lunedì 5 luglio 2010

Architettura e ceramica Shardana nel Vicino oriente

Con la pubblicazione della terza parte si conclude il saggio che il professor Ugas ha dedicato alle scoperte fatte nel sito israeliano di el Ahwat (nelle foto un edificio megalitico con volta).
Da qui la prima e la seconda parte.





di Giovanni Ugas

L’architettura nuragica nel contesto mediterraneo -Sul piano formale e funzionale, l’architettura delle residenze fortificate nuragiche è in pieno accordo con i coevi talajots delle Baleari -soprattutto della vicina Nura (Minorca)-, e ancor più con le torri della Corsica meridionale. I protonuraghi, i più antichi talajots e torri hanno un’unica origine e potrebbero essere scambiati tra loro tanto sono simili. In ambito edilizio, la parentela con le Baleari si estende anche ai sepolcri cosiddetti a naveta” che richiamano le “tombe di giganti” protosarde. Durante il Bronzo recente, sembra sminuire la relazione con Minorca, dove non risulta attestato il tholos ogivale, mentre in Corsica la parentela è ulteriormente rinforzata, benché le torri si presentino in forme più modeste rispetto ai nuraghi.
E’ palese che, tra il XVI e il XIII secolo, Minorca e Corsica costituiscono con la Sardegna una sorta di koinè insulare delle torri, una prima Tyrrenìa di cui l’isola dei nuraghi appare l’epicentro politico ed economico. Se nella sua tecnica costruttiva il protonuraghe risente almeno in parte delle esperienze megalitiche occidentali, sul piano formale e funzionale prevalgono gli influssi del mondo egeo ed orientale. Infatti, se si esclude la citata area insulare, in tutto l’Occidente mediterraneo, durante l’età del Bronzo risultano del tutto assenti analoghe residenze fortificate di capi in tecnica megalitica.
Tenendo presenti alcune sostanziali differenze tra le fortificazioni sarde e quelle dell’Egeo e del Mediterraneo orientale in genere, dove le torri sono sistematicamente quadrangolari, esaminiamo le analogie che almeno in parte derivano da esperienze comuni, pur nell’ambito di culture con proprie specificità.

Leggi tutto

20 commenti:

  1. E bravo Giovanni!
    Ce ne hai dato buon foraggio da ruminare!
    Confesso che mi piace più ascoltarti che leggerti, perché leggerti è una gran fatica a causa della densità di informazioni e riferimenti che metti in campo.
    E ne hai di fegato a sostenere che le maestranze-architetti che innalzarono i muri ciclopici qua e là per l'Egeo in quel XII secolo a.C. erano (non potevano che essere) sardo-shardan.
    Certamente ti rendi conto che le tue ben supportate teorie, insieme alle scoperte sulla scrittura nuragica, sono come le due ante ad aria compressa del pullman della futura archeologia sarda: stanno per chiudersi e chi è salito, ci sta dentro e va; chi è rimasto a terra, pazienza! Vuol dire che continuerà a sollazzarsi con i mitici Fenici.
    Mitici inteso alla Homer Simpson, tipo un gelato a sette gusti.

    RispondiElimina
  2. in effetti, in regime di ex-oriente lux in cui tutto, ma proprio tutto viene da oriente, e nulla può esser venuto dall' occidente in oriente anche solo per gioco di sponda o di reflusso, bisogna riconoscere ad Ugas un grande coraggio.

    RispondiElimina
  3. da Giuseppe Mura

    Gent. mo prof. Ugas
    Cosa dire del suo articolo? Innanzitutto mi permetta di esprimerle tutta la mia considerazione nei confronti della sua “onestà intellettuale”. Non trovo altri termini per definire questa pubblicazione perlomeno coraggiosa, viste le tante novità che presenta in ambito storico e archeologico; a questo punto, in attesa dell’uscita del secondo libro della sua “trilogia”, abbiamo tanti spunti sui quali discutere.
    Non le nascondo la soddisfazione personale che ho provato nel leggere la sua esposizione divisa in tra parti, infatti nel mio lavoro di ricerca, seppure con approccio e modalità diverse, sono pervenuto in molti casi alle medesime conclusioni.
    In quest’occasione vorrei argomentare sul ruolo assunto dagli Shardana in Oriente, lei afferma: “Nella scelta delle terre in cui si stabilirono tali popoli, Peleset/Filistei, Sikali, Shardana e Daynum, deve avere avuto un peso decisivo, a mio avviso, il ruolo di coordinamento e di leadership assunto per diversi secoli dagli Shardana, i guerrieri dall’elmo cornuto sono gli unici a prendere parte a tutte le azioni dei Popoli del Mare con le genti del Nord-Africa sia a favore che contro l’Egitto”.
    Ritengo che questo ruolo di coordinamento risulti ancora più evidente se ampliamo la nostra visione allo scenario che caratterizza il Mediterraneo dell’Età del Bronzo, ovvero quello che prevede l’esistenza, in Occidente, di una potenza politico-economica (quella nuragica) in competizione con le maggiori civiltà orientali nella navigazione, nel commercio, nella produzione dei metalli e nelle arti. Scenario che, così mi pare di capire, lei accetta in modo implicito.
    Solo in quest’ottica, infatti, trovano spiegazione alcuni problemi irrisolti della preistoria che molti studiosi definiscono addirittura “misteri”.
    Propongo due esempi, entrambi legati al regno egiziano di Meremptah, e che sottopongo alla sua attenzione. Il primo è legato all’assalto della coalizione condotta da Libici e Popoli del Mare; nell’occasione sono schierati con gli invasori i Libi, Meshwesh, Shardana, Tursha, Sheklesh, Akwesh e Lukka. Come fu possibile, si chiedono ancora oggi gli studiosi, che genti così eterogenee e provenienti dai versanti opposti del Mediterraneo e lontanissimi tra loro come la Libia, la Sardegna, la Sicilia e l’Anatolia, si unissero per portare un attacco in comune al grande regno egiziano? Evidentemente fu necessaria una notevole operazione di coordinamento delle forze in campo e, tra le suddette genti, solo gli Shardana (come dice lei) avevano acquisito un’esperienza secolare in Egitto.

    [Continua]

    RispondiElimina
  4. [Continua]

    Tuttavia questa esperienza andrebbe estesa anche alle aree di provenienza dei vari alleati alleati, in quanto i Nuragici-Shardana erano in contatto diretto non solo con le genti occidentali che facevano parte della sua sfera d’influenza culturale, ma anche con i Libici (la grande Libia dei Greci era nella rotta che conduceva all’Egitto) e con l’Anatolia occidentale bagnata dal mare Egeo, interessata da insediamenti di Pelasgi e Cari di origine nuragica.
    Il secondo esempio si basa su quanto attestano le fonti egiziane: l’attacco in questione fu condotto via terra e nel settore occidentale del delta del Nilo. Questo significa che il punto di riunione della variegata coalizione fu stabilito all’interno del territorio libico, non lontano dal mare e vicino al confine con l’Egitto. Dopo la presunta vittoria gli Egiziani fanno il consueto inventario delle armi lasciate sul campo dal nemico, in particolare segnalano il rinvenimento di migliaia di spade in bronzo nelle aree di combattimento dei Meshwesh. Dov’è il mistero? Anche in questo caso gli studiosi non si spiegano come genti dell’interno del territorio libico, peraltro considerate semi-nomadi, disponessero di un numero così cospicuo di spade in bronzo.
    La presenza degli Shardana-Nuragici nella coalizione potrebbe spiegare sia la scelta del luogo di riunione, sia la presenza delle spade. Una recente scoperta archeologica sembra confermare questa supposizione: nella regione costiera di Marsa Matruh, circa 300 Km ad Ovest da Alessandria d’Egitto, un’isoletta collocata all’interno di una laguna (Bates o Santa Maria) ha restituito le vestigia di un villaggio dell’Età del Bronzo che presenta ingenti tracce di attività metallurgica di fusione e lavorazione del bronzo.
    Ebbene, la regione in questione era accorpata al territorio libico negli anni del conflitto, quindi non è da escludere che facesse parte del luogo di riunione per la coalizione dei PdM. Tra questi chi come i Nuragici-Shardana disponevano della tecnologia necessaria per fabbricare migliaia di spade in bronzo?
    Cordiali saluti

    Giuseppe Mura

    RispondiElimina
  5. Mi si è allargato il cuore. Giovanni Ugas scende in campo ad incrociare la sua affilata sciabola anche con le armi improprie che giostrano in questo blog.
    Devo studiarmi bene le sue parate, i suoi affondi, le sue botte insistite sull'architettura militare dei nuraghi.
    Chi sa che non mi riesca di coglierlo in 'farta' per un momento e punzecchiarlo con la mia spada di canna

    RispondiElimina
  6. @Atropa
    Evidentemente non ha seguito le presentazioni sui reperti epigrafici dell'età del ferro (su lingotti e altro) svolte dal Prof. Ugas.
    Se l'avesse fatto dubito che sarebbe così esuberante con il dotto Professore.

    RispondiElimina
  7. elio ha lasciato un nuovo commento

    Sarà bene che dica perchè mi si è allargato il cuore a leggere la firma in chiare lettere di Giovanni Ugas. Finalmente un altro intellettuale onesto. Sono un po' come le mosche bianche ma ci sono. Non hanno la putza sotto il naso e non rimangono all'interno delle consorterie, dove, quando si cade, si cade sempre in piedi: è roba loro e a nessun altro è concesso di metter becco; tremendi quando si tratta di invidie reciproche ma tutti per uno quando, dall'esterno si cerca di sbirciare nei loro fortilizi.
    Così si uccide la scienza, si uccide la ricerca ed è perfettamente inutile prendersela con i Bondi o i Tremonti di turno.
    Giovanni Ugas è un uomo e non ha remore a confrontarsi con gli altri uomini, anche quando dovessero cascare le braccia per l'ignoranza degli interlocutori.
    Di questo mi sento di ringraziarlo in anticipo, perchè quando cercherò di contraddirlo abbia pazienza: la mia ignoranza è tanta.

    RispondiElimina
  8. Sig. Lessà,
    ho letto il suo commento rivolto ad Atropa:

    Evidentemente non ha seguito le presentazioni sui reperti epigrafici dell'età del ferro (su lingotti e altro) svolte dal Prof. Ugas.
    Se l'avesse fatto dubito che sarebbe così esuberante con il dotto Professore.


    e le chiedo se potesse entrare nello specifico perché vorrei sapere cosa non la convince della tesi di Ugas. Mi è parsa ragionevolmente supportata da dati scientifici.
    Grazie in anticipo.

    RispondiElimina
  9. In primis i miei complimenti a Giovanni Ugas, espone con perizia la sua tesi cercando di spiegare le ragioni su qui si fonda la sua proposta.
    Per Giovanni la sua proposta sulla presenza di nuragici in quel di Galilea è fondata su prove di carattere tecnico-costruttivo e sulla cultura materiale.
    Con l'amico Giovanni e da un decennio oramai che discuto di shardana e non vedo l'ora di leggere il libro che sta per dare alle stampe che, ne sono certo , diventerà un successo editoriale.
    Entrando nello specifico degli argomenti che solleva direi che le fattezze delle mura di Tell EL Ahwat sono un filo che non riconduce con certezza alla Sardegna nuragica, per quanto riguarda la ceramica Giovanni sostine che nella ceramica Grigio ardesia nuragica del Bronzo recente vede degli elementi di contatto con le ceramiche di El Ahwat. Vorrei far notare che Benzi 1992 e Cultraro 1996 indicano nelle coste propsicenti il dodecaneso il luogo in cui sarebbe nato uno stile ceramico che poi si sarebbe radicato anche nella sardegna meridionale con le cosidette ceramiche grigio ardesia.
    Nel 19° cap. del mio Archeologia del paesaggio nuragico spiego che gli shardana che arrivano in sardegna vi portarono anche quei germi culturali.
    Che in Galilea vi fossero shardana è quasi certo, che questi fossero i nuragici mi pare altamente improbabile.
    Shardana ne arrivarono anche in Sardegna forse a partire dal XIV, ma certamente nel XIII sec. a.C.
    Se ti chiedessi cosa ci facevano i nuragici a El Ahwat, cosa mi ripondi? forse che eranoa capo di un Alessandro Magno nuragico e che volevano conquistare l'Asia?
    Se mi chiedi perchè gli shardana giusero in Sardegna e si insediarono in approdi favorevoli, la risposta è assai più semplice, in tempi in cui le entità statuali vicino orientali avevano uno sffenato bisogno di metalli, vi era gente che faceva (e proprio il caso di dirlo) affari d'oro andando a cercare metalli nell'Occidente Mediterraneo!

    Pensare a spedizioni militari di conquista della palestina e dell'Egitto da parte dei nuragici mi pare una ipotesi di lavoro alquanto azzardata.

    Che in palestina vi fossero shardana è certo, che gli shardana si muovessero nello scenario del Mediterraneo Orientale è fuor di dubbio.
    Mentre molti dubbi restano (ma non ho dubbi che saranno sciolti da future ricerche archeologiche) sul luogo di provenienza degli shardana che arrivarono in Sardegna nel XIII sec. a.C.

    Vorrei anche far notare che nel tuo articolo hai citato Lo Schiavo e Vagnetti, archeologhe che arrivarono a conclusioni contrarie alla tua (anch'esse, come me , condividono la tesi della Sandars).

    RispondiElimina
  10. Non ho detto che la tesi di Ugas non mi convince (non almeno quella riguardo la scrittura).
    Ho detto che il professore si è apertamente messo in gioco sulla paleoscrittura protosarda, e le sue idee non mi son sembrate in linea col Sanna.

    Per il resto, la tesi di Ugas mi sembra inconsistente quando paragona le strutture del sito Israeliano con quelle Sarde.
    Non basta un architrave (oltretutto piccolissimo) e una stanza circolare per fare un nuraghe.
    Il resto invece abbastanza interessante.

    Salude.

    RispondiElimina
  11. E' incredibile come lo sport più seguito in storia e archeologia sia quello di complicare COSE SEMPLICISSIME e spiegabili con documenti e scritti.
    - Cosa ci facevano i shardana a Al awaht, identificata da Melis con Haroset Gohim?
    - quei shardana venivano dalla sardinia?
    - quei shardana erano nuragici?
    - Sisara era il loro comandante? era sardo?
    ---
    Domande inutili. Perchè il tutto è stato già scritto .. nei testi egizi.. e anche nella Bibbia, che non è nè più nè meno attendibile di altri testi storici.
    RISPOSTE:
    1) I SHARDANA in quel periodo erano presenti perchè erano stati sempre là dal 1450 a.C. (le campagne dei faraoni della XVIII dinastia). presidi militari per conto dei faraoni.
    2) Quei shardana NON venivano dalla Sardinia, ma dall'egitto. Questo non toglie che l'origine fosse SARDA. MERCENARI.
    3) NIENTE INDICA che fossero anche "Nuragici"... di quelle costruzioni ne abbiamo trovato a centinaia in tutto il mondo e non sono costruite dai "Nuragici"... forse da chi conosceva i NURAGHI. Questo si.
    4) SISARA identificato da Melis nel suo "Shardana i Principi di Dan" nel 2005, era comandante una forza di 5000 uomini al soldo di un "principe kananeo di nome Jabin". Risulta molto legato alla Tribu di Dan (che non parteciperà alla battalgia).
    --
    Inoltre i TESTI EGIZI attestano la PRESENZA SHARDANA ad AKKO, AROSETH GOIM, TELL DAN, LAHIS (CITTA DI DAN).. citazioni confermate da ritrovamenti di CERAMICHE SARDE, oltre che reperti egizi.
    I NOMI sardi nella zona sono più frequenti di quanto si sappia. UN ALTRO PERSONAGGIO era comandante della GUARDIA personale di SARGON II re degli assiri e abitava presso DAN. Il suo nome è molto frequente in marmilla e campiDANu (Sardinia): SHEMA.
    Kum Salude.
    Leonardo

    RispondiElimina
  12. Cara Aba,
    che contatti ve ne siano stati già a partire dalla metà del XIV l'ho scrito anche nel 19° cap di ARCHEOLOGIA DEL PAESAGGIO NURAGICO, mentre sulla fondazione di insediamenti (approdi) levantini (che secondo me devono essere denominati shardana) in quei luoghi che poi diventaranno noti come fenici bisogna pensare al xiii o al xii secolo (io e tanti altri pensiamo al XIII, Paolo Bernardini invece propone il XII a.C).
    Secondo il paradigma teorico proposto dalla Sandars, non vi sarebbe niente di strano che in sardegna fossero arrivate forme scrittorie vicino orientali a partire dal XIV -XIII a.C.

    Per Gigi e per Te non cambierebbe niente se invece di avere ragione Sandars avesse ragione Ugas!

    Ma non credo che Ugas abbia ragione, penso che da lui piccolino deve essere rimasto suggestionato dalle gesta di Alessandro Magno e vorrebbe trasporre quel suo sogno fanciullesco nel mondo nuragico!

    Al di là della non condivisione della proposta di Ugas, devo comunque fargli i complimenti per come ha cercato di motivare quasi (qualcuna gli è sfuggita) ogni sua proposta.

    RispondiElimina
  13. caro Leo,
    che gli Shardana fossero nel Vicino Oriente e che abbiano attaccato l'Egitto tra il XV e il XIII sec. a.C, lo sanno anche i bambini delle elementari di tutto il mondo.

    La questione, se non l'hai ancora capito, da chiarire è relativa a quale fosse la culla d'origine degli shardana che invasero l'Egitto? è forse la Sardegna nuragica?

    se tu continui a parlare di nuraghi nel 8400 a.C. sei immerso in un filone fantastico ( nel senso che quello che dici è campato in aria).

    Nel tuo ragionamento complessivo dovresti dimostrare come e perchè i nuraghi li si deve collocare tra il 8400 e il 3500 a.C.
    Se non dimostri scientificamente questo passaggio la tua proposta è campata in aria!
    Con Ugas sei daccordo sul fatto che gli shardana provenivano dalla Sardegna , ma tu sei immensamente fantasioso (nel sonso di campato in aria) nel dire che non si tratta di nuragici.

    Mi domando come fai a non capire che la tua idea di un mondo nuragico che si sviluppa tra il 8400 e il 3500 è una idea che non sta nè in cielo nè in terra! Insomma è una asserzione priva di senno!

    RispondiElimina
  14. C'era una volta un cavaliere scalcagnato sul suo ronzino, che non se lo tirava nessuno.
    Un giorno, nella pubblica piazza, ebbe l'idea di sfidare.. Dio. Urlava mattino e sera sfidando Nostro Signore a scendere e battersi con lui... la gente lo guardava sgomenta, ma lui continuava con la sua stridula voce a gridare verso il Cielo la sua ridicola sfida.
    passò da quelle parti un fraticcello. Udendo le grida del tizio, prese un foglietto di carta e ci scrisse alcune parole.
    Gettò in aria il foglietto. Il prode cavaliere lo vide, lo raccolse incuriosito, pensando a una risposta di Nostro Signore in persona. Vi era scritto:
    "Raglio d'asino non sale in Ciel!"
    Kum Salude a tottus, nessuno escluso. :-) :-)
    leonardo

    RispondiElimina
  15. Caro Leo,
    hai perfettamente ragione raglio d'asino non sale in cielo! per farlo salire (modificandolo da raglio in nitrito) dovresti spiegare su quali basi affermi che i nuraghi li hanno costruiti tra il 8400 e il 3500 a.C.

    RispondiElimina
  16. E IL DISCO ROTTO continua a girare, girare, girare...

    RispondiElimina
  17. @ prof. Ugas
    Ancora qualche chiarimento.
    1) La sua ipotesi che identifica il Popolo del Mare dei Lukka con i Liguri mette in discussione tutto lo scenario che mi sono costruito sull'Età del Bronzo, nel senso che determinate ricostruzioni devono neccessariamente tenere conto dell'origine dei singoli PdM e, secondo la maggioranza degli studiosi i Lukka risiedevano nel sud-ovest dall'Anatolia, la futura Licia dei Greci.
    Le ricordo, comunque, che la prima incursione piratesca segnalata dagli Egiziani sulle loro terre è riferita proprio ai Lukka (tavoletta El Amarna EA 38) intorno al 1350 a.C. Accettare la sua ipotesi significa "trasportare" i Liguri in Egitto nello stesso periodo. E' possibile?
    2) La ceramica nuragica grigio-ardesia della Sardegna meridionale "segna" le rotte che dall'Isola conducevano verso la Grecia, l'Egitto e il Vicino Oriente in un certo periodo della preistoria, attribuendo così una giusta importanza all'area geografica che gravita sul cagliaritano.
    Non è un caso, allora (naturalmente a mio parere), i Greci collocano nella regione di Cagliari la terra felice di Nausicaa e molti altri luoghi felici del loro Occidente tanto agognato.
    3) lei propone una sorta di cesura nella storia degli Shardana in Egitto, nel senso che il regno di Ramesses II segna la fine della collaborazione tra Egitto e Shardana. Ma ciò contrasta col fatto che già il regno del grande faraone, e probabilmente anche quello del padre Seti I, fu assalito dallo stesso PdM tramite navi da guerra.
    Cordiali saluti

    Giuseppe Mura

    RispondiElimina
  18. Caro Giuseppe,
    non entro nel merito delle fonti, ma vorrei farti notare che la cosidetta ceramica grigio ardesia nuragica il cui epicentro è il golfo di Cagliari , è una ceramica che Benzi 1992 e Cultraro 1996 (vedi mia bibliografia al cap 19 di Archeologia del paesaggio nuragico) in cui focus d'origine è stato individuato nelle coste Anatoliche antistanti le isole del Dodecaneso.
    Nella mia ipotesi penso che degli shardana arrivati nel golfo di Cagliari abbiano influito nella formazione di quella tipologia ceramica.

    RispondiElimina
  19. @ Mauro Peppino Zedda

    Caro Mauro Peppino,
    per fortuna ha seguito il tuo suggerimento di qualche tempo fa: mi sono aggiornato sull'archeologia in Sardegna degli ultimi vent'anni. Così ora posso condividere con te queste quattro nozioni.
    La ceramica "grigio-ardesia" che caratterizza la Sardegna meridionale nel Bronzo Recente e Finale, rinvenuta (per ora) anche a Kommos (Creta) e Cannatello (Sicilia) è proprio nostrana.
    Lo conferma la tipologia stilistico-formale delle conche, olle, doli, scodelloni e ciotole, sempre derivante chiaramente dal Bronzo Medio nuragico. Lo hanno confermato anche le analisi chimico-fisiche e l'indagine mineralogic-petrografica, che hanno mostrato una ceramica prodotta con le terre estratte dal "graben" della pianura del Campidanno..
    Perché vuoi togliere ai Sardi una piccola cosa come la produzione di ceramiche?
    Forse tu confondi (o magari si confondono gli autori ai quali ti riferisci) la nostra ceramica con quella cosiddetta "minia o pseudominia" (anch'essa tendente al grigio), comparsa contemporaneamente in ambito Egeo e nell'Italia meridionale, tanto è vero che, in un primo tempo, anche quella nuragica fu classificata genericamente di "provenienza italiana".
    Quanto alla tua degli "Shardana arrivati nel golfo di Cagliari" è un'ipotesi credibile, ma solo se vista nell'ottica del rientro dei Sardi-Nuragici da una delle tante avventure orientali.
    A si biri

    P.S. Occhio Mauro, guarda che proprio Giovanni Ugas è uno dei massimi esperti della ceramica grigio-ardesia rinvenuta nel cagliaritano.

    RispondiElimina
  20. Guarda che io non ho detto che la ceramica grigio ardesia nuragica non è stata fatta in Sardegna!
    Ho detto che il focus nel golfo di Cagliari, e vi è chi dice che abbia subito degli impulsi tecnologici provenienti dall'Egeo.
    si potrebbe discutere a lungo sul fatto per cui io condivida la tesi di Benzi 1992, ma non credo che sia il caso di entrare in tali tecnicismi.
    ti dico solo che a mio parere l'area di produzione di questa ceramica era assai minore di quella della sua diffusione meridione dell'Isola.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.