mercoledì 23 marzo 2011

Bronzetti all'asta, saldi di fine inverno

L'arciere in vendita. Sotto: il gruppo di 4 uccelli

Un altro bronzetto nuragico, un arciere, è in vendita alla modica cifra di 25.000 dollari nelle Royal-Athena Galleries. Proviene dalla collezione John Kluge di Charlottesville in Virginia e fu acquistato nel 1988 dalla stessa Royal-Athena. 
Ma, volendo risparmiare, all'asta si può comprare, per 2.500 dollari, un bronzo nuragico di un gruppo di quattro uccelli, proveniente da una collezione privata di Ginevra. Evviva. Speriamo che, visto il menefreghismo dello Stato italiano, almeno siano trattati bene, questi scampoli di storia sarda.
Una piccola grata considerazione. L'indifferenza con cui lo Stato italiano tratta la civiltà nuragica ha almeno un pregio: i bronzetti li si può trovare sul mercato a prezzi da saldo. Meno di 21 mila euro per quell'arciere è un'occasione da non lasciar perdere.  

19 commenti:

  1. battos puzones volande
    battos moros picande

    RispondiElimina
  2. Il signor Kluge, tedesco naturalizzato americano, uno degli uomini più ricchi d'America. La sua società Metromedia fa parte della 20th Century Fox. Questi signori quando crepano lasciano tutto alle banche svizzere, che poi mettono all'asta. Sarebbe bello scoprire il percorso di questi bronzetti da quando dall'ombra della terra nuragica passano all'ombra del cavò.
    Tombaroli sardi peggio dei sicari della mafia.

    RispondiElimina
  3. @ zio vanja

    E' facile parlare di tombaroli sardi quando esci ogni giorno e prendi a "calci" reperti come fossero cartaccia per le strade. E' anche talmente grottesco esprimerlo se si pensa che Gigi Sanna per aver scoperto e denunciato alle Autorità il rinvenimento di un oggetto in bronzo è stato denunciato come un volgare ladrone...solo per aver disatteso magari alla tempistica incalzante (ho i meie dubbi). Credo sostanzialmente che il problema del saccheggio sia la naturale conseguenza della legge dello stato che tutela i Beni Culturali. In un contesto, quello di Sant'Antioco, dove ogni cittadino nell'edificazione di un bene primario quale la propria casa si trova a dover fronteggiare uno scavo di fondamenta dove al 99% rinviene dei reperti e corre il rischio di un blocco dei lavori o magari un divieto di fabbricazione, scaturisce ora una necessità non più procrastinabile. Perchè lo stato non si adegua a quelle che sono le leggi internazionali che tutelano i Beni Culturali.Ad Esempio in in Inghilterra, la conservazione è frutto di un’'intesa comune tra i proprietari, le istituzioni filantropiche, le associazioni per la difesa dell’ambiente, i singoli attivisti e lo Stato: è uno dei matrimoni più felici per il settore privato e pubblico.

    RispondiElimina
  4. Nel 1984 venne emanato dal Governo Inglese il Business Sponsorship Incentive Scheme la cui attuazione venne affidata alla Association for Business Sponsorship of the Arts (ABSA oggi Arts and Business), organizzazione non profit nata nel 1976 per incoraggiare l'intervento di soggetti privati nel finanziamento delle attività culturali, cui vennero aggiunte, successivamente, le prime disposizioni normative dirette a introdurre una serie di agevolazioni di natura fiscale per le imprese. Nell'ordinamento inglese, l'intervento delle associazioni e delle fondazioni private costituite su base volontaristica per scopi di conservazione e di beneficenza ha assunto fin dal XIX secolo un ruolo decisivo nel settore culturale anche prima e indipendentemente da qualsivoglia regime pubblicistico di tutela. La Society for the Protection of Ancient Buildings, per esempio, creata nel 1877 da William Morris per la protezione e il recupero dei monumenti di interesse storico e archeologico, diede vita alle prime forme di catalogazione dei beni divenute poi il fondamento degli interventi di tutela contenuti nella legislazione successiva.

    RispondiElimina
  5. In base alla natura delle attività perseguite è possibile distinguere charities a base associativa le cui finalità si identificano nella conservazione di un gruppo o di un tipo di beni attraverso la promozione di studi specializzati e campagne di informazione e sensibilizzazione a livello nazionale e locale cui viene dato il nome di amenity societies, da altre, definite "building preservation trusts". Queste ultime acquistano edifici di interesse storico ed artistico al fine di provvedere al loro restauro per poi venderli, affittarli o gestirli. In questo modo, infatti, le organizzazioni recuperano i fondi necessari a intraprendere attività future dello stesso tipo. Alla categoria delle charities vanno, infine, ricondotte la maggior parte delle istituzioni museali e altri charity trusts, istituiti per la tutela, la valorizzazione e la gestione di un solo edificio o di un complesso architettonico di proprietà privata. Come già evidenziato in precedenza le amenity societies costituiscono un particolare tipo di registered charities a base associativa. Esse esercitano la propria attività nel settore del patrimonio culturale con riguardo soprattutto alle finalità di conservazione e di promozione dei beni anche attraverso l'elaborazione di iniziative promozionali, di studio ed educative a livello centrale e locale.

    La loro presenza nel contesto culturale ed artistico in Inghilterra risale alla fine del XIX secolo con la creazione della Society for the Protection of Ancient Buildings avvenuta nel 1877, seguita nel 1898 dalla Society of Antiquaries of London (divenuta oggi il Council for British Archaeology), dall'Ancient Monuments Society del 1924, dal Georgian Group del 1937, dal Civic Trust e dalla Victorian Society costitutuiti nel 1957 e, negli anni più recenti, dalla Garden History Society e dalla Twentieth Century Society.

    Proprio per la loro riconosciuta competenza tecnica in materia di beni culturali, dovuta in molti casi a una compagine partecipativa composta da volontari ed esperti del settore, queste organizzazioni hanno ottenuto, a partire dalla metà del secolo scorso, un espresso riconoscimento in molti atti normativi di legislazione primaria e secondaria, che le hanno qualificate come soggetti consultivi (statutory consultees) nell'ambito dei procedimenti amministrativi riguardanti i beni oggetto di tutela.

    RispondiElimina
  6. Tra le amenity societies quelle che esercitano la propria attività a livello nazionale godono di una posizione privilegiata nel sistema di tutela non solo a causa del numero di associati, ma anche e soprattutto per la dimostrata competenza specialistica di cui sono portatrici. La constatazione del ruolo assunto ha spinto queste organizzazioni a costituire nel 1972 un organismo che ne coordini e ne regoli l'attività, il Joint Committee of the National Amenity Societies, con l'intento di elaborare e presentare proposte di modifica per la legislazione, il sistema fiscale e le politiche che riguardino gli edifici di interesse storico e artistico. Nello svolgimento degli interventi di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali immobili di interesse storico, artistico e paesaggistico, di particolare interesse è l'attività dei building preservation trusts, vale a dire charities costituite su iniziativa privata poste a tutela di edifici singoli o di complessi immobiliari a rischio di degrado. Tali organizzazioni agiscono in base a una logica parzialmente commerciale e imprenditoriale nonostante non vi siano finalità di profitto e prospettive concorrenziali. La loro attività si sostanzia tradizionalmente nell'acquisto per somme modeste di edifici bisognosi di interventi conservativi e nel loro restauro mediante l'utilizzo di fondi propri integrati da finanziamenti statali; una volta ultimati gli interventi l'edificio viene gestito direttamente dal trust oppure venduto o affittato nuovamente a privati dietro accettazione di una serie di vincoli a carattere conservativo.

    Le attività dei building preservation trusts sono sovente coordinate dal National Trust, probabilmente uno dei più importanti organismi senza fine di lucro nel campo delle attività di natura conservativa e promozionale in materia culturale; per quanto riguarda i beni immobili, queste ultime sono, infatti, in parte assimilabili a quelle esercitate dai building preservation trusts, anche se, in generale, i settori di intervento del National Trust sono piuttosto vasti e comprendono la valorizzazione e la gestione anche di beni culturali mobili o di collezioni artistiche.

    Proprio quest'ultimo profilo ha via via assunto maggior rilievo tanto che a partire dal 2005 il National Trust è stato riconosciuto come una delle autorità museali più importanti del Regno Unito grazie alle proprietà di oltre 150 collezioni ognuna delle quali ha ottenuto l'accreditamento da parte dell'Museum, Libraries and Archives Council.

    RispondiElimina
  7. In quanto charity costituita secondo forme pubblicistiche e attraverso un atto del Parlamento, il National Trust, sebbene indipendente finanziariamente dal governo e soggetto come tutte le organizzazioni non lucrative al controllo della Charity Commission presso la quale è registrato di diritto, presenta un ordinamento disciplinato direttamente dalla legge, la quale dispone, tra gli altri aspetti, l'inalienabilità di parte del suo patrimonio (c.d. fixed heritage)
    L'attività del trust si sostanzia nella acquisizione di beni culturali e in interventi di tutela, conservazione e gestione degli stessi, resi possibili dalla continua elaborazione di programmi di funding raising. Mentre le acquisizioni dei beni possono avvenire generalmente sia a titolo gratuito che a titolo oneroso a seguito di contratti di compravendita, di leasing o di locazione, la loro gestione può essere esercitata secondo schemi differenziati: accanto a modalità ormai poco utilizzate, quali la successiva vendita, l'affitto o il leasing a terzi il National Trust ha elaborato nel corso degli anni varie politiche di fruizione e ha dato vita alla società a responsabilità limitata denominata National Trust (Enterprises) Ltd per l'esercizio di molti servizi aggiuntivi a natura commerciale, come la pubblicazione di cataloghi o l'organizzazione e l'affitto delle strutture per convegni e manifestazioni

    RispondiElimina
  8. Dato che il National Trust non riceve alcun tipo di erogazione diretta da parte degli apparati pubblici, gli strumenti di finanziamento più diffusi sono, quindi, rappresentati oltre che dalle rette annuali dei membri e dalle erogazioni liberali provenienti da soggetti privati stimolate attraverso le campagne di raccolta fondi (c.d. appeals), da nuovi meccanismi di on line fundraising e dalle operazioni commerciali del National Trust (Enterprises) Ltd che ha promosso, negli anni più recenti, la conclusione di accordi di sponsorizzazione e di parternship.
    Cosa ne pensate? Potrebbe funzionare?

    RispondiElimina
  9. Grazie Marcello delle tue puntuali informazioni. Che però rischiano di farci mordere le mani, pensando a come potrebbe essere una legislazione sui Beni culturali che non scontasse la presenza di norme costituzionali accentratrici come le italiane. Del resto hai detto bene tu, ricordando i guai che rischiano di correre Gigi Sanna e il suo editore per via di una legge sciocca e della applicazione strabica da parte della Soprintendenza di Cagliari.
    Però è vero quanto dice zio Vania: i tombaroli sono una piaga. Ammesso che questo arciere sia stato scavato da un tombarolo, va da sé.

    RispondiElimina
  10. Avete ragione i tombaroli sono una piaga, sostanzialmente creata dallo Stato ma sempre una piaga! Comunque esiste sempre l'iniziativa legislativa popolare! Dico sempre volere - potere e se lo vogliamo possiamo cambiare leggi e quant'altro..solo se lo vogliamo!!! Perchè non provarci seriamente..credo che sia nell'interesse di molti che seguono questo blog tutelare e rivalutare i NOSTRI beni archeologici. Basta con le lamentele non portano da nessuna parte è ora di agire!!

    RispondiElimina
  11. L'aspetto drammatico di tutta la cosa è che i due pezzi hanno il valore aggiunto (immenso) della scrittura. Nulla c'è nella produzione dell'artigianato sacro nuragico (oggetti legati al culto) di assolutamente decorativo. Guardate bene quegli... 'uccelli'. Strani vero? Che artigiano scriba furbacchione!
    Vuoi vedere che a comprarlo (e a nasconderlo per sempre) sarà ora un collezionista di un certo tipo di scrittura individuata da un 'ambiguo' quanto 'fantasioso elucubratore'?
    Naturalmente a qualcuno dei miei noti estimatori la sparizione della prova farà un immenso piacere. Ciò che si nasconde non esiste. O perlomeno resiste: per 20, 30, 50 anni. Come lo spillone di Antas! Il tanto che basti a non muovere o a spostare nel momento opportuno, in modo impercettibile, i paletti.

    RispondiElimina
  12. @ Marcello
    La cosa è molto più complessa di quanto si possa immaginare. Intanto bisognerebbe raccogliere almeno 50 mila firme, uno sforzo gigantesco, con il rischio/certezza che la proposta popolare non sia accolta perché incide su uno dei principi fondamentali della Costituzione.
    L'unica possibilità è assumere per Statuto competenza primaria. Sarà difficile ma è l'unica strada percorribile.

    @ Gigi
    E pensa che quegli splendidi uccellini, con tutto quel che hanno in sé di scrittura, sono in vendita a circa 2.100 euro. Te lo immagini a quanto li venderebbero se si accorgessero di che cosa hanno in mano? E te lo immagini che cosa succederebbe se la Soprintendenza avvertisse i CC di quale scempio si sta per compiere? Pensi che potrà succedere?

    RispondiElimina
  13. Cominciamo dagli uccelli: per me, sono pernici. Quante erano? Forse erano di più e solo quattro, dopo aver preso il volo, sono planate sulla Reale Galleria di Athena. Quattro sono anche i segmenti di cui è formato il”collare” del bronzetto. Ce né altri con collare a quattro giri? A tre? A due? A uno solo? Potrebbe essere un segno distintivo: magari i “gradi”, come le stellette o le “lasagne” sulle spalline. Cosa porta sulla cintura? E sulla spalla sinistra? Il piede rimastogli, è vero, rimane un po’ fuori misura ma anche gli occhi non scherzano. Tutto il resto mi sembra nella norma, corna comprese. Come nella norma è il fatto che venga messo all’asta in qualche galleria d’arte.

    RispondiElimina
  14. secondo me il guerriero è un falso, vi sono alcuni dettagli che non mi convincono, ma ovviamente per un giudizio serio bisognerebbe dederlo dal vivo.

    saluti

    mauro peppino

    RispondiElimina
  15. O Sole meu.Cantu m'aggradas brullande e pigande a...! Perdighes? Ohi, ohi! Comente 'naturalista' bales pagu o nudda.Sas perdighes sunt tzugicrutzu.Non dd'ischis? Comente comparativista interprete de sinnos andat menzus. Menzus meda! Abbaida chi a bortas unu brullande brullande...
    Po ironia e satira oratziana ses de s'iscola de unu Puzone (pilloni)de 'oro (dorau in camp.)chi non s'agatat mancu in Albione. Duos puzones emmo: ma tocat a nde agatare ateros duo.

    RispondiElimina
  16. In questi giorni circolava su facebook la stessa immagine (non ricordo bene dove) e credo che sia un'ulteriore conferma all'esistenza dei popoli del mare e i contatti con la Sardegna: in merito alle colombe porto alla vostra attenzione una riproduzione in terracotta proveniente da Knosso e impostata secondo un canone ben preciso (british school at athens VIII pag. 29 fig. 14). Tre pilastri, coronati ciascuno da abaco e echino e sormontati da una colomba per un totale di 3 colombe. Il piedistallo sembra spezzato e è facile supporre che i complessi colonna-colomba fossero di più. Come raffronto suggerisco la simbologia riprodotta negli alberi delle navicelle sarde. Ideologicamente, da Evans a Glotz, tali figure rappresentano le colonne divine che reggono la volta celeste idealizzata nella colomba.
    Per quanto riguarda la figura umana concordo con Elio, lo pubblicai diversi mesi fà su Lacanas quando feci l'articolo sui bronzetti e l'armamento e l'ho inserito anche ne "Il Popolo Shardana": più anelli al collo, che si riflettono con i medesimi anelli alla cintura o addirittura con il numero dei lacci sul petto, potrebbero rappresentare il rank (grado) del milite. vedete che vuol dire cooperare senza litigare...meditate gente meditate...

    RispondiElimina
  17. Beh, o Zi', non mi toches su mestieri, ca apo fatu su naturalista e su cassadore. Alicurtza e coicurtza est sa perdighe; cantu a tzugu nde jughet pius meda de sa columba e de ateros puzones boladores e setzidores ma, de custos urtimos,nde connosco, pro esser meu, unu ebbia. So' abbarradu in pensos pro more de cussu "Sole" ma tinde torro gratzias. Pius che sole, iat narrere, lughitedha de pagu contu.

    RispondiElimina
  18. Su puzone 'setzidore' est cosa de ammentare de abberu. Tocat a ddu ponnere in su lessicu de su ...Puddu (ma issu puru ohi ohi!)

    RispondiElimina
  19. Su puzone 'setzidore' est cosa de ammentare de abberu. Tocat a ddu ponnere in su lessicu de su ...Puddu (ma issu puru ohi ohi!)

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.