lunedì 10 settembre 2012

Anfora con scritta di S'Arcu 'e is Forros. Garbini: in filisteo - fenicio. No, in puro nuragico


I grafemi dell'anfora di Villagrande Strisaili
di Gigi Sanna
Ora non si 'nasconde' più, non si ignora più e non si fa finta di nulla. Le sorprese sulla scrittura dell'età del Bronzo finale e del I Ferro in Sardegna non arrivano da fonti di 'cialtroni' e/o di 'falsari' ma sempre di più dalle fonti ufficiali. Anzi esse si enfatizzano persino con annunci di rivoluzioni di conoscenza storica attraverso canali impensabili sino a qualche mese fa. Persino con comunicazioni di illustri studiosi in sedi prestigiosissime come l'Accademia Nazionale dei Lincei. Chi l'avrebbe mai detto!
Sappiamo ora attraverso un articolo dell'archeologa M. Ausilia Fadda e una scheda sintetica dell'orientalista G. Garbini (1) che nel sito nuragico di S'Arcu 'e is Forros di Villagrande Strisaili è stato rinvenuto un grosso frammento di anfora contenente per buona parte della superficie diversi segni di scrittura 'incisa dopo la cottura' del recipiente (2). La Fadda presenta una foto con i frammenti dell'anfora, in parte ricomposta e la illustra affermando che il testo in caratteri filistei e fenici si trova sulla spalla di un'anfora cananea (3) databile tra il IX e l'VIII secolo a.C. E aggiunge infine due informazioni date per certe, anzi certissime. La prima: è il documento più antico lasciato da genti del Levante. La seconda: purtroppo si tratta di un tipo di scrittura ancora indecifrato'.
Le cose però non stanno proprio così, a Villagrande Strisaili nessuno 'lascia' niente e non c'entra per niente la scrittura filistea e tanto meno il codice di scrittura fenicio. E vedremo perché. [sighi a lèghere]

20 commenti:

  1. Commovente (nel senso di "muoverci con qualcosa") Grazie professore.

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  2. Complimenti, professor Sanna, per i suoi studi, per usehpmeil suo impegno ed anche per le osservazioni che concludono l'articolo e che richiamano alla mente, ancora una volta, le parole di Simon Mossa quando, riferendosi alla storia della Sardegna, affermava che "la nostra ignoranza è la causa del disprezzo verso tutto ciò che è nostro"

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  3. Una buona notizia per Gigi e tutti noi. Al mio paese è saltata fuori altra scrittura... ne ho informato Aba, che già sapeva di questa cosa da amici e compaesani miei... di un coccio ritrovato nelle campagne dle mio dolce paese natìo...
    Kum Salude
    Leonardoaopploa 210

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  4. a Gigi chiederei come spiega il fatto che la scritta di S'arcu de is forros è stata effettuata in un vaso cananeo, con caratteri protocananei, in lingua semitica?

    Io penso (condividendo la tesi di Alinei ) che la lingua dei nuragici fosse indoeuropea, la condivisione di questa ipotesi, mi fa propendere considerare la scritta (con annessi e connessi) come frutto delle influenze allogene (a maggioranza shardana ) che a partire dal XIII sec. a-C: si innestarono coi nuragici,

    saluti e complimenti per l'esposizione!!

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  5. Quando qualcuno espone quello che pensa e mi spiega chiaramente come e perché è arrivato alle conclusioni, io dico che si tratta di un maestro.
    Quando qualcuno espone il suo pensiero e dovrei credergli solo perché me lo ha detto lui che siede sulla poltrona del maestro, è chiaro che sono alle prese con un catechista.
    Non mi pongo neanche la domanda su chi preferisco come interlocutore.
    Grazie, Gigi.

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  6. Sì Aba, penso che tu abbia ragione sull''aleph. Ma con tale prolungamento della sbarretta proprio non lo ricordavo. Purtroppo poi i repertori sono quello che sono. E non sempre si è aggiornati. Se così è (ovvero se qulla lettera non è 'mostruosa') due sono le soluzioni: o quella che proponi tu ( mancanza della congiunzione e annullamento della norma sintattica per particolare senso)oppure che il waw va cercato nella giusta lettura della Yod che potrebbe essere anche un waw. In questo caso, che preferisco al primo, la lettura non sarebbe più ILI ma IL.
    Con nessuna difficoltà in quanto attestato nella documentazione nuragica. Tra non molto pubblicherò un articolo su di un documento nuragico che riporta IL e non ILI. Ti ringrazio molto per la puntuale osservazione.

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  7. Sì caro Francu, un maestro.... 'cialtrone'. E tu sai che i catechisti non 'delirano' mai! Soprattutto la Mongolfiera con i baffi! 'Consolidato', solo 'consolidato'. Soprattutto se 'fenicio'!

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  8. A Leo. Aspetto il nuovo documento. E presto.

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  13. Caro professor Sanna,
    questo vuole essere il resoconto di un'esperienza: la lettura di questo suo articolo. E vuole essere soprattutto l'espressione di un grazie che le rivolge un suo lettore.
    Ci ho impiegato sei giorni. Ritaglio di tempo dopo ritaglio di tempo, leggendo e rileggendo punto dopo punto, riempiendo di appunti quattro pagine di fogli formato A4, per la paura di perdere i particolari, per la paura che mi sfuggissero i pensieri. Questo articolo è un lavoro splendente. Mi sono appassionato a ogni carattere. A quell'aleph “mostruosa” e affascinante domata brillantemente riconducendola a un segno waw + aleph in nesso, quasi per un'esigenza insormontabile di organicità (quasi matematica) dell'iscrizione, mi sono appassionato al confronto tra lei e la Losi che su questo segno è spuntato tra i commenti, confronto tra soluzioni semplici ed eleganti (come scienza comanda!), esaltante seguirvi! Sono sobbalzato alla vista, quando sono riuscito a smontarla e poi a ricostituirla sul mio foglio, di quella sublime legatura nun+beth che richiama quel segno ancora più sublime, se è possibile, dato dall'intreccio di nun e beth sulla tavoletta Tzricotu A5 (se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulla natura di corbelleria di certa interpretazione medievalista!). [segue]

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  15. La distanza che separa i nostri schemi mentali di moderni dalla forma mentis che si serviva della simbologia del serpente (ma anche del toro e dell'uccello) ci strozza di scetticismo da miscredenti, e allora a tutta prima uno si domande perché?... perché quelle lettere mancanti dovrebbero seguire per forza quella curvatura? Non potrebbero essere due righe separate, delle quali una è quasi totalmente andata persa? Ma poi si continua a leggere e quelle obiezioni crollano e le si ripudia come prodotti di una presuntuosa, superficiale visione figlia del pregiudizio (forse inevitabile, una sorta di pregiudizio da impatto), del quale quasi ci si vergogna, allora si fa un sospiro di sollievo quando tutto appare chiaro, quando lei, professore, ci fa vedere con i loro occhi di antichi, quando ci fa lasciare tutte le preclusioni (anche qui come scienza comanda!). Perché è questa, professore, la sua grande differenza: da una parte abbiamo volenterosi mestieranti dell'archeologia che (almeno per quanto riguarda la questione “scrittura nuragica” mi pare di poterlo affermare con un certo grado di sicurezza) non sono ancora riusciti ad abbandonare la propria visione pregiudiziale di moderni, con tutto lo strascico di zavorre scolastiche, e dell'altra c'è lei che non lascia che scorrano le preclusioni tra le maglie finissime del filtro delle sue analisi. Lei, semplicemente, fa scienza, e mi piace vedere come un caso specialissimo in cui siamo capitati il fatto che la sua scienza si occupi del nostro (dei Sardi) passato, ma che poteva essere pure altrimenti che ci saremmo appassionati nella stessa misura, come è capitato alla Losi che sarda non è, perché è tutto così affascinante, perché rifletterci sopra è stimolante per chi ama conoscere e apprendere senza sosta, per chi ama studiare ma anche soltanto stare a guardare, afferrando tutto quel che gli riesce, la dove c'è un confine che la scienza sta valicando, la dove c'è aria di rivoluzione. Su una sua frase mi sono particolarmente soffermato: “l'alchimia segreta sofisticata dei metalli è in fondo la stessa della composizione, ugualmente segreta, della scrittura; tanto da far meditare sulla stessa origine del mix di quest'ultima”.
    Leggendo le sue pubblicazioni, professore, si impara tanto e si riflette tanto, è per questo che ho voluto dirle questo grazie.

    P.S.
    Mi lasci fare anche l'allievo pedante che dai banchi interrompe per una parentesi distrattamente non chiusa. È di nessun conto... Nella parte in cui elenca i segni:
    “Detti segni, estrapolati dalla scritta e elencati uno per uno a partire dalla sinistra di chi osserva il manufatto (la parte meno compromessa in seguito alla frammentazione dell'anfora) sono rispettivamente: una probabile lettera hē, una resh, un 'segno con legatura (waw + 'aleph)', una yod, un secondo 'segno con legatura (yod + lamed), un segno a 'pugnaletto distintivo' [...]”
    Tra la lettera resh e il segno waw+aleph, ha dimenticato di enumerare la shin... oppure ho preso io un abbaglio?

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  16. Chiedo scusa per i tanti commenti cancellati ma ho avuto qualche problema con il mio account.

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  17. ho cercato di leggere al meglio delle mie possibilità in codesto periodo, ma non ho capito ancora una cosa, nell'articolo di A.V. con didascalia di garbini quale sarebbe il segno alfabetico "filisteo"?

    e mi scuso per mie più che eventuali disattenzioni.

    grazie.

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  18. Ma non specifica quale sia il segno.

    MAH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    e che utilità ha allora l'articolo?

    cmq se ho ben capito, l'articolo di archeologia viva non dovrebbe essere la comunicazione fatta ai Lincei, pertanto c'è ancora speranza (?)...

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  19. Dice Aba che una comunicazione come quella del Garbini è "niente piegato in una bella carta".
    Noi in Marmilla siamo dei sempliciotti e usiamo dire da tempo immemorabile che si tratta di "merda imboddiada in paperi de seda". Su paperi de seda è quella carta sottile e preziosa nella quale, da tempo immemorabile anche qui, si avvolgono i dolci di mandorle aromatizzati col liquore chiamati guelfus.
    Lo specifico di quel tipo di carta è che fa trasudare gli odori, sia in un caso che nell'altro, così che i fruitori capiscono cosa stanno per sboddicai.
    Le due espressioni si equivalgono, ma quella sarda lascia intendere che si tratta di un "niente che puzza".
    Abbi pietà di me e ricordami nei tuoi scongiuri serali.

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  20. A Pietro Murru. Bio ca bies, stoccada! Como bio, però e allodda sa risposta. M'as fattu unu bellu arregalu poite m'as postu iffattu ca totu cherias cumprendere. D'essin fattu ateros cun umiltade custu traballu! S'iscientzia, comente aboghinat Aba dae meda tempus, custu ebbia cheret. Su graminare fine fine su ki nant sos chi cherent fare iscovertas scientificas. Tue naras, ateros narant, jeo natzo.
    Custu fattu non andat meda a sos catechistas ( sa paraula est de Francu Pilloni)nostros chi andant azumai sempere a mariposas e pensant de aere faeddau cun sa bucca 'e Deus!
    Tenes arresone: sa sibilante est abbarrada in sa ...pinna. Passientzia!

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