domenica 2 settembre 2012

I filistei smemorati


La lenta marcia di avvicinamento di archeologi sardi all’idea che i nuragici scrivessero può esser letta con ottimismo o anche con il fastidioso dubbio che sia ormai irreparabile la inadeguatezza della nostra scuola archeologica. Per indole, propenderei per l’ottimismo: in fondo sono passati appena quattro anni da quando questo blog, solitariamente, ha cominciato a pubblicare notizie e articoli sulle scoperte che venivano fatte di iscrizioni nuragiche. Quattro anni fa, la vulgata archeologica sarda produceva fondamentalmente luoghi comuni offensivi e immotivati del tipo “si tratta di falsi” e sillogismi come questi: “La scrittura è roba da città e da stato, i nuragici non avevano stato né città, ergo…” o “I vinti non hanno scrittura, i nuragici sono dei vinti, ergo…”. Nella vulgata, erano ospitate anche affermazioni apodittiche quali “i nuragici non avevano bisogno di scrivere”.
Certo, nessuno dei negatori arrivò, allora, a concepire inarrivabili affermazioni come questa, riguardante alcuni reperti archeologici: Essi non recano “alcuna traccia di scrittura di età nuragica anche perché, come ben esplicitato in tutti i testi scientifici sulla civiltà nuragica, questa non ha mai conosciuto la scrittura”. Ma qui parla un ministro e non a tutti è concessa una profondità concettuale che solo quel ruolo assicura. Chi ha seguito questo blog negli ultimi tempi, sa che la “scrittura nuragica”, con o senza virgolette, è argomento di un articolo di Paolo Bernardini  e di due articoli di Giovanni Ugas scritto per questo sito. La scrittura nuragica, non mi interessa ora dire come, è insomma stata affrancata dal silenzio o peggio dalla negazione assoluta.
Da qualche giorno, ai due archeologi si sono uniti l’ex soprintendente di Nuoro e direttrice degli scavi a Arcu de is forros, Maria Ausilia Fadda, e l’esperto di filologia orientale, Giovanni Garbini. Su Archeologia viva, la dottoressa Fadda ha scritto un articolo tanto bello e informato nella descrizione di cioò che è stato trovato negli scavi di Arcu de is forros (circa 7 km a nord di Villagrande Strisaili) quanto raffazzonato e ambiguo nella interpretazione di uno straordinario reperto, quello di cui si occupa Stella del mattino e della sera. Una cosa, lei e Garbini l’affermano: quell’anfora cananea del 700 aC è scritta con lettere filistee incomprensibili. Secondo l’archeologa nuorese, la scritta potrebbe essere “la matrice linguistica del protosardo”.
Tralasciando la ambiguità di quel “matrice linguistica” che il protosardo avrebbe trovato nell’VIII secolo in una scritta filistea, resta il fatto che i protosardi, malamente come potevano fare delle scimmie copiatrici, scrivevano. Senza città e senza stato. Secondo Garbini, come detto, l’epigrafe è indecifrabile. Quei filistei del 700 aC, insomma, a contatto con i lontani isolani, avevano dimenticato come scrivere lettere comprensibili ai posteri. Capite perché è fondato il dubbio che la confusione sia grande. Ho come l’impressione che, per ripicca o per altro, c’è chi vorrebbe leggere, per dire, ควาย (bufalo in lingua tai) servendosi dell’alfabeto latino, concludendo, così, che si tratti di segni incomprensibili.
La scritta sull’anfora è quella che trovate in testa a questo post. Nella mia ignoranza, ci vedo un pugnaletto nuragico così come lo ha visto l’amico Stella, e come segnalo qui accanto. Forse è dunque vero, in filisteo non si capisce. E se si usasse il nuragico (con tutto quell’armamentario di segni che Gigi Sanna da anni ci suggerisce)? Coraggio, amici archeologi: molti di voi hanno fatto il gran passo, ammettendo che i nuragici scrivevano. Compite un altro piccolo passo e usate la griglia che potete trovare anche in questo blog.

52 commenti:

  1. A proposito dei ritrovamenti a S’Arcu ‘e is Forros, Giovanni Garbini, accademico dei Lincei, osserva tra l’altro che si va “ delineando un quadro storico-culturale di tutta la Sardegna piuttosto inaspettato, con una presenza levantina diffusa su tutta l’isola fin dal XIII secolo a.C. e interessata particolarmente alla ricerca e alla lavorazione dei metalli. I coloni fenici che s’insediarono nella costa sud-occidentale erano stati preceduti da altri Fenici che si erano affiancati ai Filistei e che come questi vivevano nei nuraghi accanto alla popolazione locale”.
    Se Tuttavia la presenza fenicia e filistea era diffusa in Sardegna sin dal XIII secolo a.C., l’apporto genetico sulle popolazioni da tempo residenti in Sardegna sarebbe stato evidente, contrariamente a quanto affermato dal professor Francesco Cucca (docente di Genetica medica e Genetica molecolare presso l’Università di Sassari; responsabile del Laboratorio di Immunogenetica presso “Sardegna Ricerche” a Pula; Direttore dell’Istituto di Neurogenetica e di Neurofarmacologia del Centro Nazionale delle Ricerche –CNR- di Cagliari) in merito al fatto che ”l'apporto genetico delle varie popolazioni che hanno occupato la Sardegna, Fenici, Punici, Romani, Bizantini etc, è stato sostanzialmente marginale”.
    Personalmente credo che la contraddizione sia solo apparente se si ipotizza, ragionevolmente, che i fenici non fossero altro che gli stessi shardana che rientravano nell’isola dopo una lunga permanenza in oriente, successivamente alla famosa invasione dei Popoli del Mare.
    Ma anche i Pheleset o Filistei erano probabilmente popoli stanziati da tempo in Sardegna e storici compagni di avventura dei shardana, come peraltro si rileva dai bronzetti in cui appaiono figure con acconciature del capo piumate e in altri reperti tra cui in particolare i bassorilievi egizi in cui gli shardana con elmi cornuti e scudi tondi si affiancano a guerrieri filistei

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  2. quel "sostanzialmente marginale" del prof. Francesco Cucca per L. L. Cavalli Sforza è vera e propria "somiglianza genetica" tra Sardi e Libanesi attuali.
    L'autore della monumentale opera sulla genetica umana, a dire il vero, addebita questa somiglianza proprio all'arrivo dei fenicio-punici in Sardegna contemporaneamente all’importazione della Talassemia (Morbo di Cooley). Ma non spiega perchè questa forma di anemia sia presente in tutte le aree colonizzate dell'occidente mediterraneo, mentre la somiglianza genetica accomuna solo Sardegna e Libano.
    In realtà l'Anemia Mediterranea risulta presente nella nostra isola sin dal Tardo Neolitico, quindi la somiglianza, in assenza di contatti tra le due popolazioni nel periodo storico e moderno, va attribuita all'Età del Bronzo, quando i Sherden-Nuragici frequentavano da secoli il Vicino Oriente.
    Quanto ai Pheleset, la cui origine è ancora oggi materia di discussione ma che molti studiosi fanno provenire dalla regione Phalaeste della Grecia settentrionale, non escluderei che fossero i lontani cugini degli stessi nuragici che le fonti greche (in particolare Erodoto e Tucidide) chiamano Pelasgi e dai quali fanno discendere i famosi Tirreni costruttori di torri e i Dori.
    Giuseppe Mura

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  3. Grandi Giorgio e Giuseppe!!!
    Ho fiducia che tra qualche anno una buona parte dell'antica storia della Sardegna verrà a galla.

    Secondo me qualcuno dei "Lord" la conosce già (non può non saperla), ma non ha il coraggio di dirlo apertamente.

    Roberto

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  4. Per Giuseppe e gli altri,onde approfondire da dove piovessero i Pelastini-Pelasgi, due classici saggi (un terzo apparve su AGI nel 1968) ad opera di uno dei massimi studiosi di linguistica italiani del passado siglo, (stanno su Jstor, a richiesta se volete ve li pagate, li chiedete a qualche amico universitario, oppure presso Illiricheddu a gratis)

    G. Bonfante "Who were the Philistines?", American Journal of Archaelogy 50, 1946, 251-262

    G. Bonfante "The name of the Phoenicians" Classical Philology 36/1, 1941

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  5. @ grazie Alberto
    G. Bonfante, infatti, è uno di quelli che presume che l'origine dei Filistei-Pelasgi fosse proprio la regione settentrionale della Grecia, ma aggiunge che parlavano una lingua indo-europea.
    Personalmente mi fido di più di Erodoto, il quale dice che parlavano una lingua "barbara" e afferma che importarono in Grecia il particolare culto agli Eroi che Aristotetele attribuisce esclusivamente alla Sardegna.
    Giuseppe Mura

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  6. @ Roberto S. i lord sono molto più imbranati di quanto immagini!!

    @ Giorgio, quelle cose Garbini le ha scritte da tempo (cfr I Filistei) ((io stesso le ho citate nel cap XIX di archeologia del paesaggio nuragico) e rispetto alla teoria di Garbini che vede una arrivo in massa (non confermato dalla genitica) a me pare più verosimile un arrivo (di popolazioni levantini a maggioranza shardana) a partire dal XIV secolo (e non dal XXIII come scritto da Sardella) nei punti costieri che diventeranno "fenici", in realtà i sardi sono i fenici ei nuragici ilienses, balari e corsi.
    del resto anche la Gallia diventa Francia dopo l'arrivo dei Franchi.

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  7. Caro Mauro, il problema (tra i tanti) da risolvere é proprio questo. Io non ho certezze ma,in compenso molti dubbi.
    Attendo, leggo, analizzo... Il Tempo dirà chi avrà ragione.

    Lo Spero.

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  8. @ Archeologia Nuragica
    quindi fai derivare il nome Sardegna dall'arrivo nell'Isola dei Sherden? Per riuscure a dare il proprio nome ad una terra così importante come la Sardegna dei tempi antichi l'arrivo dei levantini doveva essere davvero consistente in termini numerici.
    E quali sarebbero le prove archeologiche, genetiche e storiche che dimostrano questo arrivo nel XIV secolo a.C.?

    Giuseppe Mura

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  9. @ Giuseppe , su quanto chiedi ho ampiamente discusso nel cap XIX di Archeologia del Paesaggio Nuragico.

    @ Aba, quello che mi pare verosimile è basato sull'aanlisi della cultura materiale

    @ Aba mi chiedo cosa caspita ti passa in testa quando plaudi a Leo , ti ricordo che Leo dice che gli shardana arrivano i Sardegna nel XXIII sec a.C. e trovano i nuraghi già in disuso!

    Per sardella arrivarono nel XXIII e dettero origine alla civiltà nuragica

    Per Garbini arrivarono nel XIII e si fusero coi nuragici

    Per Zedda arrivarono tra il XIV e XII si piazzarono nei centri che diventarono fenici (ovverossia sardi) (i nuragici erano gli ilienses, balari e corsi) ed interagino coi nuragici.

    Sanna penso che si agganci alla teoria di Sardella non certamente a quella di Leo Melis. Ma quanto da lui asserito si integra bene col mio quadro storico non certamente con quello di Leo.

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  10. Vedo che non sono solo gli ARCHEOBUONI a MOLLARE su teorie difese strenuamente e usate per deridere chi le proponeva già DIECI ANNI 10 FA...
    Chi rideva quando si sosteneva che in Sardinia vi erano DUE ETNIE (come scritto persino dai Greci): SHARDANA e "NURAGICI" (ci sono vecchi amici che mi odiano per questo). Oggi lo dà per scontato.
    Chi rideva alla proposta di arrivo dei SHARDANA ALL'INIZIO del II MILLLENNIO, proponendo la tesi della SANDAR al XII sec. (quando tutti i popoli del Mare andavano nella direzione opposta)... oggi propone XIV sec...
    Ma io ho buona memoria.. anche perchè il DERISO ero io.
    Kum Salude
    Leonardo Melis

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  11. Si continua a discutere sull'arrivo in Sardegna di questo o di quello a partire dall'inizio del II millennio a.C. e utilizzando quasi tutti i secoli sino al XII. Chi parla di importazione culturale, chi di importazione di nome, chi di importazione della tecnica costruttiva dei nuraghi, chi divide in due grosse etnie le popolazioni dell’Isola.
    Tuttavia per usare le parole di Aba, non esiste uno straccio di prova: solo una continuità culturale impressionante e gli studi genetici, archeologici e storici che escludono qualsiasi consistente infiltrazione proveniente dall'esterno.
    La vicenda mi ricorda la forzatura di coloro che, non trovando giustificazioni valide sul rinvenimento nell'Isola di oggetti micenei e fenici risalenti a periodi in cui non disponevano dei vettori navali, si sono inventati la cosiddetta "fase di precolonizzazione". In realtà erano i nuragici che disponevano dei vettori e, navigavando in lungo e in largo per il Mediterraneo, portavano a casa (forse come souvenir ) gli oggetti che oggi ritroviamo nell’Isola.
    La scrittura? Con la mole di traffico marittimo esistente nell’Età del Bronzo i nuragici non potevano non conoscerla, ma certamente non la usavano a scopi commerciali come i cretesi, i micenei, gli ugaritici e gli ittiti, diversamente gli archeologi ne avrebbero rinvenuto le prove.
    Giuseppe Mura

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  12. @ Aba credo che colei che deve essere contenta è La Sandars (arrivo degli shardana nel XIII sec a.C) la cui proposta risale al 1978, ma anche Garbini che ha ripreso la sua tesi nel 1997.

    Faccio notare che per Leo Melis gli shardana arrivarono nel XXIII e per lui i nuragici si erano già estinti.

    Io mi colloco nella scia della tesi della Sandars, una tesi che bisogna analizzare criticamente (come qualsiasi teoria) mano a mano che emergono elementi nuovi, per esempio l'alabastron miceneo dell'Arrubiu (ed altro) che fa pensare che i primi arrivi risalgano al XIV (ma su questo vedi sempre il XIX cap di archeologia del Paesaggio Nuragico).

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  13. Avevo scritto un commento ier sera, vedo che è sparito. Ridiciamo quel che dicemmo. Si diceva (per rispondere a Giuseppe)che Giuliano Bonfante, uno dei massimi linguisti italiani NON sosteneva solo che i Pregreci fossero indoeuropei, ma esplictamente sulla base di severi criteri linguistici, che fossero Paleoilliri. Indi, soggiungevo, dovremmo iniziare a guardare, qualora avessimo piena contezza della reale identificazione delle lettere dette con gli alfabetari di area beotica (su cui, come vedete- e avrei tutti gli interessi- sono scettico) al lessico albanese, per quelle parole sue di lungo corso, che potrebbero agevolarci in tale lettura. Così interiorizzandoci nel "protosannico-gesuitico" ecco cosa dicono i figli di Teuta:
    zot 'signore, dio'
    zonja 'signora'
    hyll. hyi 'dio, cielo'
    babai 'il padre'.
    Per due di queste ho già trovato correlazioni nel lessico sardo: se ne troveranno nelle epigrafi?
    Illiricheddu

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  14. @ Aba non ho nessuna intenzione di mettermi a fare il paleoepigrafista, e ti ripeto che sono alla finestra in attesa che altri paleoepigrafisti analizzino criticamente le proposte tue e di Gigi

    Garbini (nel 1997)scrive che in Sardegna arrivarono sia i Sardi che i Filistei nel XIII secolo a.C.

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  15. @ Mauro, ho riletto con interesse il cap. 19. Nonostante condivida molte tue affermazioni, non mi convince la conclusione di Garbini:

    "Non sappiamo in quale isola del mare risiedessero, ma la presenza di diversi toponimi formati con la stessa radice del loro nome (Sardi, Sardesso, monte Sardemiso) nella penisola Anatolica rende probabile un loro insediamento sulla costa dell'Anatolia occidentale o in qualche penisola prospiciente".

    Tutto quì? Sicuramente mi sono perso qualcosa.

    ps mi riferisco a Garbini

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  16. @ Roberto

    vi sono tre possibilità

    1) proposta sandars ritenere che che gli shardana siano arrivati nel XIII (circa)e che si mischiarono ai nuragici (sulla falsariga di questa proposta con varianti ci sono Garbini, Pittau, Zedda, et altri)

    2) proposta Sardella, ritenere gli shardana fossero arrivati nel 2300 e dettero origine alla civiltà nuragica.

    3) proposta Ugas ritenere che i nuragici fossero gli shardana e che fossero di matrice occidentale.

    saluti

    mauro

    PS Poi vi è pure chi dice che i nuraghi li costruirono nel 10.000 a.C., e che nel 3500 erano già in disuso e che poi nel 2300 arrivarono gli shardana , ma queste sono congetture basate sul niente.


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  17. @ Mauro Escludendo 1l 10.000 (non perchè non sia un bel numero) resto in attesa di nuove acquisizioni e conoscenze.

    Roberto

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  18. @ Roberto e Archeologia Nuragica
    guardate che l'archeologia ha mostrato le prove definitive che la toponomastica anatolica in questione risale all'Età del Ferro, compresa la fondazione di Sardi come centro di una certa importanza.
    Quindi la spiegazione dei nomi come Sardi, Sardesso, Sardemiso (e ne mancano ancora) nella penisola anatolica va cercata non nella solita diffusione da oriente verso occidente, ma nel senso opposto.
    Vi prego di piantarla nel dare crediblità a chi, come la Sandars e altri specialisti, non avevano la minima idea di cosa rappresentasse veramente la civilttà nuragica nello scenario dell'Età del Bronzo mediterranea.

    Giuseppe Mura

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  19. @ Giuseppe
    Scusa, ma hai letto bene il mio commento?

    Stavo criticando le conclusioni di Garbini che mi sembravano, nella migliore delle ipotesi, alquanto generiche.

    Saluti, Roberto

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  20. @ Roberto
    La Sandars si basa sull'archeologia e la toponomastica non smentisce.
    d'altro canto non ci sono certezze e sino a prova contraria pare che l'ipotesi della Sandars sia più verosimile delle altre due

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  21. Vorrei far presente ai suscitatori di facili entusiasmi che PRIMA di identificare il codice genetico di una data lingua esistente o esistita nel passato, ahimè, occorrono decine e decine di epigrafi, al momento proprio per la loro rarefazione scrittoria NON sono state individuate le lingue che stanno sotto la LineareA, quella del disco di Festo (se vero, e se scrittura), la rongorongo ecc. ecc. Vedete bene come siate in un ginepraio.

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  22. @ Aba, non ho detto che non mi interessa ho detto che non ho nessuna intenzione di mettermi a fare l'epigrafista,

    @ Alberto , posso chiederti una cosa? quale potrebbe essere l'origine della parola appizzusu che collegamento c'è con la parola up (ap)possono avere la stessa origine indoeurea? come si dice sopra in slavo o in illirico?

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  23. No deriva da pith-, picc- ' che indicava verosimilmente 'becco, parte superiore' (che ritroviamo in Pittulongu, Pittinuri)in cui probm. un elemento sostratico (o fonosimbolico ?) si è trasfuso in una forma latina: *pith-ius, da cui il camp. avv. a pitzu(s) 'sopra'. A Mores esiste la parte superiore di un "quartiere alto" (sa Contra) detta: Picci, che parrebbe proprio (fino a prova contraria) un sostratismo. Se rivedi qualche mio intervento nel mio sito osserverai che parlo anche di un suffisso dim.: -ci, -thi dell'albanese, che ho ritrovato in diversi topp. sardi

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  24. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  25. Arrivarono nel XXIII? Arrivarono nel XIV? Nel XII? C'è un problema però, e non si può mica far finta che non esista. Prima di dire quando arrivarono, occorre rispondere con precisione alla domanda: “da dove?”.
    In caso contrario, con buona pace degli “arrivatinonsisadadovisti”, l'unica tesi sostenibile è Shardana=Nuragici! Perché se no a far arrivare la gente da Marte siamo bravi tutti!
    Se per assurdo la Sardegna fosse stata una qualunque altra isola del Mediterraneo, nessuno avrebbe avuto il sogno d'un dubbio circa la patria originaria degli Shardana. Ma di che natura è, dunque, il tarlo che porta gli studiosi a rifiutare la tesi più semplice e completa per arrabattarsi in complesse ipotesi colabrodo?

    Perché il sistema scrittorio nuragico racchiude in se le influenze di diversi sistemi scrittori dell'Antico Oriente? Perché è un mix più di qualunque altro mix scrittorio? Perché i Nuragici frequentarono per secoli tutta quella grande regione dell'Antico Oriente, dall'Egitto all'Anatolia, e per secoli portarono in patria le conoscenze che riuscivano ad acquisire.
    Se qui fosse arrivato un particolare popolo, da una particolare regione, si sarebbe portato dietro il suo particolare sistema alfabetico che, a mio parere con tutta probabilità, non avrebbe potuto dare origine allo splendido sistema a mix scoperto da Sanna.

    E poi perché poi tutte queste arrampicate sugli specchi quando si trova un documento scritto in Sardegna? Perché tutto questo affrettarsi a liquidare il liquidabile e a ignorare il non liquidabile? Di che natura è questo tarlo divoratore del buon senso logico?

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  26. @ Aba, essere interessato ai risultati cui perviene una disciplina parallela all'archeologia non significa che io voglia (e volendolo possa) diventare paleoepigrafista, sono alla finestra e aspetto che l'analisi critica chiarisca il quadro

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  27. @ Murru quanto tu sostieni lo sostiene solo Ugas, ma sulla questione non ha ancora scritto nulla di probante, nessun accademico ha speso una riga sulla sua tesi.

    Che i nuragici frenquentassero il vicino oriente sono favole, se i nuragici fossero quelli che invadevano l'Egitto dovremo trovare cose Egizie (della seconda metà del II millennio a.C.) e non del I.

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  28. @ Aba, se leggi bene ho detto che nessun accademico ha cagato la tesi di Ugas, non che Ugas non sia un accademico.

    NOn ho mai detto che la teoria di Ugas sia una cazzata (questo l'ho detto per la teoria di L Melis Mettere i nuraghi nel 10.000, pensare che i nuragici siano scomparsi prima del 2300, dire che i nurgahi li hanno costruiti rpima della ziggurat di monte d'accoddi non sono forse puttanate?)ho solo scritto (vedi sempre cap XIX archeologia del paesaggio nuragico, che quella di Sandars è assai più verosimile.


    Che esistano accademici bravi e altri mediocri penso non possa essere messo in discussione

    Che la Sardegna abbia delle università (almeno in archeologia) piena di mediocri è lampante

    Che nel mondo esistano ottimi paleoepigrafisti che possono esaminare le proposte tue e di Sanna è sicuro, io aspetto il loro parere.

    Ti faccio presente che a me piace giocare a scacchi , ma non provo nessun piacere a risolvere i rebus della settimana enigmistica

    e non romperti le scatole i tempi delle accademie sarde non sono quelli del nord Italia e tanto meno di quelle anglossassoni, qua le cose procedono pigramente e lentamente, certo non è piacevole ma bisogna aver pazienza e insistere cercando di coinvolgere altri (anglosassoni possibilmente).

    Vedi il positivo della questione, in altri tempi il vaso con gli "scarabocchi" di s'Arcu de is s'arcu de i forros l'avrebbero segretamente conservato per una trentina d'anni in attesa di capirci qualcosa

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  29. Di che natura è questo tarlo divoratore del buon senso logico?

    Già, di che natura é? Ci ho pensato spesso a questo aspetto e sono arrivato alla conclusione che é un mix di attaccamento alle poltrone e di formazione ideologica. La conformazione mentale degli studiosi, fino a prova contraria, dovrebbe essere indirizzata verso la conoscenza, e quindi a percorrere sempre vie nuove ed inesplorate, o quanto meno poco esplorate. Questi signori, però, si sentono già appagati di quello che sanno e impiegano le loro energie intellettuali a gestire il potere acquisito. Tutto ciò che minaccia di alterare lo status quo viene percepito come un attacco alla loro stessa esistenza e al loro potere. A ciò bisogna aggiungere l'aspetto ideologico. L'Accademia Italiana (di destra, di centro e di sinistra, di sopra e di sotto) é permeata da un'ideologia che definirei risorgimental-fascista. Al tempo di Mussolini dava fastidio persino sapere che prima di Roma c'era stata la civiltà etrusca, da cui Roma copiò a piene mani. Figuriamoci se prima degli Etruschi c'é stata quella Shardana. Sarebbe veramente il colmo. Meglio ignorare, e se proprio certe acquisizioni non si possono confutare bisogna disinnescarle (come l'articolo di Archeologia Viva)prima che diventino pericolose, annacquandole un pò. Un esempio: in quell'articolo la Fadda dice che i Fenici portarono il vino in Sardegna. Eppure sa benissimo che nell'isola la vite veniva coltivata e il vino prodotto da almeno 5 secoli prima. Ma tant'é. le vecchie convinzioni sono dure a morire.
    Figuriamoci allora la scrittura. Prima si nega ferru ferru. Poi, se proprio la cosa non si può nascondere, si "scopre" che i Filistei assistettero alla costruzione del nuraghe. Chissà, forse erano i tecnici ingaggiati per dirci come andava costruito. Come certi metallurghi ciprioti venuti in Sardegna a dirci come si fondono i metalli. Sono convinto che se queste scoperte fossero state fatte fuori della Sardegna questi stessi archeologi avrebbero gridato al mondo la novità. Purtroppo queste scoperte sono avvenute in Sardegna e ciò contrasta nettamente con la loro convinzione ideologica (non scientifica, si badi bene). Porca loca, sempre a noi ci tocca.

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  30. Sa cada conca (e su coro), de sos "sardos" ki istiduana kussu ki immo innantis de oje, est prena de tirria. Ada a essere tempus de mudare, non podies sighire a cassare su leppere a carru.

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  31. mi collego all'intervento di Pietro Murru.
    Il "DA DOVE" arrivino i Sherden nessuno lo dice, anche se molti fanno la gara per stabilirlo. Una delle poche ipotesi è proprio quella anatolica che fa acqua da tutte le parti e alla quale i nostri creduloni, da buoni "si badrone", affidano serietà.
    E’ proprio così: quale riscontro internazionale avrebbe avuto il riscontro di soli due (DUE) bronzetti al di fuori della Sardegna raffiguranti gli Sherden e le loro navi? Ricordo che questo numero è proprio quello dei due manufatti rinvenuti a Cipro alcune decine di anni fa e sui quali ancora si discute l’origine, anche se tutto fa pensare ad un’origine occidentale.
    Quale riscontro, come dice giustamente Aba, avrebbe avuto altrove il rinvenimento di oggetti "egittizzanti" risalenti all'EdB?
    Quanto agli studi degli stranieri in Sardegna ci sono e basta saperli leggere: ricordo solo quanto detto da Balmuth e Tykot dopo numerose e lunghe campagne di scavo nell'Isola.
    I due invitano in tono accorato gli archeologici locali ad approfondire tutti gli aspetti, compresa una ridatazione serie e affidabile, della civiltà nuragica in quanto la ritengono capace di svelare i più grandi misteri della preistoria a livello Mediterraneo.

    Giuseppe Mura

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  32. Ci sono molte forme di resistenza passiva, ai limiti della violenza fatta su sé stessi (vedi il minatore svenato). La Sardegna SA che esistete, stai tranquilla, giacché se l'Accademia non caga Sanna, i suoi libri in qualsiasi biblioteca (scolastiche-comunali) dove sia io passato, ce li ho sempre trovati. Ma voi volete una riprova FORTE. Volete trovarvi a cottimo degli ottimi paleoepigrafisti? l'inglese lo conosci, stai su Academia.edu, contattane qualcuno... Meda bi cheret?

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  33. A proposito dei minatori svenati,come dice il signor Areddu,sono meravigliata su quanti pochi commenti ci siano stati nel blog di ZFP sull'argomento degli operai Alcoa,dei minatori del Sulcis che perderanno il lavoro.La situazione è drammatica e mi sarebbe piaciuto che ci fosse una maggiore partecipazione.So benissimo che le parole servono a poco ma commentare l'assurdità del comportamento del governo sarebbe stato positivo.La solidarietà è una gran cosa.

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  34. Quando un VIGNAIOLO SI IMPROVVISA SCIENZIATO E SCRIVE UN LIbro che non si vende e nel contempo vede che i LIBRI di chi scrive su argomenti che lui ha solo di sforo studiato, si vendono IN TUTTO il mondo e in diverse lingue a decine di edizioni.. CHE Fa ? sputa tutto il veleno che può... cercando la provocazione continua con affermazioni che non stanno nè in cielo nè in terra, su argomenti che il diretto interessato mai si è sognato di scrivere...
    QUANDO... ma KANDU MI D'AKKABAS (voce del verbo akkadiko AKKABARE)..... e non pensi alla tua VENDEMMIA, arte che forse conosci meno della tua precedente occupazione di POMODORAIO.
    Te l'ho detto un'altra volta: fai finta di non conoscermi...
    tanto RAGLIO D'ASINO NON SALE IN CIEL...
    E ha ragione ABA, se sei qui solo per provocare e non ti interessa il resto... puoi sempre tornare nella tua... vigna!

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  35. Ho leggiucchiato (perché a digiuno dell’argomento principe) alcuni commenti. Ho rivisto asserzioni allampanate sui Shardana; una è rimandata da Zedda che sembra aver raggiunto assoluta ed irremovibile certezza, dimenticando che ove fosse in presenza di assunto non falsificabile esso non potrebbe considerarsi scientifico. Ricordo aver preparato in illo tempore risposta alla sua strana teoria, senza poi spedirla. Eccola, ora.
    La questione Shardana di Peppino Zedda da Pintore 21/5/10

    Abbiamo vista espressa più e più volte in questo blog di Gianfranco Pintore la seguente stucchevole filastrocca che, apparentemente, sembra infastidire solo noi:
    “l'idea che gli Shardana arrivino in Sardegna a partire dal XIII sec. a.C., è una idea formulata da N. Sandars nel 1978, oggi accettata dalla stragrande maggioranza degli studiosi mondiali”.
    Poiché reputiamo paradossale si continui a citare, quasi fosse la rivelazione del Verbo, un autore che oltre trenta anni addietro ebbe a riservare appena nove righe (di un testo di 224 pagine) al ben complesso tema riguardante le origini dei Shardana, sarà il caso si riportino le sue parole perché sia chiaro quanto lungi esse siano, dall’esprimere una qualche forma di pur lontana certezza. Nostro è l’italico.
    Ecco cosa disse N.K. Sandars (the Sea Peoples) nel 1978, a pagina 199:
    «Se prendiamo brevemente in esame i contingenti (dei Popoli del Mare, ndr) conosciuti dagli Egizi, i nostri molto esigui risultati sono all’incirca i seguenti.
    Gli Shardana furono conosciuti prima come pirati, i quali poi diventarono mercenari e truppe di guarnigione, solo in Egitto, per ridiventare pirati. […] Liberi e potenzialmente pericolosi,
    c’è qualche ragione per pensare
    ch’essi vennero in origine dalla Siria settentrionale e che dopo l’attacco all’Egitto di Ramesses III, essi soggiornarono per alcun tempo a Cipro, forse arrivandovi con i profughi di Ugarit. Da Cipro essi, o parte di essi, trovarono la loro strada per la Sardegna alla quale isola diedero il nome […]».
    E intanto, notiamo come l’autore riferisca l’arrivo in Sardegna, come avvenuto nel XII e non nel XIII secolo.
    Ma ecco cosa disse M. Guido (Sardinia) nel 1963, a pag. 187:
    vengono tracciate due possibili origini degli Shardana, ma «la seconda sembra più verosimile», questa che segue è la seconda:
    «[…] dopo la definitiva disfatta dei Popoli del Mare nel dodicesimo secolo, guerrieri reduci da un’altra parte del Mediterraneo fuggirono in Sardegna […] si ritiene che il nome fu dato ad essa dopo la dominazione di re guerrieri arrivati durante o dopo il dodicesimo secolo da una terra di più alta civiltà del Mediterraneo orientale».
    - segue -

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  36. Come si vede, la Guido (che viene citata dalla Sandars) ha dato credito ad una teoria che fu fatta propria da Nancy Sandars quindici anni dopo.
    Pertanto il secondo autore non è il rivoluzionario assertore di alcunché di nuovo (essendone peraltro ben conscio) e non si azzarda a definire la sua molto cauta asserzione quale verità fondamentale, come si evince dalle parole da noi vergate in corsivo. Ma, ci preme far notare che entrambe le dichiarazioni (come quelle consimili di altri autori) non contengono, a sostegno di quanto riportano, la più pallida delle prove.
    Sarà il caso anche si dica che, sempre a ridosso dello stesso torno di anni e sempre prima della Sandars, nel 1969 e nel 1973, R.D. Barnett ebbe a pubblicare un capitolo dedicato ai Popoli del Mare (nell’edizione della Cambridge Ancient History) in seno al quale inserì sue considerazioni sugli Sherden a pag.368:
    «gli Sherden sono stati molto plausibilmente identificati con la popolazione della Sardegna, dedita alla lavorazione del bronzo, costruttrice di torri in pietra o nuraghi. […] E’ abbastanza verosimile che essi emigrarono in Sardegna da Cipro, dove possono essere stata una popolazione nativa dedita a lavorare il rame». Anche il Barnett sente l’obbligo di citare Margareth Guido.
    Riteniamo che raccontare, reiteratamente, sic et simpliciter, che una “idea” (riportata peraltro in modo impreciso) concepita mezzo secolo addietro, sia “oggi accettata dalla stragrande maggioranza degli studiosi mondiali”, equivalga a creare gravissimo nocumento a tutti quegli onesti ricercatori, che a livello professionale, in questo mezzo secolo, si sono sempre occupati e si occupano giornalmente dell’argomento in questione.
    P.S. - A latere (oggi 5/9/12), mi piace notare che "tutti indistintamente" coloro che sono intervenuti sul tema Shardana (ben lungi dall’entrare nel merito dello specifico richiamo di Pintore e Stella, come razionalità non egoistica avrebbe richiesto) continuano a far proprio il paradigma che vede i Sardi venire dal di fuori (sic! et arisic!). Dovremmo ricordare che rivoluzione scientifica è (anche) sostituire (per chi ne è capace) il modello esplicativo vigente, con altro che conduca con strumenti diversi in nuove direzioni.
    Grazie, mikkelj.

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  37. Vorrei ricordare agli amici del blog che recenti ricerche fatte dal Sig. M. Tzoroddu, sul primo testo da lui scritto dal titolo "Kirkandesossardos" ci apre non solo le palpebre ma sopratutto il cervello che i Nuragici,Sardi, Sardiani, Sherden e chi più ne ha più ne metta non sono venuti da nessuna parte, ma sono stati sempre presenti nell'Isola almeno da 650 mila anni e che la loro evoluzione è avvenuta concomitante con l'evoluzione dell'uomo europeo. Il loro isolamento ha permesso di conservare il nostro DNA diverso da tutto il resto dell'Europa risultando il secondo, per antichità dopo quello Lappone. Il DNA è la prova provata del nostro essere Sardi. Per saperne di più sapete cosa dovete fare.....Scusate la mia intrusione.

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  38. "Il loro isolamento ha permesso di conservare il nostro DNA diverso da tutto il resto dell'Europa risultando il secondo, per antichità dopo quello Lappone."Bravo signor Nuvoli,secondo me, questa affermazione,taglia la testa al toro.

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  39. Occhio a non scordarci della SCIENZA...IN particolare la GENETICA... menzionata anche da NUVOLI... io però cito qualcosa di più recente e più CERTO per gli scienziati MODERNI: LA MUMMIA DI SIMILAUN, meglio nota col nome di OETZI...
    Tale mummia risulta avere il DNA molto vicino alle popolazioni MESOPOTAMICHE e mediorientali.. e in EUROPA solo e UNICAMENTE a SARDI e CORSI...
    Le conclusioni le lascio a voi.
    Kum salude.
    Leonardo

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  40. Potrebbe semplicemente indicare migrazioni orientali nel neolitico-eneolitico (cosa peraltro probabilissima) e la successiva estinzione del DNA di Oetzi nella penisola italica a seguito di successive migrazioni di altre etnie e conservazione dello stesso nel blocco sardo-corso.

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  41. @ Leo, guarda che sono orgoglioso di essere un contadino, un contadino che ti dice che affermare (come tu hai scritto) che i nuraghi li risalgono a 10000 anni fa e che quando arrivano gli shardana nel 2300 a.C. i nuragici si erano già estinti sono puttanate, e il fatto che i tuoi libri si vendano (li ho comprati anch'io, mi fanno sganasciare dalle risate) non è in contraddizione col fatto che tu abbia scritto puttanate.

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  42. Tzoroddo @

    mi pare di aver scritto che quella della Sandars è la più verosimile tra le tre (Sandars, Sardella, Ugas), non che sia una verità.
    Del resto quella di Ugas non è stata ancora esposta in modo compiuto e non credo sia il caso di crederci con un atto di fede.







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  43. Per Leonardo Melis su Oetzi:
    non è corretto quanto ti affermi Leonardo, la parte strettamente scientifica dell'articolo uscito il 28/2/12 su Nature Communication, gentilmente fornitomi da Bellamente, non riporta affatto che "Tale mummia risulta avere il DNA molto vicino alle popolazioni MESOPOTAMICHE e mediorientali..".
    Ma riporta che "i dati dell'uomo di Similaun, sono risultati confinare con una zona isolata geograficamente: la Sardegna. Poi, riguardo la determinazione della stirpe paterna, il confronto con 8.000 cromosomi da 30 regioni europee, ha rivelato le più frequenti affinità con Corsica meridionale e Sardegna settentrionale, guarda caso proprio quell'area che definii "la Sardegna Paleolitica" esistita almeno fra circa 14.000 e 10.000 anni fa ed identificabile l'emerso blocco sardo-corso. A latere, ripeto a latere, della relazione scientifica, quindi come opinione personale del sapere solamente "umanistico" di un tizio (non ricordo chi), che in quanto tale fornisce una opinione che non rispecchia l'andamento del lavoro presentato, e pertanto nulla ha di scientifico se non quanto se ne può dare ad una chiacchera al bar, è posto un accenno alla Mesopotamia (così mi pare di ricordare e così dev'essere perché te ne è rimasta memoria).
    Del resto il sunto della relazione trovasi sul mio piccolo sito.
    Grazie, mikkelj

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  44. @ Mikelj.. salude a tue!
    Ti ripoto quanto scritto nellla relazione che puoi trovare qui:

    http://www.repubblica.it/scienze/2012/02/28/news/oetzi_dna_rischiava_infarto-30653727/

    "Un altro aspetto considerato dai ricercatori è stata l'origine genetica dell'Uomo venuto dal Ghiaccio. E' stato dimostrato che Otzi appartiene a un aplogruppo Y molto raro in Europa. Questo permette di trarre due conclusioni: gli antenati di Otzi sono emigrati dal VICINO ORIENTE nel neolitico in seguito alla diffusione dell'agricoltura e dell'allevamento; il loro Dna si è conservato fino a oggi in regioni isolate, come Sardegna e Corsica."

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  45. Leonardo,
    sei un ricercatore e sai benissimo che vuoi avere certezze senza mediazioni ed interpretazioni personali e faziose, DEVI ANDARE ALLA FONTE.
    Ciao, mikkelj.

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  46. “O quante belle figlie ha madama Dorè, o quante belle figlie…!” Sono 60 e me le tengo strette. È molto meglio di qualsiasi reality in tv e si impara tutto gratuitamente.
    Ricordo come sogghignava Norake (Norace non gli piace più, preferisce la c dura, “vuoi mettere – mi ha detto – vaffanculo con vaffanciulo?) di fronte ai prefissi paleo e tardo: “Così puoi dilatare i tempi di qualsiasi avvenimento e metterci dentro tutto quanto ti fa comodo. Un po’ come le precolonizzazioni e gli attardamenti di culturali”.
    A proposito di Norake, ci deve essere crisi anche lì, visto che non è venuto più a trovarmi. Devono avergli levato “l’auto blu”.
    Due parole sui nuraghi e su chi li ha costruiti. Quando? Da chi? Deve avermelo detto proprio Norake ma non mi era rimasto in testa. Leggendo dell’asperrima contesa tra Mauro e Leo mi è tornata in mente qualcosa. Il suo ragionamento era pressappoco il seguente: “Dove si trovano i nuraghi? Solo in Sardegna. Fuori c’è qualcosa che può richiamarli ma, nuraghi non sono. Chi li costruì sarebbe venuto da Sardi, in Anatolia, o, perlomeno avrebbe innescato il processo che avrebbe portato alla tolos e ai nuraghi plurimi.
    Quei ‘babbaurri’ di autoctoni tuttalpiù sapevano fare i nuraghi a corridoio. La cosa strana è che nel loro paese di origine, quelle torri, manco se le sognavano. Furbi come la volpe quei ‘tartessi’e tutti col pallino della ristrutturazione di scomode bicocche in tanti ‘Arrubius’, ‘Santus Antine’ e ‘Regge tipo Barumini’ ”. Portentoso, poi, il fatto che poco tempo dopo, di nuraghi, non se ne costruirono più. Eh sì, perché, arrivati nel XIII° secolo, prima del Mille smisero di farne. Mille non più Mille, anche allora. Che simmetria col Mille del Medioevo. Va bene che anche allora c’erano i re, i vassalli, i valvassini e i valvassori, ma non esageriamo.”
    Così mi diceva “Nuraxiscu” (mio affettuoso diminutivo) e a me che tentavo dirgli: “Ma… i linguisti…Pittau…” rispondeva… non ricordo bene cosa. Ricordo solo la sua faccia. Come di uno che gli si fossero intorcinate le budella.

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  47. Gli attardamenti sono culturali, non di culturali o, se preferite, di cultura.

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  48. Efisio@ quando in Sardegna arrivarono gli shardana, stava per finire la stagione dei nuraghi, certamente gli shardana non insegnarono a costruirli e bisognerà capire che parte ebbero nel determinare la fine di quello straordinario fenomeno costruttivo.

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  49. Ajó, Archeologia nuragica, non pensi che i nuragici gia conoscessero gli Shardana?, o pensi che i nuragici dormissero come fanno gli attuali Sardi?
    Eppure Mikali Zoroddu ha dato imput di notevole portata.
    È indubbio che un popolo come quello che abitava la Sardinnia di allora conoscesse il mondo che lo circondava perchè sicuramente lo frequentava con le sue navi.
    È inutile girarci intorno, i nuragici hanno seminato della loro cultura il mondo mediterraneo come tutto il mondo conosciuto di allora.
    È mai possibile che ci si dimentichi che ci si dimentichi delle ere geologiche, le quale ci forniscono delle mappature delle terre conosciute allora libere dai ghiacci?


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