martedì 21 settembre 2010

"L'Unione", o della libertà di disinformare

Si chiama “L'Unione sarda”, è il maggiore quotidiano nell'isola, ma sarebbe l'ora che restituisse quell'aggettivo, sarda, ai legittimi proprietari. Da tempo, il giornale cagliaritano evita come la peste di occuparsi di tutto ciò che abbia a che fare con l'identità-diversità della Sardegna di cui, evidentemente, promuove la stessa Unione che vollero 163 anni un manipolo di sciagurati che, cappello in mano, andarono a Torino per barattare la secolare autonomia stamentaria in cambio di qualche impiego per loro e per i figli.
Si dà il caso, come si sa, che ieri sia cominciata nel nostro Parlamento una sessione che potrebbe portare la Sardegna ad avere un rapporto completamente nuovo con lo Stato italiano, un rapporto fondato sulla sovranità compartita della Regione e dello Stato, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze. Fuori di ogni retorica, sessantadue anni dopo la “concessione” dello Statuto vigente, si tratta – o potrebbe trattarsi – di una svolta storica. Testimone, se non altro per mestiere, di questo fatto importantissimo e forse decisivo per le sorti anche dei suoi lettori, quel giornale neppure se ne è accorto.
O meglio, se ne è accorto, ma lo ha ritenuto di scarsissima importanza, tanto da non dedicargli in prima pagina neppure un titolo, accanto a notizie come queste: “Droga, alcol e poco sonno: come “bersi il cervello””, “Addio Sandra Casa Vianello ora è vuota”. Per trovare un risibile articoletto di 307 parole (quaranta in meno di uno sui “carabinieri del Nas a caccia delle cozze infette”) bisogna arrivare a pagina 6. Quel quotidiano ha fama di appoggiare il centrodestra sardo, il quale schieramento ha presentato una mozione mutuata dalla proposta del Comitato per lo Statuto. Ma non c'è niente da fare: le simpatie politiche non vincono l'indistruttibile vocazione ad una nuova perfetta fusione che consiglia il giornale a far finta che nella sua testata compaia la parola “sarda”.
Libertà di stampa, si dirà. E a ragione: un quotidiano è libero di scrivere, ci mancherebbe altro, quel che vuole e come vuole. E finché ci saranno decine di migliaia di persone contente di essere disinformate, manipolate, condotte per mano verso l'oblio del loro essere parte di un popolo, questo passerà il convento.
L'altro quotidiano sardo, La Nuova Sardegna, che continua a pubblicare – anche oggi – interventi nel dibattito aperto sulla nuova autonomia, ha un grande titolo in prima pagina e due articoli sulla discussione in Consiglio regionale.
Chi avesse voglia e interesse a seguire la discussione, può trovarne sotto la testata i link al sito del Consiglio regionale che pubblica i resoconti ancora non ufficiali del dibattito.

7 commenti:

  1. non stupisce che i media sardi abbiano una linea editoriale italianista. non stupisce perchè fanno capo ad editori e a gruppi editoriali che conosciamo bene per fede politica... per quello abbiamo un'amore sconfinato per la rete !!
    Giuseppe

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  2. Ho letto, e costa fatica, tutto il resoconto degli interventi in Consiglio Regionale.
    Siccome sono e resto un maestro elementare, non riesco a non sussultare di fronte a certe frasi senza alcun costrutto...
    Ma dimmi, GFP, queste schifezze sono rese in questo modo dalla scarsa professionalità di chi le trascrive?
    In ogni caso, nel consigliere più vecchio ho trovato lo spirito più giovane. Ho detto giovane, non giovanile.
    Vai così Felicetto, Part' 'e Montis è sempre con te!

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  3. Grazie Gianfranco per il lavoro che stai facendo .. hai pienamente ragione su L'Unione Sarda che deve cambiare nome

    e per me mettere: Portavoce dell'Unione Coloniale Italiota in Sardegna...

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  4. @ Francu Pilloni
    Signor maestro, tieni presente che si tratta di resoconti non ricorretti, scritti così come sentiti. I resocontisti hanno, invece, fatto un ottimo lavoro e puntuale. Quando avremo i testi definitivi, li pubblicherò, perché ho l'impressione stia succedendo qualcosa di molto importante.

    @ Ithocor
    Credo che tu abbia ragione, ma non tutta la ragione è lì. C'è credo la dimostrazione che i pregiudizi intellettuali travalicano sciocchi concetti di sinistra e destra. In realtà - ma questo è un discorso impegnativo da fare - la divisione fondamentale ed anche salutare in Sardegna è fra sovranisti e nazionalisti italiani, a loro volta diversificati intorno a sensibilità più o meno accentuate. Voglio dire che ci sono nazionalisti italiani aperti alla discussione e chiusi, costi quel che costi.

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  5. la stessa tecnica fu applicata con Soru che ( simpatico o antipatico)
    non fu mai intervistato dall'Unione
    e dico MAI , con tutto quello che significa una cosa del genere
    per un quotidiano.
    Certo Ginfrà lo vedi ora su una cos ache ti sta a cuore , ma è un modo di intendere il "giornalismo" che hanno sempre usato

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  6. @ Paolo Curreli
    Hai ragione, non è buon giornalismo quello che nasconde ai lettori il pensiero di un capo di governo; non lo è neppure quello speculare, che abbonda ipertroficamente. Sono i guai dei quotidiani che pretendono di farsi partito per orientare e non informare i propri lettori.
    Ma in questo caso siamo al limite di una cialtroneria incredibile. Si impedisce ai lettori tendenzialmente di centrodestra di potersi fare un'opinione sulla posta in gioco, enorme perché riguarda anche il futuro che comunque incombe su di loro, senza che, almeno, ne siano avvertiti. Quelli tendenzialmente di centrosinistra sono, invece, messi in condizione di sapere in quale senso va il loro futuro.
    Hai in mente la storia di quel tipo che si tagliò i cosiddetti per far dispetto alla moglie?

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  7. Il ciarpame,la disinformazione è dovunque ed è una grande schifezza(una parola che non uso mai,perchè mi da fastisio,in questo caso è appropriata)Faccio una domanda:essere giornalisti liberi e dignitosi della propria dignità è un'utopia?

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