martedì 13 marzo 2012

La ratifica della Carta europea? Una beffa


Contrordine compagni: l'entusiasmo che ci ha compromesso all'annuncio che Monti aveva ratificato la Carta europea delle lingue era prematuro e in ogni caso mal riposto. Il comunicato stampa del Governo del 9 marzo (“Abbiamo ratificato la Carta”) era una bufala, come – inascoltato – aveva segnalato a me e ad altri caduti nella trappola un amico. Ieri, lo stesso sito del Governo, ha sputato il rospo: Il Consiglio dei Ministri ha semplicemente approvato un disegno di legge di ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie.
Questo significa che, come in questo blog avevo dubitato, sarà il Parlamento a ratificare quel trattato che aspetta da venti anni proprio per l'ostilità delle parti più giacobine della politica italiana. L'affermazione secca contenuta nel primo comunicato (“ Il Consiglio dei Ministri ... ha ratificato” aveva tratto in inganno chi, come me ad esempio, pur sapendo con un patto internazionale ha bisogno di una legge, aveva pensato a un decreto legge o all'attuazione di una delega di cui si era perso il ricordo o a qualche altra diavoleria. Si trattava, invece, di cialtroneria allo stato puro. Escluderei, infatti, lo scherzo di ministri buontemponi, decisi a vedere quanti in Sardegna sarebbero espresso ammirazione per un governo che, tanto preso dalla filosofia del fare, fa anche ciò che non è in suo potere.
Noi ce la possiamo cavarecon una sconsolata e vissuta scrollatina di spalle, ma gli uomini delle istituzioni, assessori, presidente della Regione, uomini politici si rassegneranno a questa presa in giro? Spero di no e spero, anzi, che si muoveranno nella valorizzazione della lingua come se la Carta fosse stata davvero ratificata.

1 commento:

  1. Custas funti cosas chi pertocant unu Populu. Candu unu Populu s'abarrat mudu non podeus pretendiri chi chinecoi s'ascurtidi. "Mudu?" m'eis a narriri? "Ma candu sa genti no'est faend'atru che protestari e aboxinari in donnia punta de Sardinnia?" Teneis arrexoni: "sa genti". Ma de genti aici 'nd'adi apetotu in Italia, aboxinendi e faendi. A nosu serbit unu Populu.

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