mercoledì 16 novembre 2011

BOSA non era un “insediamento fenicio"

di Massimo Pittau


Dichiaro di avere un’alta stima come studioso del mio amico e collega dell’Università di Sassari Raimondo Zucca. A mio giudizio egli è una delle “punte” dell’antichistica sarda, dato che è un bravissimo storico, archeologo e filologo. Mi sia sufficiente evidenziare che nessuno in Sardegna conosce come lui le fonti storiche della Sardegna antica, dai più lontani secoli almeno fino a quelli dell’età medioevale. Eppure una critica mi sembra di essere in grado e in diritto di muovergliela: anche lui ha la tendenza ad enfatizzare la presenza dei Fenici nella Sardegna antica.
La lettura di un importante studio del mio collega, da me effettuata in questi giorni in maniera del tutto casuale, mi offre la occasione e la possibilità di togliere ed eliminare dal suo “carniere di caccia fenicio-punica” alcune importanti prede.
Lo studio di R. Zucca è intitolato «Rapporti tra fenici e cartaginesi e i sardi del territorio di Santu Lussurgiu», che compare nell’opera «Santu Lussurgiu. Dalle origini alla “Grande Guerra”» a cura di Giampaolo Mele (Nuoro/Bolotana 2005). Ed ecco che cosa egli ha scritto testualmente:
«Per quanto attiene l’insediamento fenicio di Bosa esso è connesso essenzialmente ad un celebre frammento di iscrizione fenicia (CIS I, 162), incisa su una lastra di ignimbrite locale, rinvenuto nel secolo XIX nell’area di San Pietro-Messerchimbe di Bosa ed attualmente disperso». Ha poi aggiunto che l’ultima lettura dell’iscrizione effettuata da Giovanni Garbini darebbe questo testo: [...]BM’N[...].
In questo brano di R. Zucca io comincio col far osservare subito che l’avverbio “essenzialmente” va corretto con l’altro “esclusivamente” o “solamente”. Infatti nell’intero suo articolo R. Zucca non cita alcun altro reperto fenicio, né epigrafico né archeologico, rinvenuto a Bosa.
Lo studioso poi ha proseguito in questo modo: «La paleografia del testo è confrontabile con quella della stele di Nora, riportata allo scorcio del IX-VIII secolo a. C.». Ma io obietto e contesto: per una iscrizione frammentaria, ormai perduta e della quale pertanto non è possibile effettuare la autopsia e non si possiede un calco e tanto meno una fotografia, non è assolutamente possibile aprire un “discorso di paleografia”. E per questo preciso motivo la datazione prospettata da R. Zucca per l’iscrizione è priva di fondamento. È invece evidente che, per un’ovvia esigenza di più grande probabilità o verosimiglianza, dobbiamo interpretare che quella iscrizione non fosse affatto “fenicia”, ma fosse propriamente “cartaginese”.



In secondo luogo io procedo a citare ciò che sull’argomento avevo scritto già una quindicina di anni fa e di recente ho ripetuto nella mia opera «I Toponimi della Sardegna – Significato e origine – I Macrotoponimi (EDES, Sassari 2011, pag. 790): «Nella periferia orientale dell'attuale Bosa esiste il rudere di un nuraghe, che è carico di grande valenza dimostrativa, per due differenti motivi: I) Il fatto che su di esso risulti costruita la chiesetta di Santu Lò, Lói «Sant'Eligio» è una delle prove più evidenti e tangibili della destinazione religiosa dei nuraghi. All'atto della evangelizzazione della Sardegna infatti i missionari cristiani hanno proceduto a costruire una chiesa nel medesimo sito in cui in precedenza c'era un tempio pagano, cioè il nuraghe; proprio come hanno fatto in numerose altre località della Sardegna e anche in tutto il mondo mediterraneo (cfr. M. Pittau, La Sardegna Nuragica, V ristampa, Sassari 1988, II ediz. Cagliari 2005, Edizioni della Torre, §§ 34, 35).
II) L'esistenza di quel nuraghe, assieme con altri tre situati nell'agro di Bosa, chiamati rispettivamente di Albaganes, Furru e Zarra, costituisce una prova chiara e sicura che Bosa, contrariamente a quanto si è pensato e detto finora, non è stata fondata dai Fenici o dai Cartaginesi, bensì è diorigine sardiana o nuragica. I nuraghi infatti sono senza alcun dubbio costruzioni nuragiche e nient'affatto costruzioni fenicie o cartaginesi ed è certo che attorno o nelle vicinanze di ogni nuraghe c’era sempre un insediamento umano, piccolo o grande che fosse. Inoltre è pressoché assurdo pensare che i Nuragici, già molto prima dei Fenici e dei Cartaginesi, non avessero manifestato attenzione e interesse alla foce del fiume Temo, alla sua fertile vallata e all'intera conca protetta in cui è situata la odierna cittadina di Bosa.- È quasi incredibile che ciò che finora aveva spinto gli studiosi a ritenere Bosa una fondazione fenicia o punica fosse la sola circostanza che nel sito dell'antica Bosa (Bosa Vetus, che era attorno alla odierna chiesa episcopale di San Pietro), erano state rinvenute due iscrizioni fenicie, sembra databili al sec. VIII a. C., le quali del resto risultano perdute dalla fine dell'Ottocento. Senonché quelle due iscrizioninon dimostrano affatto che Bosa non esistesse già prima del sec. VIII». (Oggi però mi correggo: in realtà probabilmente si trattava di due frammenti della medesima unica iscrizione).
Ora, dal ritrovamento nella Bosa Vetus di una sola iscrizione “cartaginese” – sia pure ovviamente scritta in “alfabeto fenicio” – non si può assolutamente trarre la assai impegnativa conclusione che dunque Bosa fosse un “insediamento cartaginese” [già gli antichi Greci dicevano che «una rondine non fa primavera» (Aristotele)]. Nello stesso modo in cui dal rinvenimento a Tharros di due iscrizioni funerarie greche di commercianti massalioti non si può affatto trarre la conclusione che dunque Tharros fosse un insediamento dei Greci di Marsiglia. Le due iscrizioni greche di Tharros e quella cartaginese di Bosa dimostrano solamente che i due centri erano frequentati rispettivamente anche dai Massalioti e dai Cartaginesi e che qualcuno di essi vi morì e vi fu sepolto.
Neppure il toponimo Bosa [localmente (B)Osa, nel Medioevo anche Vosa] ha alcunché da fare con la lingua etrusca; ecco che cosa ho scritto sull’argomento nella mia citata opera: «Circa il significato che il toponimoBosa/Osa aveva in origine, è probabile che nella lingua sardiana o protosardaosa significasse «bocca» e «foce», con un appellativo dunque da confrontare - non derivare – con quello lat. os «bocca», dalla base indoeuropea *osa«bocca; foce di fiume» (cfr. Ernout A. - Meillet A., Dictionnaire Étymologique de la Langue Latine, IV édit., IV tirage, Paris 1985),interpretando Bosa come una variante supercorretta di tale appellativo osa. In questo stesso ordine di idee sono molto significativi anche i toponimi Riu ‘e sas bosas (Bosa) probabilmente = «rivo delle foci» (vedi), sa Osa (nella zona del delta del Tirso, Cabras), l’idronimo Flumendosa = Flumen d'Osa«fiume della foce», su Osu (punto in cui un torrentello "sfocia" nel mare, Arbus).- D’altra parte Bosa trova riscontro in questi altri toponimi: Bosa Manna, Bosaredda, Maccia d’Osa, Bosove (villaggio medioevale ora scomparso) (tutti nell’agro di Sassari); Istrada 'e bosa/Bosa «strada della foce oppuredi Bosa?» (Abbasanta); Bosi (rivo, Villamassargia); Osedda/o (Bolotana);(B)Osetta (Anela); Bosilacche e Bosoche (Orune); Bosói (fontana, Orani);Bosotha (Bitti, Onanì); su Adu osanu «il guado della foce»? (Bottidda); sa Bosana (Galtellì), Osana (Onifai, Orosei) probabilm. «la lunga foce» del fiume Cedrino; Osal(l)a (torrente e caletta, Orosei), Osolì (rivo, Tonara). Sono poi da richiamare i torrenti Osa (presso Orbetello, Toscana) e Osu(Corsica, a nord di Porto Vecchio), il fiume l’Osa (Corsica sud-orientale) e infine il toponimo Osa (presso l'antico Gabii, Lazio)».
Ma dal “carniere di caccia fenicio-punica” del collega R. Zucca ritengo di essere in grado di togliere altre 2 prede, queste piccole e anch’esse cartaginesi, non fenicie. Non è vero che in Sardegna esistano 5 toponimi Magumadas «mercati nuovi». Infatti quello di Tresnuraghes è lo stesso che quello di Nigolosu (Bosa). Purtroppo sia per lo spopolamento della campagna e quindi per la mancanza di informatori attendibili, sia per il largo commercio e uso di cartoline-ricordo stampate, denominate e vendute da semplici commercianti, ormai si stanno facendo grandi confusioni nella denominazione dei nuraghi. Di recente ho constatato che il nuraghe Succoronis di Macomer – quello che si trova a destra subito dopo il sottopassaggio della ferrovia complementare rispetto a quella statale – è stato confuso con quello di Tamuli e con un altro vicino della Campeda.
Inoltre non esiste affatto nell’agro di Nùoro il toponimo Macumadas; c’ero cascato pure io nuorese, ma alla fine ho compreso che c’è stato uno dei soliti fraintendimenti cartografici: si tratta invece del toponimo sas Muragaddas  di Orune (al confine con Nùoro): «le cataste di pietra», «le rovine (di Sant’Efiso Caput Tyrsi)» (vedi); muragadda, mugaradda «pietraia, mucchio di pietre, casa diruta» (Bitti, Nùoro, Orune), relitto sardiano o protosardo variante dimuradda [cfr. M. Pittau, La Lingua Sardiana o dei Protosardi, Cagliari 2001 (Libreria Koinè Sassari) pag. 157].
Pertanto in Sardegna esistono solamente 3 toponimi Magumadas, quello di Nigolosu di Bosa, quello di Gesico e quello di Nureci.
E dunque, finiamola di vedere dappertutto in Sardegna insediamenti di Fenici e di Cartaginesi!

19 commenti:

  1. la connotazione "cartaginese" se non altro avrebbe una attribuzione storica, quella fenicia un po meno, a parte il fatto che la storia non ha ancora spiegato appieno chi fossero in realtà i "fenici" , dai greci chiamati phoinikes, ossia "rosso", è ipotizzabile che i greci classici ignorassero dove fosse la loro vera patria, da ciò che si può sapere, in ogni caso esiste una differenza epigrafica tra fenici e punici, facilmente localizzabile nei caratteri, non sarebbe difficile quindi attribuire il documento in oggetto agli uni o agli altri

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  2. Il toponimo di Tresnuraghes non è lo stesso del paese di Magomadas, ma è altro e distinto, e se ne distanzia per una decina di chilometri. Si trova nell'agro di Tresnuraghes ed è esattamente "Su monte 'e Magumadas", un cocuzzolo a picco sulla sponda del riu mannu con in punta il nuraghe; sito
    molto suggestivo anche per il paesaggio circostante.
    Quindi questo toponimo resta sicuramente nel carniere dei toponimi "Magumadas". Sull'appartenenza ad altri carnieri chissà: sembrerebbe che gli sviluppi della ricerca negli ultimi anni stiano incrinando e demolendo certezze, in specie riguardo al contenuto di questi carnieri. Della problematica del reperto "frammento di stele di Bosa" tratta Sardoa Grammata , come dell'altro più noto, anche perchè in situ e da tutti visibile, "concio nuragico scritto della chiesa romanica di san pietro extramuros", sempre a Bosa.

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  3. Massimo Pittau fornisce le seguenti risposte:

    "A Piero: Se nella loro lingua i Greci avevano sia l’etnico Phóinikes «Fenici», sia il toponimo Phoiníke «Fenicia», è segno evidente che essi sapevano bene dove era questa regione.
    A Giovanni: Quasi tutti gli studiosi sono d’accordo sul fatto che in origine l’odierno villaggio di Magomadas o Magumadas si trovasse nei pressi di San Nicola (Santu Nigolosu) di Bosa, da dove si sarebbe spostato per sfuggire alle incursioni dei pirati saraceni. Dunque non si tratta affatto di due Magomadas. E neppure di un terzo, quello di Tresnuraghes, dato che questo villaggio è vicinissimo a San Nicola.
    Ma a proposito di Magomadas mi piace riportare ciò che ho scritto nella mia recente opera citata: «Il toponimo, che trova riscontro in due Macomades dell'antica Numidia (odierna Tunisia), viene unanimemente interpretato come derivato dal fenicio maqom hadeš, col significato di «Villa Nova». Mentre dichiaro il mio assenso a tale tesi - sia pure con qualche riserva di carattere linguistico -, dico invece di nutrire notevoli dubbi su una illazione che ne è stata tratta da molti studiosi: siccome il toponimo è fenicio-punico, se ne è concluso che Magomadas in origine fosse una fondazione punica o cartaginese. Preciso che esistono altre due Magomadas, rispettivamente a Nureci e Gesico (un supposto toponimo Macumadas nell’agro di Nùoro-Orune in realtà è una scrittura errata per Mugaraddas). Orbene, a me sembra più prudente interpretare il nostro toponimo non come il relitto linguistico di un insediamento punico o cartaginese, bensì come effetto di una semplice "traduzione punica" di un preesistente toponimo protosardo. E ciò sarà avvenuto nello stesso modo in cui gli attuali toponimi sardi Villanova Forru, Villanova Franca, Villanova Monteleone, Villanova Strisaili, Villanova Truschedu e Villanova Tulo sono sicuramente e semplicemente la "traduzione italiana" di preesistenti toponimi sardi, implicanti come prima componente la locuzione Bidda Noa «Villaggio Nuovo», mentre non indicano affatto altrettanti "insediamenti italiani" effettuati da coloni trasferitisi dalla Penisola in quei siti della Sardegna interna (UNS 82-83, 94). Questa a me sembra la supposizione più prudente da privilegiare, fino a che non si siano effettuate apposite ricerche archeologiche, le quali dimostrino la presenza o l’assenza di reperti significativi di carattere punico nei tre siti in questione. Rispetto a Magomadas della Planargia le auspicabili ricerche archeologiche si dovrebbero condurre presso la chiesa di San Nicola, verso il mare, dove un'antica tradizione narra che il paese si trovasse, prima che gli abitanti si spostassero più all'interno per sfuggire alle continue e feroci incursioni dei Saraceni (cfr. Vittorio Angius).- Comunque sia di tutto ciò, forse Magomadas della Planargia risulta citato già nell'Anonimo Ravennate (26.10) sotto la forma errata di Annuagras, fra Bosa e Cornus (Pais, Rom. 689, 690)».
    Ad Atropa: Ma come possiamo essere sicuri che il disegno che adesso possediamo ricalchi esattamente i segni della iscrizione ottocentesca che è andata dispersa? Quale mai controllo possiamo effettuare?"

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  4. Io non credo che nella Sardegna di allora siano mai esistite città di fondazione fenicia. L'Isola era - per quegli antichi standard - densamente popolata, con nuraghi in ogni dove. Gli approdi lungo le coste sarde non potevano che essere stati selezionati e sperimentati già molti secoli prima della civiltà nuragica visto che i Sardi di cultura Ozieri (3200-2800 a.C. e abitanti su tutta la Sardegna) avevano proficui rapporti con l'oriente mediterraneo, prova ne sono le ceramiche ritrovate di tipo orientale. Perciò i migliori approdi lungo le coste sarde erano da tempo occupati e presidiati da Sardi nuragici padroni del proprio territorio, molto prima che si presentassero i primi Fenici e poi i Greci. O meglio ancora: le antichissime rotte che collegavano l'oriente mediterraneo alla Sardegna nel tempo non si sono mai interrotte, e durante i millenni sono transitati su quelle vie, ed in entrambe le direzioni, i popoli naviganti dediti al commercio di metalli.

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  5. Omero dice che i fenici venissero da occidente, gli antichi chiamavano il mediterraneo orientale Mare Sardonico (geographia Strabone), in realtà tutto il mediterraneo veniva chiamato mare Sardonico in quanto le prime tracce di difusione della ossidiana commerciata dai sardi all'incirca 8.000 anni fa ci permettono di seguire gli sviluppi della progressiva espansione dei commercianti provenienti dalla terra d'origine, dell'oggetto commerciale l'ossidiana e cioè dalla Sardegna.
    professor Pittau ha non so se inconsciamente o perchè lo pensa veramente centrato il problema che ormai mi pongo da un po di anni e cioè: oramai si hanno dei riscontri oggettivi che ci parlano della Sardegna in altro modo che in quello che noi siamo abituati per distorsione di veduta della storia che ci è stata insegnata, facente convergere il punto di partenza della storia sarda con l'inclusione di essa nella sfera culturale di Roma, rendendola a tutti gli effetti minoritaria e secondaria, la realtà storica della Sardegna è altra e ci indica che gia nel XI secolo prima dello 0 in Italia e in tutto il bacino mediterraneo, si hanno testimonianze di una cultura prettamente dominante in campo commerciale per via della sua moderna e potente flotta dispiegata a 360g sulle sue coste, nelle sue Osa.
    Ho la sensazione che oramai chi si occupa di storia della Sardegna abbia rivolto uno sguardo di riguardo al territorio nella sua complessa vastità e che essa non ha paragoni nel mondo conosciuto.
    Ma per tornare a un'altra complessa vastità entro nel merito delle lingue parlate in Sardegna anche per sfatare il mito del latino come lingua dominante nel sardo.
    Ma se noi partissimo dal punto di partenza originale qualcuno mi obietterà che la storia ci insegna che...siccome siamo un'isola tutto viene da fuori. È triste ammettere che fino a qualche anno fa in sardegna nessuno vedesse il paleolitico e che sovertiva l'ordine storico della nostra cultura addensandone ancora di più l'oscuramento.
    Questo in senso storico archeologico e finanche filologico.
    Il buio!
    Oggi Ho apprezzato il fatto che la voce os non sia prettamente latina ma indoeuropea, finalmente si usa un criterio esatto per quanto riguarda la lingua della Sardegna.
    Sappiamo oramai che la composizione della lingua sarda è data dalle sue tre componenti, il sardo ancestrale che potremo amplificare al Basco, l'indoeuropeo del nord del quale il latino fa parte, l'indoeuropeo del sud con il sumero.
    Mi frulla sempre in testa quel petit frantzesu cun su pititu sardu, no es ca...
    Gianni

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  6. Viste le centinaia di RISCONTRI trovati Dal sardella prima e da Leonardo Melis poi, nella lingua SUMERO/AKKADIKA comparata con quella SARDA (vedi: BABAI, ARAKU, MARA, ARBA, BARA, SIN, EA, PIXEDDA, KUNNU... SAR. UR, NUR... ).. NON ci faccia meraviglia se MAKUMADAS potrebbe derivare da ----
    --MAKU-HADASH = (SANTO SANTUARIO).. MAKU, è presente anche in altre Lingue derivate dall'akakdiko.. ivi compreso il Latino (attraverso l'etrusco)..
    MAKU del resto è lo stesso JAHW, BAKU...
    In quanto ai "Fenici" mi meraviglia che ci sia ancora qualcuno che non ha fatto 1+1.. che cioè siano COLOR che nel 1200 a.C. piombarono sull'oriente, provenienti dall'OCCIDENTE europeo e mediterraneo... insomma: SHARDANA, SHAKALASA, TURSHA, WASHASA, LIKU.. LIBU..
    DISCUTENDONE facciamo il gioco di coloro che campano con i FINANZIAMENTI che arrivano in Sardinia per la CULTURA solo FENICIA! .. E niente altro.
    Kum Salude,.
    Leonardo

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  7. Massimo Pittau ha detto:
    "Risposte
    A Gavino M.: Bene tutto quanto. Però io l’avevo già scritto in due mie opere: «Origine e parentela dei Sardi e degli Etruschi - saggio storico-linguistico», Sassari 1995; «Storia dei Sardi Nuragici», Selargius 2007. (Mi permetto di citarle perché la prima è del tutto esaurita e la seconda quasi).

    Bentesusu:
    (meglio Bent’ ‘e susu). Lei fa riferimento al commercio della ossidiana sarda nel millennio IX a. C., ma la civiltà nuragica è molto, molto più recente, dato che appartiene all’età del bronzo e a quella del ferro (secoli XIII-VII a. C.). Io sono convinto che in questi recenti tempi l’ossidiana avesse ormai perduto quasi tutto il suo valore, dato che per le armi, i coltelli e i rasoi i Protosardi di certo adoperavano appunto il bronzo e il ferro.
    Se io accettassi come buona la Sua affermazione sul «mito del latino come lingua dominante nel sardo», dovrei non solamente mandare al macero tutte le mie opere (compreso il «Vocabolario della Lingua Sarda – fraseologico ed etimologico», 2 volumi, Cagliari 2000, 2003; anch’esso esaurito), ma anche invitare tutti i linguisti romanisti o neolatini, italiani e stranieri, a fare altrettanto.
    Infine, se io accettassi come buona l’altra Sua affermazione sulle «tre componenti della lingua sarda, il sardo ancestrale (basco) l’indoeuropeo del nord (latino), l’indoeuropeo del sud (sumero)», dovrei pentirmi di avere pubblicato l’altra mia opera «La Lingua Sardiana o dei Protosardi», Cagliari 2001.
    In donzi modu, cun salude!"
    Massimo Pittau

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  8. A Prof. Pittau : "Su nuraghe Magumadas" toponimo in agro di Tresnuraghes è altro e distinto sia dal paese di Magomadas, sia dalla località Nigolosu e sia dal paese di Tresnuraghes, e non vi sono nel sito resti di alcun villaggio, ma solo il nuraghe. Essendo io del posto conosco l'ipotesi storica che lega la fondazione del paese di Magomadas alla località Nigolosu, che del resto è nota ai più. Ma questa non osta la alterità e distinzione del toponimo in agro di Tresnuraghes. Così come capisco possa essere comprensibile l'ipotesi di un qualche legame tra siti con lo stesso toponimo che distano 10 chilometri o poco più (il sito dell'agro di Tresnuraghes dagli altri due). IL toponimo "Magumadas" di Tresnuraghes, legato al nuraghe, si trova sulle mappe, perchè censito. Lo si trova descritto in almeno due testi, che mi vengono in mente al momento: "Ricerche archeologiche nel Marghine-Planargia " di A. Moravetti(anche con foto) e "Archeologia tra Planargia e Montiferru " di Pietro Pes.
    D'altra parte mi sembra poco probabile che coloro che sfuggono alle incursioni saracene da un sito vicino alla costa vadano
    a insediarsi in un sito,in agro di Tresnuraghes, altrettanto(se non di più) prossimo alla costa e pure più accessibile per gli incursori.
    E poi perchè mai una parte di questi sfollati avrebbe fondato il paese di Magomadas e l'altra parte , giunta nell'agro di Tresnuraghes, il nulla; ovviamente non potrebbero aver costruito nel medioevo l'unica costruzione ivi esistente e giunta fino a noi: il nuraghe.
    Pertanto ritengo " Su Monte Magumadas " in agro di Tresnuraghes un'altro dei siti con questo toponimo.

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  9. Massimo Pittau ha detto:
    "Ancora a Giovanni (ma perché non vi firmate? Avete forse vergogna delle vostre idee?): Nessun nuraghe ha mai avuto un “nome individuale”, nello stesso identico modo in cui nessuna cabina telefonica e nessuna stazione di servizio ha mai avuto un “nome individuale”. Nuraghi, cabine telefoniche e stazioni di servizio sono stati denominati col nome o col toponimo del sito più vicino. Dunque, non sono stati i nuraghi a dare la denominazione ad un sito, ma al contrario sono stati i siti a dare la denominazione ai nuraghi. Pertanto, in un’area tanto ristretta com’è quella di Magomadas-Tresnuraghes non uno, ma diversi nuraghi e diversi siti potevano prendere il medesimo nome di Magomadas, pur restando però il toponimo uno solo. Io sono uscito, con la mia recente opera citata, dallo studio di circa 21 mila toponimi della Sardegna centrale, compresi quelli di Magomadas e di Tresnuraghes, e Le assicuro che la mia più grande difficoltà non è stata quella di individuare e indicare l’etimologia dei toponimi, ma è stata quella di individuare la loro esatta pronunzia e quella della loro appartenenza a un Comune piuttosto che a un altro. A causa dello spopolamento della campagna sarda, il nostro patrimonio toponimico sta deteriorandosi ed anche sparendo del tutto e per sempre. (Anche io sono stato di recente imbrogliato da una cartolina-ricordo che confonde il toponimo di Succoronis con quello di Tamuli). E per questo motivo io sento di potermi vantare di avere salvato il nome di 21 toponimi sardi."

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  10. Massimo Pittau ha detto "Brava la professoressa Aba Losi! Dimentichiamola del tutto la cosiddetta "iscrizione fenicio-punica" di Bosa. Anche perché - come avevo accennato nel mio primo intervento - poteva trattarsi di un "falso". Nell'Ottocento, dopo il pur benemerito Giovanni Spano, che aveva visto "toponimi fenici" in tutta la Sardegna, gli intellettuali sardi erano quasi tutti affetti da "feniciomania".
    Come ricompensa questa volta abbocco all'amo speciale che la professoressa mi ancora una volta lanciato: quello di intervenire di nuovo sul tema spinoso della cosiddetta "scrittura nuragica". Attenda qualche giorno, dato che ho molto lavoro fra le mani. Per adesso rallegramenti e cordiali saluti
    Massimo Pittau"

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  11. Gentile Prof. Pittau, alla luce di quanto da lei esposto, ritengo di non dover più intervenire sul punto in questione.
    Solo brevemente per precisare: io sono registrato in questo blog con nome, cognome, indirizzo, e-mail e, mi pare, anche telefono di casa.
    In alcun modo ho affermato o inteso affermare che il nuraghe da il nome al sito, bensì l'esatto contrario, con la specifica che il sito è talmente ristretto e circoscritto che il toponimo "Monte Magumadas" coincide con un coccuzzolo di terra con in cima il nuraghe.
    E ancora il nuraghe de "Su monte Magumadas", tra gli oltre venti nuraghi dell'agro di Tresnuraghes, è quello più lontano, escluso su nuraghe Oddine, dal paese di Magomadas e da Nigolosu; e solo questo sito ha lo stesso toponimo.
    I miei commenti, al di là di qualsivoglia spirito polemico e dei limiti legati alle modalità della comunicazione, vogliono semplicemente essere un contributo al dibattito democratico che questo ottimo blog è in grado di stimolare.
    Con tutta la stima e il rispetto che sono dovuti alla sua persona e la considerazione che meritano il tenore e il contenuto delle sue argomentazioni.

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  12. Dati gli auguri di buon rientro (ringalluzzirà gli asini cagliaritani?) al titolare, se mi è consentito, oltre alle osservazioni espresse qui dal prof. Paulis, vorrei osservare che anche riguardo la fenicità di Magomadas possiamo esprimere qualche dubbio, di base linguistica: la terminazione -ada(s) la troviamo in toponimi di area non fenicizzata: patt-ada, covecc-ada,mamoj-ada, che parrebbero latinismi, ma non si trova spiegazione coerente per la radice; così pure per *mago, esiston tracce in area celtica e tracia di un termine interpretato come 'villaggio, campo, accampamento'. Indi la fenicità ha solo un diritto di prelazione (per l'isolamento nostrano) e nulla più.

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  13. Massimo Pittau ha scritto:
    "Poscritto: Dopo approfondite discussioni fatte con amici, mi sono convinto che in realtà la su citata “iscrizione fenicio-punica” di Bosa non è altro che un falso. E si tratta della solita storia, arcinota, dei falsari, che si ripete in ogni dominio linguistico, particolarmente in quello etrusco: i falsari o si limitano a mostrare il disegno di una supposta “iscrizione”, non mostrando affatto il suo supporto, oppure lo mostrano sì, ma lo fanno sparire subito, in entrambi i casi per impedire di subire il controllo degli specialisti. È molto probabile che questo sia avvenuto anche della molto dubbia “iscrizione fenicio-punica” di Bosa dell’Ottocento, il secolo dei falsi delle famigerate “Carte di Arborea” e quando quasi tutti gli studiosi sardi, dietro l’esempio del pur benemerito canonico Giovanni Spano che vedeva “toponimi fenici” dappertutto in Sardegna, erano affetti da “feniciomania”."

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  14. Prof., se io fossi maligna, direi che lei mette quest´ iscrizione tra i falsi perché non puó ascriverla tra le scritte cartaginesi (per motivi epigrafici) e non puó/vuole ascriverla tra quelle fenicie per motivi archeologici: quindi le rimarrebbe solo, "altro" il che potrebbe voler dire "indigeno".

    Ma io non sono affatto maligna e quindi le chiedo: che prove ha che sia un falso? viceversa, perché la Amadasi e Garbini la ritengono verace? capirá che le discussioni tra gli amici non costituiscono prova alcuna, rimangono nel campo delle opinioni personali. Cosí come i due epigrafisti avranno pure espresso un parere sul perché l´iscrizione sia stata accolta nel CIS e non convogliata alla raccolta indifferenziata. Chi l´aveva segnalata e dove, lei ne é al corrente?

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  15. @ Leo, La parola maku esiste anche in tedesco e ha lo stesso significato, hast du eine make?, tradotto: ti manca qualche rotella?
    io penso che la rotella giusta per capire la storia della Sardegna manchi a molti studiosi sardi.
    Presi come sono a celebrare se stessi e non vedere ciò che la storia gli ha messo sotto il naso.

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  16. Tornando per un attimo a Bosa, non è chiaro se il Pittau intende ricongiungerlo ad Osa, Osu (ricollegati altrove, dallo stesso, a base prossima a lat. os 'bocca')se sì,come si può dedurre una parentela, vista anche la ricca serie elencata di toponimi in bos-? La falsa ricostituzione (es. Bottieri per Ottieri) può agire in tempi recenti, non per il passato. Dal che si deve necessariamente dedurre che Osa o non c'entri nulla con Bosa, oppure che ne sia diretta emanazione (e non il caso contrario).

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  17. @ BENTUESUSU.. infatti... non meravigli quanto possa esserci di collegamenti con le lIngue nordike e il sardo... non a caso STUNNU (STONE?) è il luogo delle PIETRE FITTE nel Sarcidano... eil termine DEUTSCHE deriva da TEUT (TUATA..de DANA) ove TEUT, TUATHA ecc.. sempre GENTE significa... insomma una parentela e un'origine OCM UNE eben più antica del periodo cosidetto "Fenicio"
    kum salude.
    leonardo

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  18. Massimo Pittau scrive: "Ancora brava la dott.a Aba Losi, quando mi chiede le ragioni effettive della mia convinzione che la cosiddetta «iscrizione fenicia di Bosa» sia un “falso”.

    I) La prof.a Guzzo Amadasi (pag. 99) ha detto di aver incontrato qualche stranezza nel testo dell’iscrizione.

    II) In un loro recente studio Attilio Mastino e Raimondo Zucca, «In Sardinia tituli scribuntur et imagines sculpuntur», a pag. 427 scrivono testualmente: «Nel caso del frammento della stele di Bosa, con una sola linea di scrittura superstite, coeva alla stele di Nora, abbiamo l’uso della trachite locale, che sarebbe stata usata sia per un ulteriore testo punico, ecc. ecc.», testo del quale però gli autori non danno alcuna prova né altra notizia...

    Il riferimento che sia la Guzzo Amadasi sia A. Mastino e R. Zucca hanno fatto alla stele di Nora, può dimostrare che il falsario abbia preso come modello appunto questa stele, la quale era conosciuta in Sardegna – se non ricordo male – dalla fine del Settecento.

    E dopo, il frammento della stele è scomparso, come molti altri...



    Quasi bravo il dott. Areddu a proposito del toponimo Bosa: concede la supercorrezione Ottieri/Bottieri, mentre nega quella Osa/Bosa, perché sarebbe avvenuta in epoca troppo antica. E come fa a dimostrare che la supercorrezione non avvenisse anche in epoca antica? D’altronde – se non vado errato – la più antica citazione di Bosa si trova nell’«Itinerario di Antonino», che risale appena al secolo III dopo Cristo.

    Massimo Pittau"

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  19. Il fenomeno della "falsa ricostituzione" è piuttosto raro in sardo, di origine variegata, e sicuramente non attestabile coi dati a nostra disposizione per il passato, indi Osa non può in base alle conosciute leggi correnti: Orune (e non *orune/borune), Orgosolo (e non *orgosolo/borgosolo), Orotelli (e non *orotelli/borotelli), essere l'eventuale primum rispetto a Bosa, Bosove ecc., pertanto, ripeto, o ne discende (come pure potrebbe svilupparsi dal mio ben supportato Dosa), oppure non c'entra nulla, ed è base alternativa.

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