domenica 25 luglio 2010

I sindacati e lo Statuto sardo

Pubblico, visto che altri non lo fa, lo straordinario documento dei sindacati sardi dal titolo "Manifesto per un Nuovo statuto della Sardegna". Che sia fuori dell'ordinario, chi legge lo vedrà subito. Che sia del tutto condivisibile è, naturalmente, un altro discorso. Ma non v'è dubbio che si tratti di una assunzione di responsabilità assolutamente inedita per i sindacati sardi. Nella latitanza della politica, rotta da alcune per altro interessanti voci isolate, il Manifesto dei sindacati fa ben sperare che si apra una discussione fra i sardi sul loro futuro. [zfp]


Al Popolo della Sardegna e alle sue istituzioni

Noi, cittadini, uomini e donne della cultura, del sociale, della politica e delle istituzioni della nostra amata terra, provenienti da tutte le parti dell'Isola e partecipanti di differenti espressioni politiche, diversi orientamenti culturali, molteplici ruoli politici e sociali riuniti nei pressi del Nuraghe Losa, in Abbasanta per riflettere sulle condizioni, i progetti e i doveri verso il nostro difficile presente e in vista di un migliore comune futuro, consapevoli dei tanti motivi che fino ad ora ci hanno visto spesso differenziati e posti reciprocamente in conflitto negli indirizzi istituzionali e in quelli politici decisi però a lavorare insieme attraverso ciò che ci unisce, ci rafforza e ci rende liberi, partecipando dei migliori valori del nostro popolo, nell'intento di costruire le risposte alle odierne necessità e alle positive prospettive della nostra gente, abbiamo congiuntamente deciso di porre all'attenzione del nostro Popolo i principi ispiratori che fondano il nostro impegno nella costruzione dei nuovi istituti autogoverno.
Sono i seguenti:

5 commenti:

  1. Caro GFP,
    sarà perché è estate, ma sembra che la questione dello Statuto e in particolare questo Manifesto, non intriga proprio nessuno nessuno nessuno.
    Tu parli della straordinarietà di questo documento, anche se non ti spieghi meglio in che consista.
    A me pare una cosa molto "ordinaria" già nelle espressioni letterarie, in accentuato sindacalese, per cui si dice tutto e non si dice niente, soprattutto niente di nuovo.
    A me, cittadino iscritto al sindacato, interessa in prima istanza che il sindacato a cui do la fiducia e l'obolo mensile rivendichi la salvaguardia dei miei diritti di lavoratore, ora in pensione, piuttosto che una fuga in avanti nel politico, che comunque non contesto come un'invasione di campo.
    Se i sindacalisti erano quelli soliti di CGIL-CISL-UIL, dubito che possano essere "partecipanti di differenti espressioni politiche, diversi orientamenti culturali, molteplici ruoli politici e sociali" perché straordinariamente raccolti in area centro o sinistra, e per il fatto che i dirigenti sindacali non possono rivestire ruoli politici e/o amministrativi.
    Il fatto poi che si siano riuniti "nei pressi del nuraghe Losa" non aggiunge nulla al Manifesto, anche perché si fossero dati appuntamento in uno qualsiasi dei 384 comuni della Sardegna, sarebbero stati comunque in prossimità non di uno, ma di numerosi nuraghi, comunque e diversamente denominati.

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  2. Caro Francu,
    non è un problema di estate. E' una divergenza su che cosa sia un sindacato: tu lo pensi dedito alla difesa degli iscritti, io lo penso meno economicista e più parte integrante della classe dirigente. E in quanto tale tenuto ad avere una visione complessiva dei problemi.
    A me il Manifesto piace, non tanto nel linguaggio quanto nel contenuto, simile a quello che c'è nella proposta di Nuovo Statuto che ho contribuito a elaborare. A te non piace. Non è poi cosa tanto strana.

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  3. No, Caro GFP,
    non ho detto che non mi piace né che considero fuori luogo che il sindacato dilaghi nel politico.
    Ho detto chiaro che non c'è nulla di nuovo, visto che le stesse cose, come hai ricordato tu, sono già state messe nero su bianco dal Comitato per il Nuovo Statuto a cui partecipi.
    Se mi passi l'immagine, oggi il sindacato è in cassa integrazione e, non volendo starsene in ozio, partecipa a quelli che gli sembrano lavori socialmente utili, cioè a far proposte politiche nel vuoto di idee e di iniziative della classe politica vera e propria che ci governa dai banchi della maggioranza o dell'opposizione.
    Abbiamo vissuto una stagione simile, negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, quando in Italia bastava indire uno sciopero generale per far cadere il governo. E quella stagione di strapotere del sindacato non ci ha portato quanto ci illudemmo dovesse scaturire da un'azione forte e unitaria, perché la politica si difese arretrando ancora di più, anziché confrontarsi con proprie idee e diverse proposte con l'azione sindacale.
    Dunque il problema non sta tanto nel contenuto del Manifesto, che è zeppo di cose di senso comune, di ovvietà persino, di principi civilissimi di libertà, tolleranza, fratellanza dei popoli nella pace universale, etc. etc., ma nella qualità delle espressioni che sono rivolte perlopiù all'interno e per questo autoreferenziali.
    Vedi se non ti fa sorridere la rivendicazione dello status di insularità per la Sardegna, detto come se qualcuno metta in discussione la sua geografia: lo so che allude a privilegi più o meno legittimi che si chiedono all'UE per il fatto di essere un'isola, ma hai notato che viene detto come allusione a pregressi e stantii ragionamenti dati per scontati?
    Hai visto che il documento in questione verrà ricordato nei secoli come "il Manifesto del 16 luglio 2010"?
    Ti pare l'atteggiamento di chi si mette al servizio del Popolo e della gente di cui parla?
    A me pare che sottenda la convinzione, anzi la presunzione, di chi è convinto di aver fatto la storia.
    E, in ultimo, se l'hai capito almeno tu, spiegami cosa vuol dire "rispetto delle peculiari identità storicoculturali e delle varianti linguistiche nei territori dell’Isola".
    Secondo te, sono o non sono per la LSC?

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  4. Sono quasi le 23 e mi limito a stare con Franco Pilloni. E' facile immaginarseli pensosi su come farsi notare prima di chiudere bottega e andarsene al mare ( ma chi sono?): "Facciamo un bel manifesto e poi, al rientro, vediamo come butta. Se sarà il caso si insiste, se non s'alza un chiodo, cercheremo qualche altra cosa. Se ne annunciano per tutti i gusti."
    Anche questa è classe dirigente, di cui bisognerà discutere perchè, la classe dirigente, nel suo insieme, è proprio quello che più ci manca.

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  5. Anche dello Statuto bisognerà parlare. Ma non fra di noi. Con tutti i Sardi.

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