIS 5.5!
Per Archeologia nuragica, tu dici:
«quando troverete un nuraghe ubicato 20 metri sotto l'attuale livello del mare».
Ti sono molto grato per l’enormità (perdonami, ma è così) della tua osservazione, che mi ha fatto comprendere quanto tu, ma anche tutti coloro che si affacciano solo ora a questo meraviglioso mondo che discute dei movimenti continui del livello marino, riescano con difficoltà (come è accaduto a me agli inizi) a concettualizzare questi concetto, rendendolo disponibile per proprie elucubrazioni.
Orbene, abbiamo visto che qull’enorme complesso abitativo-artigianale-industriale-religioso-civile-militare-marinaro, che per ora risponde al nome di Sant’Imbenia, poteva aver avuto la posa della prima pietra anche settemila anni fa. Per far ciò abbiamo ipotizzato che il livello del mare dovesse essere a – m. 20.
Ora, se tu, per accettare questo processo deduttivo, desideri trovare un Nurake “ubicato”, cioè “appoggiato” sul fondo di un mare che si erge al di sopra per venti metri, devi mettere in moto quello stesso processo che mi hai visto esporre per Sant’Imbenia. Ovvero, devi togliere venti metri di acqua, ma stai al livello del mare, e tu, Nuragico, costruiresti un Nurake con l’acqua che gli lambisce le fondamenta (anzi, che ne inonda le fondamenta)? Certo che no! Ed allora, seguendo quel percorso che ho indicato nel contributo, penserai che per dare sicurezza al tuo Nurake ed alla sua città, dovresti andare indietro nel tempo fino a quando quel punto da te destinato alla edificazione, non si trovi a dieci metri sotto il livello del mare. Ma, se volessi essere assolutamente sicuro (per l’eternità) che l’acqua con la sua risalita non vada a danneggiare e distruggere la tua non più sempiterna opera, dovresti ancora andare indietro nel tempo, fino a quando non trovassi che il tuo luogo eletto, si trovi effettivamente a venti metri sopra il livello di quel mare. Ebbene, caro Archeologia nuragica (ti posso dire che suona male?), devi sapere che il tuo sogno potrebbe essere stato realizzato nell’ipotesi in cui un tuo antico antenato abbia costruito quel Nurake, lo sai quando? Neppure tanto prima di quanto ipotizzato per Sant’Imbenia: poco più di novemila anni fa! E, sai il perché di sì poca differenza temporale? Perché in tal epoca la risalita del mare risulta estremamente più veloce! E, sai qul’è la conseguente logica conclusione? Che quel tuo antico antenato, non avrebbe certo costruito il suo Nurake in quelle condizioni che portavano il suo tesoro destinato a vivere in eterno, ad essere lambito dall’acqua nel breve volgere di due millenni. Ripeto, che all’epoca la percezione delle risalita era mostruosamente tangibile perché il Sardiano così longevo, avrebbe notato nella sua lunga vita, di come il mare fosse salito di circa un metro.
Per Giuseppe, tu dici:
«Rivedere le datazioni archeologiche della Sardegna nuragica è il caldo invito fatto tempo fa da Malmuth e Tykot, in particolare tramite la correzione dendocronologica.
Ma non bisogna esagerare perchè si tratta, per la cultura in questione, solo di alcuni secoli».
E, poi aggiungi:
«e riportarla indietro di molti millenni significa avventurarsi nel discorso atlantideo».
Per l’intanto, ricordo a chi ci legge che la signora si chiamava Balmuth, Miriam. Ma, al di là di ciò, ti chiedo di spiegarmi per quale mai motivo tu ritieni di affermare che “si tratti solo di alcuni secoli”. Da cosa deduci ciò?Da una qualche legge che mi è sfuggita? E, quale di grazia? E, scritta da chi? È affidabile costui? Ci sono prove della sua effettiva affidabilità?
Per quanto attiene la tua seconda frase, ti posso assicurare che, secondo il mio parere, essa esprime soltanto una tua ipotesi. Infatti, al sottoscritto, il “discorso atlantideo” non passa neanche lontanissimo dall’anticamera del cervello, per dirla in modo prosaico. Qui si parla di fatti concretamente inferiti su dei dati assolutamente consistenti. Stiamo parlando di Nurakes! I quali, la cultura che ti circonda e che tu difendi a spada tratta (mi ricordo di quella volta che difendesti, senza motivo, proprio in questo salotto di Pintore, il tal Ugas), pretende ancora di far nascere negli ultimi 1500 anni della passata era!
Grazie a te Giuseppe, grazie a te Archeologia, Grazie a te Elio, grazie a te Shardanaleo, mikkelj.
mikkely, le fosse tettoniche non sono prorio dei movimenti peristaltici di subsidenza, pensa alla fossa del Campidano (se ancora ha valore geologico la giustificazione di quella piana). Si diceva per dire. A tutto ci si può aggrappare, anche a recenti sprofondamenti del fondo marino pur di tenere i nuraghi all'interno del XVI° secolo se, dico se, fossero trovati ricoperti dalle acque.
per il resto, di quanto hai scritto, non ho capito un piffero. Ma è colpa mia.
@ Tzoroddu,
non ho mai avuto il tempo di leggere i tuoi libri e non posso entrare nel merito di quanto affermi.
@ Leo, che i nuraghi a tuo parere risalgono più o meno a sinfa 10000 anni fa l'hai scritto nel tuo primo libro, vuoi scommetterci?
Quando siamo bambini abbiamo il sogno di fare,da grandi,mestieri particolari,il mio sogno era o di fare la pianista o l'archeologa,ovviamento non ho fatto nè l'uno nè l'altro.Leggervi,signori miei,per me è un piacere immenso,sopratutto quando si parla di archeologia nuragica.Avete capito che sono, del tutto,digiuna di questo argomento anche se mi affascina.Ad ogni modo,da ignorante,ciò che scrive il signor Mikkelj mi sembra il più verosimile perchè esprime argomentazioni molto precise.L'unica cosa che non capisco è l'aggressività con la quale,qualcuno, contesta al signor Mikkelj.
quel "sinfa" prima di 10000, è un errore causato quando digitavo il codice per l'invio
ho scoperto ora che Mario Galasso è un Signor Ricercatore che si occupa a livelli istituzionali di archeologia subacquea almeno da trenta anni.
Ve ne volevo dare contezza.
Vorrei segnalare al sig. Zoroddu un particolare che credo egli conosca molto bene, vale a dire l'esistenza, non lontano dalla baia che ospiterebbe il villaggio sommerso davanti a Sant'Imbenia,della celeberrima grotta verde. All'interno di questo anfratto alla profondità di -8,40 metri sono state rinvenute diversi anni fa delle sepolture inquadrabili all'interno del neolitico isolano grazie alle suppellettili presenti. Se davvero quelle capanne nuragiche poste a -2,5 metri potessero essere retrodatate di almeno diecimila e più anni come da lei sostenuto, a quante decine di migliaia di anni andrebbe retrodatato il neolitico isolano, dal momento che i reperti della grotta verde si trovano, rispetto alle sommerse capanne nuragiche della baia di Sant' Imbenia, ad una profondità maggiore di oltre sei metri? Credo, invece, che ci sia una maggiore logicità nella progressione dell'innalzamento del livello marino che ora, molto brevemente, le espongo: Nora (almeno per la parte romana) collocabile, dunque, tra 2000 e 2200 anni fa, si trova al livello del mare o all'incirca a -1 metro sotto tale livello. Capanne nuragiche (?) della baia di Sant'Imbenia, inquadrabili cronologicamente a circa 3500 anni fa, -2,5 metri sotto il livello del mare.Reperti della Grotta Verde attribuibili all'incirca a 6500/6000 anni fa, -8,5 metri sotto il livello del mare. Mi sembra che esista in questo esempio una maggiore verosimiglianza nel rapporto anni/aumento livello del mare.
Un saluto a tutti.
Per adesso la geologia, dà per la risalita del livello marino questi dati:
- 20 metri nel 6.000 a.C
- 12,6 metri nel 5.000 a.C
- 8 metri nel 4.000 a.C
- 5 metri nel 2.000 a.C
- 2 metri 2.000 anni fa.
Ovviamente questi valori sono riferiti solo al fenomeno eustatico. Sembra però che la Sardegna, in epoca storica sia rimasta sostanzialmente stabile.
@rsroberto
In sostanza i tuoi dati avvallano il mio ragionamento.
Quasi, ma con il livello marino un poco più basso a parità di date.
Caro Mikkej,
seguo da sempre e con grande interesse le tue intense "elucubrazioni" e ammiro la franchezza, insolita e quasi sfacciata, dei giudizi che riservi a personaggi di fronte ai quali di solito molti s'inchinano.
Ma non mi sfugge la tua vena poetica, un lirismo del sarcasmo degno di Pindaro, quando scrivi "essa (la data di 3500 anni, ndr) fu rilasciata dall’obnubilato sapere di qualcuno e fu semplicemente fatta propria da tutta quella congerie di nanetti che stettero per decenni, ma ancora sono, accovacciati ed imploranti sotto il tavolo, a nutrirsi delle poche briciole di cultura che il caso fa loro cadere addosso".
Non potrebbe che essermi apparsa agli occhi della mente la parabola evangelica dove, a suo tempo, l'uno soffrirà le pene dell'inferno, mentre Lazzaro vedrà la luce del paradiso. Se penso alla Commedia di Dante però, non vedo come i tanti "nanetti" Lazzari (o lazzaroni?) possano essere collocati fra i beati, anche perché, oltre che alle briciole di cultura, hanno attinto agli stipendi, sicuramente più corposi dei miei e di quelli della maggioranza dei lavoratori.
Ti va di collocarli dove meritano in un girone dantesco?
Giusto per figurarmeli accanto ad altri personaggi ivi collocati.
Scusa la provocazione.
Se ti dico infine che molti ti leggono con difficoltà e non riescono a tenere in pugno il tuo discorso, dico male?
rsroberto ha detto...
<>
Questa si chiama scienza e non astoroallinementodivigne... ed è quanto io scrivo nei mie libri, nè più nè meno... se sarà trovato un Nurake a 20 metri di profondità avremo la DATAZIONE...- POI SI PUO' SFOTTERE quanto si vuole,....e diventare DISCO ROTTO quotidiano.
Kum Salude
Leonardo
Per adesso la geologia, dà per la risalita del livello marino questi dati:
- 20 metri nel 6.000 a.C
- 12,6 metri nel 5.000 a.C
- 8 metri nel 4.000 a.C
- 5 metri nel 2.000 a.C
- 2 metri 2.000 anni fa.
Ovviamente questi valori sono riferiti solo al fenomeno eustatico. Sembra però che la Sardegna, in epoca storica sia rimasta sostanzialmente stabile.----
Questa si chiama scienza e non astoroallinementodivigne... ed è quanto io scrivo nei mie libri, nè più nè meno... se sarà trovato un Nurake a 20 metri di profondità avremo la DATAZIONE...- POI SI PUO' SFOTTERE quanto si vuole,....e diventare DISCO ROTTO quotidiano.
Kum Salude
Leonardo
bah! il web ogni tanto impazzisce...! ma ci siamo capiti CHI ha scritto COSA
SORRY.
conosco la baia di porto conte, ci andavo a pescare a partire da 40 anni fa. di fronte alla villa romana e verso l'hotel ci sono strutture sommerse che universalmente sono conosciute come i vecchi moli di attracco della villa romana.c'e' qualcosa di circolare poche decine di metri piu' al largo, ma sembra piu' una depressione del fondo, a me piaceva pensare che fosse un piccolo vulcano. c'e', o c'era tanta vegetazione , le alghette verdi, le alghe gialle mucillaginose, e altre grigie che sembrano delle grosse dicondra repens, e poca poseidonia.
solo raschiando queste alghe si puo' vedere cosa c'e' sotto. tutta la baia e' disseminata di cocci. non mi stupirebbe se i romani avessero costruito i moli su qualcosa di piu' antico. d'altronde scava che ti riscava sotto i siti romani si trova sempre qualcos'altro
Il più rumoroso tra i dischi rotti è quello di Leo Melis, che non si ricorda neppure quanto ha scritto (nel suo primo libro) sulla datazione dei nuraghi.
Mi corre l'obbligo, essendo stato chiamato in causa, di chiarire che io non ho mai scritto di nuraghi avvistati sul fondo della Baia di porto Conte. Ho scritto in un commento ad altro blog di un avvistamento fatto insieme al dirigente della DRASSM francese, (archeologo preistorico)della presenza di resti circolari di capanne presumibilmente databili al periodo nuragico, bronzo medio-recente, quindi non 5 o 7000 anni come leggo. Nel corso di un convegno tenuto presso il Seminario di Archeologia della Philipps-Universität di Marburg (Germania), (On Sea and Ocean: New Research in Phoenician Seafaring
23-25 Giugno 2011 dove ho presentato una testina in trachite proveniente dall'attuale linea di costa di S.Imbenia) ho anche presentato una serie di dati e cartine relative alla linea di costa attuale e nell'antichità, non di mia produzione (le ho solo utilizzate per calcolare il ground floor delle capanne al momento del loro uso)che vi invito a leggere prima di azzardare ipotesi sulla antica linea di costa. Il sito è uno dei pochi ben studiati, con una serie di osservazioni litologiche e quindi poco si può obiettare al riguardo.
Ho riportato la tabella costruita da F.Antonioli e P.Forti nel 2003 e relativa alla ingressione marina negli ultimi 10.000 anni in Sardegna, con riferimento preciso a Capo Caccia, distante 3-4 km dal luogo del rinvenimento. Dal più recente lavoro (2007) di Antonioli et alii si ha una tabella a scala ridotta che fa meglio comprendere la variazione del livello del mare nella zona in esame nel corso degli ultimi millenni; la tabella a sinistra è calibrata, quella a destra no; ovviamente c’è da considerare un intervallo di incertezza intorno al dato medio calibrato: anche quattro momenti geomorfologici fra 22.000 BP e oggi della zona di Porto Conte ricostruiti da P. Orrù, V. Panizza, A. Ulzega (2005), op. cit.
L’interno della Baia di Porto Conte (l’antico Portus Nympharum) non ha attualmente una profondità superiore agli 8-10 metri nel punto più profondo (centro dell’ingresso alla Baia) ma nel versante occidentale la profondità è minima, degradando dai 4 m di fronte alla Punta del Dèntul a cinquanta cm a circa 20 metri di distanza dalla riva in corrispondenza delle rovine della villa romana. I resti di presumibili capanne avvistati congiuntamente da chi scrive e da Patrick Grandjean (allora direttore del DRASSM francese) nel 1998 sono attualmente ad una profondità di 2,5 metri, compatibile con la loro età se riferiti a strutture di epoca nuragica facenti parte dell’esteso villaggio che dalla metà del secondo millennio a.C. a circa il settimo secolo a.C. aveva il suo epicentro nella zona del nuraghe Santa Imbenia. Il complesso alberghiero moderno coprirebbe quindi una parte dell’insediamento nuragico.
Quindi non andiamo troppo indietro nel tempo, per favore, per le due strutture avvistate e mai scavate sul fondo della Baia.
Ne approfitto per dire che nel 1996 presentai al 1° convegno dell'AIA Sub Ass.Italiana Archeologi subacquei ad Anzio la Forma Maris Antiqui della Baia, con una serie di ritrovamenti isolati e relitti, ma quel tempo le due capanne non furono inserite nella relazione in quanto scoperte dopo. Gli atti di quel convegno furono pubblicati da Edipuglia e sono acquistabili online.
Bibliografia da consultare per le variazioni di livello del mare a Porto Conte e dintorni:
F. Antonioli, P. Forti (2003), Geologia e genesi delle grotte marine, in AA.VV. “Grotte marine: cinquant’anni di ricerca in Italia”. Ed. CLEM, Ministero dell’Ambiente, Sezione Difesa Mare, 505 pp.; Antonioli F., A. Borsato, Frisia S., Silenzi S. (1998), L’uso degli speleotemi per ricostruzioni paleoclimatiche e variazioni del livello del mare.
A.A.V.V., Il Quaternario, Italian Journal of Quaternary Sciences, 1/1998, 152-169
F. Antonioli, M. Anzidei, K. Lambeck, R. Auriemma, D. Gaddi, S. Furlani, P. Orru`, E. Solinas, A. Gaspari, S. Karinja, V. Kovacˇic´, L. Surace (2007), Sea-level change during the Holocene in Sardinia and in the northeastern Adriatic (central Mediterranean Sea) from archaeological and geomorphological data, in Quaternary Science Reviews 26 (2007) 2463–2486.
P. Orrù, V. Panizza, A. Ulzega (2005), Submerged Geomorphosites in the Marine Protected Areas of Sardinia (Italy): Assessment and Improvement, in Il Quaternario Italian Journal of Quaternary Sciences 18(1), 2005 - Volume Speciale, 165-172
a pag 171 del suo primo libro (prima ed.) Leonardo Melis (in perfetto stile colosimiano)scrive che i nuraghi li iniziarono a costruire nel 8400 a.C. e i nuragici scomparvero nel 3200-2700. Quando a suo dire arrivarono gli shardana nel 2300 a.C. "trovarono pochi scampati ormai dimentichi dell'antico splendore e incapaci di continuare a costruire le antiche torri".
Aspettavo che qualcuno mi desse dell'asino per aver confuso eustasia con perstalsi. Ho scritto "movimenti peristaltici" sentza virgolette, dal momento che sia l'uno che l'altro fenomeno hanno influenzato allo stesso modo la variazione del livello delle acque in qusti ultimi diecimila e passa anni. Tuttalpiù la peristalsi può aver influenzato lo stato della mia, cattiva, digestione.
al romanziere di fantarcheologia Leo Melis, che i nuraghi li iniziarono a costruire nel 8400 a.C. e i nuragici scomparvero nel 3200-2700. Quando a suo dire arrivarono gli shardana nel 2300 a.C. "trovarono pochi scampati ormai dimentichi dell'antico splendore e incapaci di continuare a costruire le antiche torri". lo scrivi a pag 156 della prima ed. del tuo primo libro e a pag . 171 della seconda ed.
Infine ti consiglierei di rivolgerti a qualche specialista per curare l'incipiente arteriosclerosi! Cambiare opionione è una bella cosa, ma dimenticare, negando apertamente di averle scritte, è un disturbo da prendere in seria considerazione!!
Innanzitutto dico a tutti che oggi non sarò cattivo come ieri! Anzi mi corre l’obbligo di chiedere perdono a Giuseppe, per averlo trattato un po’ duramente: ovviamente le mie osservazioni non sono mai indirizzate alla persona (che in linea generale non conosco affatto), ma a ciò che esprimono le sue parole, che sono cosa ben diversa, dal momento che le parole volano via (anche molto presto) restando la persona sempre presente e carica di tutta la sua rispettabile dignità.
Bene, dopo il pistolotto, peraltro sinceramente sentito, vedrò di rispondere secondo le mie possibilità.
Per risosardonico:
La profondità di m. 8,40 corrisponde a circa 5300 anni fa, datazione che si posiziona all’interno del Neolitico antico sardo (Tykot,1994, Radiocarbon dating and absolute chronology in Sardinia and Corsica).
Per rsroberto:
per quanto mi consta la tua tabella la rivedrei all’incirca così, modificando (a meno che tu non ne dia una precisa motivazione) il dato 12,6 in uno più logico :
la profondità di m. 20 corrisponde a circa 7200 anni fa
“ “ m. 12 “ “ 6200 “
“ “ m. 8 “ “ 5000 “
“ “ m. 5 “ “ 3500 “
“ “ m. 2 “ “ 2200 “ salvo E&O
Inoltre debbo dirti, rsroberto, che avendo tu scritto:
«Ovviamente questi valori sono riferiti solo al fenomeno eustatico. Sembra però che la Sardegna, in epoca storica sia rimasta sostanzialmente stabile», mi hai lasciato davvero disorientato.
Per Francu:
Grazie per essermi vicino!
Ma, ti rispondo: e se lo facessi tu in mia vece? Credo di essere talmente lontano dall’Alighieri (tra l’altro mi è anche molto antipatico per quella cosa stupida che ebbe a dire sul parlare dei Sardi, dimostrando la sua grande ignoranza nel preciso merito) che impiegherei chissà quanto, anche solo a ricordare quanti fossero i girotondo. Ma, se mi dovessi obbligare, allora sì, lo farei, ma prendendomi il tempo necessario.
Per Mario Galasso:
Anzitutto, le sono infinitamente grato per essere intervenuto. Lei è certamente un professionista che tratta questi argomenti quotidianamente, mentre io ho approfondito l’argomento alcuni anni or sono, pensi un po’, solo per capire perché Ecateo ed Erodoto si riferissero alla Sardegna definendola “la più grande delle isole”. Pertanto la mia preparazione nel merito è limitata a quell’esperienza. Pur tuttavia ho ricavato i dati che mi servivano per dare risposta a quel quesito. Pertanto, proprio quei dati in mio possesso mi permettono di fare le affermazioni, con tutta la necessaria approssimazione di cui un non addetto ai lavori risulta essere carico, che lei avrà letto nei miei interventi.
Per cominciare ad entrare nel merito del suo contributo, debbo chiarire che non mi sono mai sognato di affermare che i “5 o 7000 anni come leggo” sia sua dichiarazione. Mentre ribadisco che i m. 2,5 di profondità rappresentano un istante storico lontano da oggi 2750 anni.
E, visto che lei mi ha presentato le pubblicazioni cui si rifà, relativamente all’analisi delle problematiche qui discusse, e così facendo io e tutti noi siamo edotti circa la necessaria documentazione di corredo, sarà il caso che anch’io, perché lei non mi conosce, e poco mi conoscono tutti questi altri signori che si degnano talvolta di prestarmi ascolto, dica di quali strumenti mi son servito per scoprire perché fosse giusto affermare: “Sardegna, la più grande delle isole”. Eccoli di seguito, credo siano tutti:
- T.H. van Andel -1989- Late quaternary sea-level changes and archaeology, in “Antiquity” 63, p. 738.
- K. Lambeck, F. Antonioli, A. Purcell, S. Silenzi -2004- Sea level change along the Italian coast for the past 10.000 yr, in “Quaternary Science Reviews” 23: 1567-1598.
- A. Ulzega -1999- Lineamenti geomorfologici, in “Sardegna Paleolitica, studi sul più antico popolamento dell’Isola”, p. 28 e sgg.
- J. Collina-Girard -1998- Niveau de stationnement marins observés cartographiquement et en plongée (0 à -60 m) entre Marseille et Cassis, in “L’homme préhistorique et la mer”, CTHS, Paris, pp. 49-50.
- P.A. Pirazzoli -1991- World atlas of Holocene sea-level changes, Elsevier, Amsterdam-London-New York-Tokyo, a p. 5.
- K. Lambeck, F. Antonioli, A. Purcell, S. Silenzi -2004- Sea-level along the Italian Coast for the past 10.000 yr, in “Quaternary Science Reviews” 23.
- Litho-Palaeoenvironmental Maps of Italy during the last two climatic extremes. Map 1– Last Glacial Maximum (22 ± 2 ka cal BP), copyright del Museo Geologico Giovanni Capellini, 2004, Bologna, curatori scientifici G.B. Vai e L. Cantelli.
- K. Lambeck, M. Anzidei, F. Antonioli, A. Benini, A. Esposito -2004- Sea level in Roman time in Central Mediterranean and implications for recent change, in “Earth and Planetary Science Letters” 224.
- S. De Muro, P. Orrù -1998- Il contributo delle beach-rock nello studio della risalita del mare olocenico. Le beach-rock postglaciali della Sardegna nord-orientale, in “Il Quaternario” 11(1), p. 36.
- T.H. Van Andel & P.C. Tzedakis -1996- Palaeolithic landscapes of Europe and environs, 150.000-25.000 years ago: an overview, in “Quaternary Science Reviews”, Vol. 15: 481-500, p. 484, Fig. 4.
- Carta 434/1990, 432/1989, dell’Istituto Idrografico della Marina, e WGS 84/2003 dell’Inglese Imray Laurie Norie & Wilson Ltd.
- Carta 23/1993, dell’Istituto Idrografico della Marina.
- R.L. Edwards, J.W. Beck, G.S. Burr, D.J. Donahue, J.M.A. Chappel, A.L. Bloom, E.R.M. Druffel, F.W. Taylor -1993- A large drop in atmospheric 14C/ 12C and reduced melting in the Younger Dryas, documented with 230Th ages of corals, in “Science” 260: 962-968
- T.H. van Andel & S.B. Sutton -1987- Landscape and people of the Franchthi Region, Indiana University Press, Bloomington & Indianapolis, Fig.9, p. 32.
- R.G. Fairbanks -1989- A 17.000-year glacio-eustatic sea level record: influence of glacial melting rates on the Younger Dryas event and deep-ocean circulation, in “Nature” Vol. 342, N. 6250, Fig. 2.
- T.H. van Andel -1990- Addendum to Late quaternary sea-level changes and archaeology, in “Antiquity” 64, N. 242, p. 151.
- Aloisi et alii 1984 (Precontinent et littoral, in “Syntèse géologique du Sud-Est de la France, stratigraphie et paléogéographie”, Mém N. 125 du BRGM): livello del mare - 50 m. (10.500 BP)
- Sartoretto et alii 1996, Age of settlement and accumulation rate of submarine coralligene (-10 to -60 m.) of the northwestern Mediterranean sea, relation to Holocene rise in sea level, in “Marine Geology”, 10.
Ecco, egregio signor Galasso, sulla base di quali documenti ed altri ad essi correlati, ho ricavato quella curva della quale mi servo per rispondere soprattutto alle mie domande. Ma, come in questo caso, anche a domande birichine.
Pertanto, ribadisco tutto quanto affermato in questo sito, nella giusta proiezione di una ipotesi lavorativa che ritengo possa dare finalmente delle risposte concrete anche a quelle del tutto assenti da parte delle istituzioni, per ora pigramente adagiate sull’assunto castrante del « non avere idee se prima non concordate ».
"Per cominciare ad entrare nel merito del suo contributo, debbo chiarire che non mi sono mai sognato di affermare che i “5 o 7000 anni come leggo” sia sua dichiarazione." Signor Mikkelj,mi permetta di essere un pò diffidente:è sicuro che il signor Galasso abbia letto il suo scritto o,qualcuno,viste le polemiche,gli abbia riferito e basta? Dubito che,avendola letta,le avrebbe imputato cose non attribuite a lui.Non sopporto la superficialità e l'ingiustizia e lei mi sembra una persona più che degna.
In realtà il Prof. Galasso non fa altro che confermare quanto asserito da Mikkelj nel suo post addirittura arricchendolo di ulteriori citazioni.
È da questo dato, la capanna posta su di un fondale posto a 2,5 m sotto il livello del mare, che parte il ragionamento che porta ad ipotizzare la costruzione del villaggio tra i 5000 e i 7000 anni fa.
Non so se corrisponde poi alla realtà dei fatti, sarebbe interessante anche sapere la differenza di livello tra il nuraghe di Sant'Imbenia e questa supposta capanna, ma sicuramente il ragionamento è convincente per un povero profano come me.
Chi fosse convinto del contrario dovrebbe eventualmente smontarlo nella stessa maniera. Lo so che questo non è un consesso scientifico ma quando si portano avanti delle idee, soprattutto se confortate da dati, il modo migliore di contestarle è quello di fare un ragionamento anch'esso suffragato dai dati. Con simpatia per tutti.
Giampaolo.
@ Tzoroddu Riporto quello che si dice, almeno finora, nell'Università di Cagliari. Se hai altri dati, ben lieto di esaminarli.
Roberto
Caro Mikkej,
mi concedi di esperire un lavoretto al posto tuo e lo faccio con piacere, così non ti distrai da cose ben più importanti (sì, l'ho detto con un sorriso sulle labbra, ma sono serio!).
Mi corre l'obbligo però di vedere il lato buono anche in ciò che disse Dante sulla parlata dei sardi: fu il primo (o il secondo?) a certificare che il sardo era una lingua "altra", molto collegata al latino. D'altra parte ribadisce quanto detto in un sirventese del Trecento (dunque coevo al poeta) in cui la donna fatta oggetto di "proposte indecenti", risponde allo spasimante che per lei era come se avesse parlato in "toesco o in sardo", dove toesco sta per tedesco e sardo si capisce da solo.
Ciò detto, ti sei liberato del compito forse perché hai capito che non è cosa facile destinare certi personaggi dei giorni nostri ad imitazione di ciò che fece il fiorentin fuggiasco.
Di primo acchito uno penserebbe al limbo, considerarandoli senza meriti e senza colpe, ma andrebbero a convivere con personaggi come Omero, Cicerone, Talete e altri, che prenderebbero i nuovi arrivi come un'ulteriore umiliazione.
Dipendesse da me, li seminerei a caso nelle bolge dell'ottavo girone, a far compagnia e a chiacchierare a piacimento con personaggi come Anna, Caifa e contorno di Farisei, oppure la Taide, frate Gomiita, Tiresia e Calcante, Puccio Sciancato, o forse meglio con Grifolino d'Arezzo e Capocchio, umili falsari di oggetti.
V'è pure la moglie di Putifarre, abile falsaria di parole, dette o scritte.
A pensarci bene, è senz'altro meglio lasciarli insieme, a parlarsi addosso con la supponenza, l'arroganza, i sospetti e le invidie reciproche, auto-punendosi con l'imporre la loro sgradevole presenza l'un con l'altro.
@ Francu, condivido!
io non sono mai entrato a postare commenti agli art di Tzoroddo, perchè non conosco i suoi libri, le mie erano semplici risposte al fantaromanziere antidiluviano Leo Melis che nega l'evidenza di quanto ha scritto!
Oggi fine d’estate
Francu ieri aveva detto che:
«Se dico infine che molti ti leggono con difficoltà e non riescono a tenere in pugno il tuo discorso, dico male?»
Ed, elio aveva ancora detto:
«per il resto, di quanto hai scritto, non ho capito un piffero. Ma è colpa mia.»
Ed io rispondo: caspita Francu! Evidentemente tu non dici male affatto!
Capperi elio! Non è affatto colpa tua!
Evidentemente sono io ad essere un somaro che non è in grado di farsi capire! E siccome il mio scopo è mettere a disposizione di tutti, i poveri risultati cui sono arrivato, è necessario ch’io ponga rimedio a questo grave inconveniente.
Allora facciamo così (ma qualunque altro suggerimento può andar bene): 1)- ripercorriamo tutto quanto detto, dividendo il percorso fatto in varie parti. Per esempio, dividiamo il mio contributo iniziale in tre parti, con inizio ciascuna al rispettivo capoverso (1- Abbiamo appreso, 2 – Orbene, siccome, 3 – Bene, se prendiamo, (ed eventualmente) 4 – gli altri due capoverso). Poi, a seguire comportiamoci così con il resto della discussione.
Allora, Elio potrebbe essere quello che da il via alle richieste circa il primo pezzo. Ma, lo faccia senz’altro chiunque si trova prima disponibile.
Grazie, mikkelj.
Al punto a, "l'innalzamento dovuto all'innalzamento" è evidentemente uno "sprofondamento", come quello a cui cerco di resistere con risultati sempre più scarsi.
Risposte ad Elio sui suoi punti.
1) quindi significa che devo essere più chiaro. Ed è proprio in questa ottica che vorrei operare
2) magnifico! Quindi (pur rimanendo in attesa che altri, eventualmente, manifesti sue perplessità per la parte che tu salti) andiamo oltre.
Tieni presente che nonostante tu parli di un compito a casa (e chiedo scusa a te e a tutti coloro che hanno avuto la tua impressione) non trovai altro modo per prodigarmi a chiarire ciò che ho lasciato allo scuro. Tieni anche presente che sarò in grado di fornire delle risposte solo in funzione delle poche cose che io conosco. Ed, ove tu o chicchessia colpisca nel vuoto del mio sapere, cercherò con l’aiuto di tutti di colmare tale vuoto, per il mio bene e per il piacere di chi vorrà farsene carico.
Orbene, andiamo al tuo punto 3) che vedo suddiviso in vari step.
a) l'innalzamento è dovuto esclusivamente all'innalzamento del livello del mare conseguente all'interglaciale in cui, pare, ci troviamo;
*Non è così. L’innalzamento del livello del mare che osserviamo da 22000 anni, è causato da un’infinità di fattori, in cui certo lo scioglimento dei ghiacciai, gioca un ruolo fondamentale.
b) il mare in questi 10.000 anni, per fare cifra tonda, non è venuto su in maniera continua e regolare ma ha seguito l'andamento del clima che, in quel lasso di tempo ha avuto il modo di sbizzarrirsi a prescindere dal "ciodue" emesso dalle vacche e dall'ILVA di Taranto,
*L’andamento del clima, interconnesso strettamente a tutti gli altri innumerevoli fattori in gioco, non è stata certo la esclusiva causa dell’innalzamento del livello dal mare.
c) di conseguenza, possiamo fidarci delle "tabelle" batimetriche attestanti, non dico anno per anno, ma secolo per secolo, lo spostamento della linea di costa? Ne sapiamo così poco di quanto succede oggi sui fenomeni legati al clima, che tabellizzare i millenni pregressi mi sembra eccessivo;
*Si, possiamo fidarci! E non è vero che ne sappiamo così poco (ovvero essi non ne sanno così poco!). Infatti, gli scienziati in questi ultimi trent’anni hanno chiarito un’infinità di fenomeni che sottendono alla comprensione degli avvenimenti del passato in termini geografici e geologici ed oceanografici e climatici ed ancora fisico-astronomici connessi col movimento cui va soggetto ciclicamente il nostro pianeta. Pertanto sono stati in grado di tracciare, per lo specifico argomento che ci riguarda, varie curve di risalita del livello del mare. Io ho solo compendiato (ma qualunque scolaretto avrebbe potuto farlo meglio di me) quegli esiti pubblicati sulle riviste scientifiche, tracciando una curva di risalita dal LGM, cioè Ultimo Massimo Glaciale (cioè il momento in cui si ebbe quella inversione di tendenza che diede inizio alla trasgressione marina, cioè alla invasione da parte del mare di terre emerse) verificatosi a partire da 22000 ± 2000 anni da oggi, fino al presente.
c) cioè il tuo secondo c) il "fenomeno" della "eustasia" mi sembra un po' vecchiotto: se non ricordo male, i continenti erano considerati delle zattere gallegianti, comunque belle ferme, su un substrato più denso. L'unica libertà di movimento, molto limitato e molto lento, consisteva in una sorta di "balance": se una parte si abbassava, l'opposta si alzava in una continua altalena di su e giù.Così Nora, oggi, sta giù, domani potrebbe risalire su. La teoria, ripeto, "teoria" della tettonica zolle e della deriva dei continanti dicono cose più appaganti sui fenomeni geologici. comunque non hanno assoltamente niente da vedere, per lo meno direttamente, con l'innalzamento dei mari dovuto alla scioglimento dei ghiacci.
*Non conosco per mia ignoranza quello che tu chiami "fenomeno" della "eustasia".
Per quanto tu dici su Nora: «oggi, sta giù, domani potrebbe risalire su» non è affatto vero. Tieni presente il dato che ho fornito circa la stabilità della Sardegna, che a Capo Caccia è stata misurata in – 24 cm. negli ultimi 10000 (diecimila) anni: dissi anche che quel dato è stato ricavato da un esame degli ultimi 125.000 anni! Per quanto riguarda Cala Mosca (forse un chilometro a sud dello stadio Sant’Elia di Cagliari, quindi distante appena km. 27 da Nora) lo stesso dato riporta invece cm – 16 negli ultimi 10000 (diecimila) anni!
Quindi, almeno da 125.000 anni fino all’oggi, non v’è mai stato un su e giù in Sardegna e nemmeno a Nora, ma un leggerissimo abbassamento della costa che va da Nora a Capo Caccia, che peraltro tiene conto di tutti quanti i tantissimi fenomeni connessi, verificatisi in quel non breve arco di tempo. Per la conoscenza di alcuni, posso dire che la costa orientale è rimasta invece sostanzialmente stabile. Di questa straordinaria stabilità, portata a paragone nelle lezioni universitarie, abbiamo una magnifica testimonianza sulla costa a strapiombo che si staglia fra Osalla (Orosei) e la Grotta del Bue Marino: tutti coloro che passano con un natante nei pressi, ha l’occasione d’osservare una striscia, il segno visibilissimo (quasi fosse stato in apparenza scolpito da uno scalpellino Sardiano del Paleolitico medio), lasciato dalla battuta del movimento ondoso ben 125.000 mila anni fa, quando il livello del mare era arrivato ad essere superiore a quello attuale di circa m. 7,5.
Mi permetto di aggiungere una osservazione: ecco il motivo per cui gli scienziati del settore, sono molto attenti nello studio dell’andamento della risalita del mare, perché se non avessimo una inversione di tale fenomeno, un giorno ci troveremmo tutte le località costiere della terra sommerse dal mare. Ma, questa eventualità, ove la risalita seguisse la stessa tendenza degli ultimi duemila anni, cioè m. 1,5, sarebbe per gli odierni abitanti il pianeta Terra, anche se facilmente calcolabile (ma solo in una non sapiente prospettiva) abbastanza lontana.
Grazie, mikkelj.
Francu aveva detto che:
«Se dico infine che molti ti leggono con difficoltà e non riescono a tenere in pugno il tuo discorso, dico male?». Ed, elio aveva ancora detto: «per il resto, di quanto hai scritto, non ho capito un piffero. Ma è colpa mia.»
Ebbene, Francu, Elio e, pur anco tu, Areddu (in relazione ad “Unu Millione”).
Tu Francu, con grande coraggio, avendo (la tua sensibilità d’interprete degli umori del blog) recepito un qualche disagio, con infinita delicatezza mi facesti sapere come io non fossi proprio in grado di farmi comprendere da tutti.
Tu Elio, fosti l’unico (denotando ciò ampia padronanza delle cose che ti sono d’intorno) a manifestare apertamente tale disagio, incolpando te stesso (con inusitato savoir-faire) della mia inadeguatezza espositiva.
Francu, hai gettato il sasso ed hai mosso lo stagno, operazione necessaria per conoscere sia le leggi complesse che ne regolano la dinamica, sia per discoprire eventuali novità provenienti dal fondo delle parole sottoposte ad esame. Poi, come l’entità che ha ampiamente compiuto il suo mandato, ti sei assentato da quel contesto che proprio tu, per primo, avevi contribuito a creare. Ti sei posto in osservazione. Lo ritengo giusto.
Elio, con immensa disponibilità, di tempo tuo prezioso ma, soprattutto con una veramente grande apertura d’animo, conscio che il mio tentativo non fosse tanto a te indirizzato, quanto alla moltitudine frastornata, testimoniataci da Francu, ti sei posto con quella umiltà che denota padronanza ed ordine nei pensieri, a svolgere il compitino (come avesti tu a definirlo) che doveva essere il tramite per recare (ove ne fossi io stato capace) una maggiore luce fra le parole oscure.
Bene, cari tutti, Elio ha svolto in modo egregio il suo “compitone” (così m’è d’obbligo definirlo alla luce dei fatti) io, con l’aiuto della mia pur scarsa modestia, ho dato il massimo per raccontare in modo piano, come andassero viste le cose esposte precedentemente. Addirittura, per giocare un poco, ho proiettato una davvero lontana ipotesi sulle sorti delle zone costiere, considerando che il nostro salotto, posto verso la riva del mare, potrebbe essere fra i primi a trasferirsi dall’aria, all’acqua (marina).
Caro Elio e caro Francu. Ebbene?
Tutto il vostro lavorio ha dato forse un qualche minimo risultato? Abbiamo forse visto qualcuno, di quella moltitudine che manifestava cenni d’una cattiva addomesticazione dei concetti espressi, alzarsi e dire: attento coso, che questo aspetto non l’hai affatto chiarito! Oppure: le cose non sono così come pensi di farci credere, ma sono cosà! Non v’è stato nulla di tutto questo! Anzi! Non v’è stato nulla di nulla!
Ecco perché, prima ho voluto coinvolgere il Bastian Contrario (è importante che sia sempre nelle vicinanze un B.C. perché personaggio che può dare il giusto sale a “sa bagna”) Areddu, il quale con il suo commento a “Unu Millione”, ha toccato un tendine, di questo nostro vivere nel salotto di Pintore, che manifesta sempre, ed ancora sempre, la sua inguaribile infiammazione! Guarda caso ma, guarda caso davvero, ciò che mi ha spinto ad accettare la provocazione (eh, dal Bastian Contrario!) nel commemorativo intervento di Pintore, producendo ivi quelle considerazioni, mi si ripropone qui in tutta la sua possanza e, se possibile, in modalità ancora più profonda e significativa, proprio perché nato al termine di un (certo piccolo) esperimento, portato avanti e concluso, da tre attivi frequentatori di questa indispensabile casa “nell’aria”. Pertanto, per ora chiudo, dichiarandomi propenso a ritenere (solo per questa frazione di tempo) questa la prova provata, della giustezza di quelle considerazioni!
Grazie, mikkelj.
Chiedo scusa, ma nel trasporto di rispondere varie volte, ho lasciato due punti inevasi, ma se ve ne fossero altri spero di venirlo a sapere. Intanto chiedo venia a:
1) - giorgio, che il 19 c.m. aveva detto:
«Se il porto di Ercole Melquart a Malfatano, che se non erro risale all'VIII/VII secolo a.C. è attualmente coperto da tre o quattro metri d'acqua».
Ebbene,Giorgio,
per il punto da te nominato, vorrei sapere se la misurazione è stata eseguita a partire dalla base della struttura oppure dalla sommità della stessa. Ed inoltre, quella che è la “visibile” attuale base della struttura, dove poggia? Se si adagia su uno strato roccioso possiamo arrivare attraverso un semplice diagramma a stabilire la data di edificazione del manufatto. Altrimenti, potendovi essere dei depositi confluiti in qualunque modo a nascondere la base di inizio costruzione, per aversi una datazione sul momento di edificazione della struttura, bisognerebbe liberare il “punto interessato” alla misurazione, fino a mettere a nudo la parte consistente su cui poggia il manufatto e solo dopo misurare da quel punto, l’altezza in cui si trova l’attuale livello del mare; dovendosi comunque (a mio avviso) dare un’altezza di sicurezza sul livello del mare d’allora, che consentisse una sicura edificazione del manufatto, senza che il moto ondoso “bagnasciugasse” il punto d’opera e gli stessi operatori e macchinari necessari allo scopo. Quanto poteva essere questa altezza di sicurezza sul livello del mare d’allora? Ecco, per cominciare (io non ne capisco nulla di strutture portuali presenti o passate), chiedo a te e a tutti coloro che ci seguono ed hanno esperienza nello specifico merito, ma anche soltanto grande desiderio di qui operare, di suggerirne una!
Vi va di effettuare questo lavoretto insieme? E spero che ancora non sia tacciato di dare il compitino, anche se è così! Ma, è pur qualcosa che ci rivelerebbe un dato molto interessante, anche se reputo che il lavoro sia stato già eseguito, perché questo manufatto dalle parti del Capo Malfatano, lo trovo spesso davanti. Mi ricordo in particolare un lavoro eseguito da un operatore subacqueo molti anni addietro e forse anche da altri. In caso affermativo potremmo, raggiungendo un nostro risultato, confermare eventualmente il lavoro fatto da altri, la qual cosa non sarebbe male.
2) – rsroberto, al quale il 20 c.m. avevo risposto così:
«Ovviamente questi valori sono riferiti solo al fenomeno eustatico. Sembra però che la Sardegna, in epoca storica sia rimasta sostanzialmente stabile», mi hai lasciato davvero disorientato.
Si, RSRoberto, non mi sono saputo esprimere (allora è vero che non mi spiego!), ciò che mi lasciava perplesso era la seguente affermazione: «Ovviamente questi valori sono riferiti solo al fenomeno eustatico» e, per essere almeno stavolta chiaro, ti dico che dovresti togliere dalla frase l’avverbio “solo”.
Grazie, mikkelj.
Mikkelj, sei una forza!
Dico che è ciò che non dici, l'approdo delle tue "elucubrazioni" che stupisce, disorienta e, in qualche modo, spaventa. Specialmente chi è affetto da pigrizia mentale e d abbisogna di un mondo sicuro e possibilmente scarsamente mutevole.
Facendo il mio piccolo compito a casa e riassumendo (banalizzandolo un poco) quanto da te esposto, dovremo convenire che:
a) se la retro-misurazione del livello del mare per i secoli trascorsi è un dato scientificamente acquisito (lo ha ampiamente usato anche Sergio Frau, quindi non è certo una novità sconvolgente);
b) se si avvisteranno o si sono avvistati, sommersi sotto il livello del mare, resti di nuraghi o di capanne nuragiche o di manufatti riferibili a quella civiltà;
c) se optiamo per il fatto che le popolazioni nuragiche non fossero anfibie, dato che ancora non sono venuti alla luce reperti che parlino di uomini-rana;
d) se si suppone che tali costruzioni (torri, capanne, ecc.) no siano state erette sulla battigia come i castelli di sabbia estivi, ma ragionevolmente a distanza e altezza che le preservasse dalle onde di una mareggiata;
allora, se tutto quanto detto è ammissibile come probabile, verosimile, con buona percentuale di possibilità per essere accettato per vero, si può misurare in metri la differenza fa l'altezza sul l.d.m. della costruzione all'epoca della sua realizzazione (fra 5 e 10 metri?) e il suo stato attuale sotto il livello del mare.
Questi tot di metri così ricavati vanno ad essere relazionati alle misurazioni del livello del mare nei secoli trascorsi per carpirne la data di nascita. Ne verrebbe fuori che quelle costruzioni nuragiche potrebbero avere ben più dei 3500 anni canonizzati dall'archeologia, fino ad arrivare al doppio e forse anche più.
Se non scombussola il modo di vedere le cose una notiziola di questo genere, ditemi voi che cosa rimane in piedi della cronologia sin qui acquisita per la civiltà nuragica.
Questa è la conclusione implicita ma ben gridata da Mikkelj, o mi sbaglio?
E quando qualcosa del genere fosse stato verificato, servirà ben più di una lezione di catechismo per convincerci del contrario.
atterekke bomba attomica!
Ho sentito adesso che JFranziscu, ha preso la sua decisione.
Ha fatto un esame di tutte le circostanze. Ha visto come sia
sistemato l’orientamento mentale del suo corregionale, in
tante discussioni, aperture, negazioni, voli nel vuoto, ricordi
di nessun conto. Ha visto, il prodigarsi suo spesso infrangersi
nel silenzio; magari si fosse picchiato contro una roccia! No,
ebbe spesso ad osservare come le sue parole, i suggerimenti,
le conclusioni, rimanessero nell’aere come sclerotizzate: pochi
ne fecero indigestione. Le sue continue elucubrazioni sulle
Sarde cose; i suoi sentiti solleciti a vedere ed apprezzare
il nuovo pensiero nascente; il suo veritiero sarcasmo sulla
universitaria-sottintendentuale, disdicevole, vergognosa
pigrizia nell’esame della sarda scrittura che, ormai, solo pochi
poveri di spirito si ostinano a non voler leggere; l’esternazione,
anche recentissima, che ravvisò la speranza di veder unito
in un solo coordinato sforzo d’idee ed opere
l’Ideale Politico Sardo,
gli hanno fatto considerare come quanto da lui stesso messo
in campo in questa vita, fosse sufficiente per chiuderne
il momentaneo capitolo. Questo capitolo è chiuso.
E, lui lo aprirà sotto altre vesti, fisicamente dissimili dalle attuali sue.
Ma, gli assicuriamo che per l’intanto, è già pronto un altro Pintore
a spronarci su questa via, quel piccolo Pintore che la penetrante
azione di JFranziscu ha fatto sì che fiorisse in ciascuno di noi.
A mezus bidere. O, si keres, a nos intender luego, in custa terra.
Posta un commento