lunedì 17 gennaio 2011

Le morti a Quirra: una questione genetica?

Il video con l'intervista al gen. Molteni
di Augusto Secchi

La memoria non è più quella di una volta. Per ricordare le corbellerie non basta più premere sulle tempie e chiedere alle proprie figlie di abbassare il volume della televisione. Sempre più spesso, per richiamarle alla mente distratta dal contingente, è necessario collegarsi a un motore di ricerca. È quello che ho fatto e che invito a fare a chi, come me, ritiene utile tramandarle a futura memoria. Fra le tante a disposizione ho pensato bene di farmi venire un travaso di bile ripassandomi un filmato segnalato in questi giorni da molti blog.
Un filmato, che avevo del tutto rimosso, in cui il generale Fabio Molteni, comandante interforze del Salto di Quirra, dichiara che gli abitanti dei territori in cui ricade il poligono hanno l’abitudine di impalmarsi fra parenti. Non bastasse si è lasciato andare ad una richiesta che avrebbe fatto sicuramente piacere a Lombroso e al suo allievo Niceforo che, come sappiamo, era così affezionato alla Sardegna che si è preso la briga di misurare i crani dei nostri predecessori così tanto avvezzi al delitto. Siccome il metro non è più di moda il generale chiede che la sua geniale congettura venga confortata da studi genetici sulla popolazione.
Dato che c’ero ho cercato, sempre nel motore di ricerca, le dichiarazioni di indignazione dei nostri politici: di destra, di manca e di centro. Non quelle stucchevoli e opportunistiche di oggi, che si sprecano, ma quelle in replica a questa perla. Dichiarazioni che, ho pensato, ci saranno certamente state. Ma non le ho trovate. Ho riprovato digitando altre parole. Ancora niente. Ma non dispero: probabilmente dipende dalla mia poca dimestichezza con il mondo di internet.
Il motivo per cui mi sono messo a scrivere quest’articolo è solo questo: vorrei che qualcuno, che ha più memoria di me e dei motori di ricerca, mi illuminasse su qualche intervento sdegnato o un moto di stizza o, che ne so, un’alzata di schiena per scrollarsi di dosso almeno qualche briciola di quella sudditanza che tanto fa arrabbiare i nostri politici ogni volta che gliela ricordiamo. In ogni caso io attendo fiducioso perché sono sicuro che, tanta impudenza, non sarà certamente passata in cavalleria. Con la classe politica che abbiamo non c’è nemmeno da pensarlo.

8 commenti:

  1. Sa malaria e sa microcitemia sunu maladias geneticas chi sa natura nos at "donadu" e galu no si connochene o chie los connoschet non de narat, sos dannos chi nos at fattu su DDT, ma de tzertu ischimus chi si in sa Chirra b'at naschidu mustros sa curpa est de s'uraniu, chi, poveru cantu siat, est causa de tumores de cada zenia. E non b'at bisonzu de iscomodare nen Lombroso nen Niceforo. Issos si che sun mortos e pache a s'anima issoro, ma no ana nadu chi fimus geneticamente malaidos, ma psicologicamente " delinquantes". Su zenerale podet narrer su chi li paret, ma non podet incurpare sa natura de sos dannos chi sun fachende sos militares e non pro garantire sa pache, ma pro essere prus fortes in sas gherras.

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  2. Dimenticavo una cosa: non solo "venales" ma, quel che è peggio, in casi come questo, oltre al danno le beffe,"currudus e apaliaus puru".

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  3. Se fosse vero che i sardi siamo più esposti di altri ad ammalarci di leucemie per nostra costituzione genetica, sarebbe diabolico continuare a utilizzare la base missilistica di Perdasdefogu. Dovremmo allora recarci lì in massa e cacciare via i militari, le prime vittime.
    Tuttavia andrebbero resi pubblici gli studi che dimostrino una tale nostra caratteristica genetica.

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  4. da elio

    questo commento viene prima del mio precedente.

    Il generale Molteni è un militare, generale di non so bene quale arma ma ha poca importanza, comunque un militare. Abiterà pure a Roma con la sua famiglia ma, se sbaglio correggetemi, l’intervista è stata fatta a Perdas. Perché dico questo? Perché certe domande non si fanno ai militari che, per loro “abitus” non hanno una grande libertà di movimento, neanche se sono generali. In linea molto generale, ritengo , questa, una garanzia per la comunità. Loro non hanno “la verità”, ammesso che qualcuno possa averla, la loro verità ha le stellette ed è all’interno di un perimetro ben preciso, talvolta in un bunker.
    Certe domande vanno rivolte al governo, vanno rivolte ai politici. È perlomeno improprio, per non dire capzioso cercare di mettere con le spalle al muro chi serve sotto una divisa. Vero che Sant’Efis, militare pure lui, si comportò diversamente, ma non mischiamo il sacro col profano. Per questioni di genetica andiamo dai genetisti e non ascoltiamone uno solo. Inoltre, è sempre bene andare indietro nel tempo per analizzare l’andamento di un fenomeno e non precludersi ogni possibile variante in un’indagine giornalistica; altrimenti si corre il rischio di voler dimostrare una tesi precostituita.
    So bene, con queste mie, di essere additato come venduto allo “straniero occupante” e per di più a gratis, almeno mi pagassero, ma non riesco, forse per l’età, a buttarmi in una mischia se non ne vedo i contorni.
    Il problema, continuo a dire, mi sembra un altro: nell’installazione del poligono, nella scelta del sito, nei sistemi di garanzia la nostra parola non si è sentita. Tutto è stato fatto senza che i Sardi, in generale e i Foghesi in particolare, abbiano potuto dire “ba”, di modo che quel che ne è venuto, ne è venuto e, ora tutto quel che si può fare è agitarsi dando il sospetto che venga fatto con spirito di parte nel conflitto politico essenzialmente continentale, con i Sardi, come al solito, “venales”.

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  5. I tunisini hanno dimostrato che con le proteste disperate si può mandare a casa un despota,perchè noi sardi,tutti uniti ma proprio tutti non facciamo chiudere Perdasdefogu?Utopia? Non credo,sono convinta che se noi sardi avessimo più rispetto di noi stessi,con una protesta massiccia e con documentazioni delle malattie(non genetiche)causate dall'uranio,presente in questo posto,otterremo risultati positivi.Volere è potere,però bisogna essere decisi fino in fondo.

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  6. Iscusamia Zuannefrantziscu,
    approfitto di questo tuo spazio per salutare mia moglie che è anche mia sorella,
    e mio fratello che è anche mio patrigno in seconde nozze, e anche i miei nipoti che sono anche miei fratellastri nati da quest'ultima felice unione.
    Saluto anche mio suocero, ovvero mio cugino, padre dei mie due figliastri maschi,
    e mio nonno paterno e mia nonna materna, che dopo la tragica dipartita dei rispettivi coniugi hanno pensato bene di sposarsi, tant'è abitavano la stessa casa essendo i due padre e figlia.
    Saluto infine il mio caro asino “Chicchinedda”, a cui non mi lega nessuna parentela diretta ma un affetto del tutto particolare.
    Del resto si sa,
    noi sardi amiamo gli animali.

    Valerio Saderi.

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  7. @ADG
    Su ch'as iscrittu cheret collidu a càsticu e imbiadu a su ministru de sa difesa chi non s'assimizat ne a su babbu , ne a sa mama, ne a su frade, ne a sa sorre, ne a su mannoi, ne a sa mannai... Chi siat fizu de "Chicchinedda" ?....

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  8. da Augusto Secchi

    Scusa anche me, Zuannefrantziscu, se approfitto nuovamente di
    questo tuo spazio per dire che il commento di Valerio Saderi è davvero
    una perla che meriterebbe, questa sì, d’essere tramandata a futura
    memoria. Assieme all’esegesi ironica di Larentu e, si capisce, a
    Chicchinedda al quale va tutta la mia simpatia e solidarietà.

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