mercoledì 9 giugno 2010

E questa specie di Amenophis che roba è?


Il mio amico Nino Fancello, autore della foto, chiede a chi ne può sapere che cosa è questa scultura, alta 6/7 metri fotografata nei pressi di San Giovanni Suergiu. Un gioco d'ombre, il ricordino di un immigrato extracomunitario, la celebrazione di un sovrano conosciuto durante una crociera nel Mediterraneo o cosa? Chi ne sa qualcosa, è pregato di farsi vivo.

PS - Per gustarne i dettagli, ingrandite la foto

24 commenti:

  1. Il primo sardo, che io sappia, a scoprire questa effige scolpita nella parete rocciosa è Paolo Valente Poddighe.
    Lo stesso ne parla, con tanto di fotografie e didascalie, nella sua pubblicazione "Atlantide Sardegna/Isola dei Faraoni, Storia non mito".
    Giovanni

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  3. E' stato postato e poi cancellato dall'autore questo commento:
    Ecco qui ciò che fa al caso vostro:
    http://shardanapopolidelmare.forumcommunity.net/?t=7359408

    Lo ripesco perché è una utilissima discussione nata nel fortum di Leo Melis intorno al 2007

    RispondiElimina
  4. Per me è un manufatto tardo-fenicio, se non proprio punico.
    Anche un poco egittizzante, direi.
    Sempre che non sia un falso, che è la cosa più probabile, anche perché è stato scoperto fuori contesto, non in uno scavo ufficiale, non da un archeologo patentato.
    Insomma è un "caso marcio archeologico".
    Ingrandendo l'immagine, come consigliato, si possono notare alcune tracce lasciate da antiche larve che, per foggia, dimensione e posizionamento, non escludono l'origine africana della specie. E' vero che ora tali insetti siano presenti anche in Sardegna, ma la colpa è del Libeccio, un vento di cui parla Plinio il Giovane per la prima volta. Dunque, in piena età romana. Nessun riferimento in Tucidide, né in Creonte. Omero parla di brezze e di otri, al massimo di Gote gonfie.
    Onde per cui...
    Di più non saprei dire.
    Ma l'opinione più concreta, una quasi certezza, è che si tratti di un falso, creato ad arte ... ad arte? beh, insomma, diciamo a schifo.
    E se non bastasse, il cipiglio è prettamente longobardo. Non assomiglia al Senatur più che ad Amenophis?

    RispondiElimina
  5. Se provate ad andare in qualche isoletta vicino alla Maddalena di effigi su pietra ne trovate a decine, e anche meglio di questo. Per risparmiare sulle finanze, potete sempre acquistare qualche passato numero di Focus.

    RispondiElimina
  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  7. Si tratta di una "roccia tafonata". L'autore è quindi di antichissima data - risale a ben prima dei fenici e dei punici - ed è riconducibile ai fattori meteorologici.
    E basta davvero così.

    RispondiElimina
  8. Ipse dixit. Basta così. E il primo che si azzarda at a èssere iscutu a libru.
    Però, a parte gli scherzi, almeno è un'ipotesi.
    Avanti a un'altra

    RispondiElimina
  9. carissimi, caro Zuanne... è vero, tempo addietro afrontammo il caso nel mio forum... alcuni iscritti effettuarono anche delle RICGNIZIONI... e scoprirono alcuni dati interessanti:
    - La ROCCIA risulta LEVIGATA e in alcuni casi ci sono segni di SPORTO della roccia stessa (come se avessero prelevato un pezzo... scritto?). a differenza del rwesto della Montagna che risulta FRASTAGLIATA.
    - L'IMMAGINE, al cpontrario dei soliti ORSO, ELEFANTE ecc... galluresi, che risultano di tale forma se li si guarda dda un preciso lato... , questa risulta sempre quella IMMAGINE da qualsiasi lato la si guardi-
    - I ragazzi che la analizzarono scoprirono in cima alla testa un PULPITO lavorato (risulta dalle foto che ho in archivio)... in cui un uomo (sacerdote, capo?) poteva stare comodamente e ARRIGARE la folla sottostante... stando a 5 m. d'altezza.
    - Nel terreno circostante risultano tracce di INSEDIAMENTI UMANI e resti di ceramiche e altro...
    ... anche a me all'inizio aveva dato l'impressione della SOLITA ROCCIA lavorata dal vento... ma questi dati mi hanno incuriosito.
    Ritorneremo presto sul sito...
    KUM SALUDE
    Leonardo

    RispondiElimina
  10. Caro Nino Fancello e caro Leo, erano le domande che volevo fare. Se c'è traccia di lavorazione e se ci sono tracce di culto attorno. Ma ci sono due aspetti, secondo me, molto importanti che vanno tenuti presente.Pertanto le domande:
    1) In che direzione si trova la figura (presunta, per ora)rispetto al sole?
    2) Qual'è il luogo lontano dal quale si può presumere che detta immagine potesse essere osservata?

    RispondiElimina
  11. Si tratta di una riproduzione della faccia della Dea Madre come i faccioni di Filigosa di Macomer, di Sant'Antioco, di Monte Triei, di Pranu Mutteddu, è sistemata nel bel mezzo di una necropoli ipogeica databile 3400 - 2850. Ad una attenta osservazione si può notare che resa in stile volumetrico, mostra precisi riscontri con le statuette nel medesimo stile rinvenute a Cabras, Decimoputzu, Meana sardo. Il toponimo indica Su Bruncu, detto in campidanese la faccia, il muso.

    RispondiElimina
  12. Il puntamento dei "faccioni" è generalmente verso il settentrione o meglio il NE. Leonardo Melis ha detto bene sopra la testa si presenta un bacile,qualche metro più a nord rimane traccia di un pozzo arcaico, alle sue spalle, circa cento metri più a sud, è stata scavata nel bancone ignimbritico, la necropoli di Locci Santus data per facies Abealzu - Filigosa. Successivamente, seguendo la cronologia dettata dall'Archeologia ufficiale, venne eretto un monotorre di planimetria ellittica, verosimilmente utilizzato nello svolgimento dei rituali funerari.
    Marcello Cabriolu

    RispondiElimina
  13. Ha detto tutto MARCELLO... la faccenda della Dea Madre però, oltre a essermi QUASI nuova... non mi ha mai convinto... la sembianza è di una SFINGE EGIZIA... IS LOCCIS SANTUS....
    LEONARDO

    RispondiElimina
  14. Gentile Feselis,
    accertato scientificamente e senza ombra di dubbio che si tratta di una roccia tafonata che, come lei dice, volge a NE, avevo ben supposto anch'io quando ho parlato di Libeccio, che è vento da SO.
    Insomma, la roccia ha dato le spalle a un vento fastidioso.
    E chi non lo farebbe?
    Visto che conosce bene i posti, potrebbe sincerarsi che anche le piccole grotte di Locci Santus non siano anch'esse opera del vento? e l'antico pozzo?
    Insomma, il vento o qualche altro fenomeno meteorologico.
    Quanto alle ceramiche sparse, non ci badi neppure. Sarà sempre il vento...
    Allora, ci vuole rassicurare o intende anche lei creare problemi alla scienza?
    Non capisco il motivo, ma in certi casi mi tornano in mente le parole di un libero spirito francese: "Gli uomini cornuti da sempre mostrano un'inequivocabile propensione a unirsi in matrimonio con donne propense all'adulterio".
    Non sarà anche questo un effetto del vento? Lo Scirocco forse.

    RispondiElimina
  15. Beh visti il linguaggio usato nella discussione si potrebbe benissimo dire che la genitrice degli stronzi è sempre incinta, ma evitiamo anche perchè si presume dovremo essere dei latori di scienza e non di scemenza. Allora la roccia in questione, incassata in una valletta, è cinta alle spalle da un rilievo a mo di giara più alto e quindi protetta dall'azione dei venti dei quadranti sud. Preciso che il libeccio ha una scarsissima frequenza nel bacino antiochense. Potrei provare a dare qualche consiglio relativo alla ricerca visto che per chi mi conosce ho una piccola esperienza nel campo dei beni archeologici: mi sembra doveroso in una qualsiasi analisi di un contesto andare a osservare tutto ciò che lo circonda e lo ha caratterizzato. La presenza di un pozzo in opera isodoma resa a filari e caratterizzata da un pramento a sacco già mette in moto qualche campanello d'allarme, la presenza di una necropoli eneolitica riconosciuta ufficialmente già mette ancora più in allarme. Se poi vogliamo ancora credere che, premesso che discendiamo da una specie di scemi cronici, la natura sia talmente intelligente da creare facce e scavare sepolture e deporvi corpi e corredi, allora non capisco per quale motivo spendo soldi per studiare all'Università visto che c'è gente che, probabilmente figlio di extraterrestri, ha la verità in tasca. Sicuramente ci sarà stata qualche larva che ha scavato la roccia e ha realizzato camere e pilastrini e reso protomi taurine, io non posso fare a meno di inchinarmi e tanto di cappello. Non vorrei passare per cercatore di cocci ma vorrei che si prestasse attenzione al toponimo, al contesto idrico circostante, alla presenza di una necropoli e all'erezione di una struttura turrita (trasformazioni C), all'esistenza di insediamenti abitativi e artigianali di alta antichità e di giacimenti minerari. Credo che la ricetta possa essere completa con la rivalutazione delle tradizioni dei locali, i quali riportano, in prossimità del contesto, il passaggio di una via "sacra"(santa de is Andaras)che conduceva da Flumentepido-Sirai sino alla necropoli di Sant'Antioco attraversando la laguna in corrispondenza Punt'e trettu(la via) e Stain'e Cirdu.
    Grazie
    Marcello Cabriolu.

    RispondiElimina
  16. Perché mi pareva corretto e doveroso farlo, ho fatto riferimento a un dato, se si vuole di cronaca,su colui che a mio avviso ha parlato per primo della effige, o anche pseudo tale; non ho espresso considerazioni nel merito del libro nè dell'argomento in questione.
    Come tutti ho le mie idee sul contributo dei diversi studiosi e ricercatori al diradamento delle nebbie che hanno avvolto la protostoria, ma anche la storia della sardegna.
    Non vorrei aver urtato la sensibilità, nel senso storico-scientifico, di alcuno studioso o forumista, citando Paolo Valente Poddighe, a cui guardo con simpatia almeno per due ragioni:
    primo perché appartiene, con tutto se stesso e gli strumenti di cui dispone, alla categoria di coloro che si occupano del diradamento;
    secondo perché é nipote di Salvatore Poddighe di Dualchi,amatissimo poeta in lingua,nonché autore de "Sa mundana cummedia", che ha dovuto patire le pene dell'Inferno per la censura ecclesiastico-fascista, tanto da cadere in depressione e ..........tralascio il seguito di cui si sa o si dovrebbe sapere.
    Giovanni

    RispondiElimina
  17. Chiedo venia: "in limba" ,non in lingua.
    Giovanni

    RispondiElimina
  18. Tante belle "facce di pietra" nel
    link a seguire. Esplorate a volontà.

    http://www.thefolklorist.com/Pareidolia%20Project/index.htm

    RispondiElimina
  19. Il suo intervento, mi creda signor Sisaia, non sposta di una virgola la discussione sull'interrogativo in questione: tutti i Sardi,quindi anche lei se è sardo, sanno che la sardegna é stracolma di facce di pietra scolpite dal vento.Lei addirittura con uno slancio di cortesia e generosità suggerisce,non so se solo ai sardi,di cui forse anche lei fa parte,o a tutti, un opportuno link cui riferirsi per chiarirsi le idee.
    Guardi se una delle tante facce di pietra sarde rappresentasse un uomo qualunque o lei stesso "lintu e pintu" sarei d'accordissimo con lei e sicuro al mille per mille trattarsi di opera del vento.
    Giovanni

    RispondiElimina
  20. @Giovanni
    Prendo atto. La roccia è il ritratto di chissà quale faraone e tutte le altre facce le ha scolpite il vento...che trasporta tonnellate di sabbia a gran velocità e getto continuo.
    Infatti il "faraone" è riuscito con un occhio più grande dell'altro, naso e bocca disassati, alveoli e scaglie pronte a cadere ovunque.Uno scultore ciappino.
    Meglio "Lu Aldianu" del mio avatar: anche quello si trova esattamente in mezzo a una necropoli.

    RispondiElimina
  21. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  22. @ Marcello Cabriolu:
    Quindi lei è un archeologo? Non so dove voglia andare a parare (e non importa in generale..) ma che lo sia o non lo sia...che quella sia una roccia tafonata soltanto dal vento, o tafonata dal vento e qualcos'altro, o tafonata soltato dal qualcos'altro... Le faccio i miei più sinceri complimenti per l'approccio. Mi pare il migliore tra quelli sin qui emersi..

    Lei è molto olistico.

    Io non sono archeologo ma per cultura generale so che in archeologia religiosa essere olistici equivale a non avere i paraocchi.

    ciao

    RispondiElimina
  23. Signor Sisaia, ha valutato in che condizioni é arrivata sino a noi la sfinge egiziana? Profonde erosioni causate dal vento del deserto e da chissà quali altre intemperie nel corso di millenni: persino le cannonate dei mammalucchi nel 1800, che ne distrussero il naso.Non per questo, che io sappia, a seguire il suo ragionamento, alcuno al mondo ha osato considerare ciappino lo scultore.
    Dia retta a me, si contempli "Lu Aldianu" del suo avatar e lasci perdere.
    Con amicizia Giovanni
    P.S.
    A frequentare il blog non si finisce mai di imparare: il Prof. Sanna e la D.ssa Losi si occupano di epigrafia religiosa senza paraocchi e con straordinari risultati, come é ormai noto a una moltitudine crescente di persone; ma tutto ciò é dovuto al fatto che hanno studiato molto bene l'olismo e la loro ricerca é olistica.

    RispondiElimina
  24. Gentile feselis,
    la ringrazio per quanto ha detto e per quanto ha aggiunto.
    Anch'io conosco Poddighe, ne sono quasi amico, abbiamo collaborato insieme ad una manifestazione. Di tanto in tanto, quando si trova dalle mie parti, viene pure a trovarmi.
    Ora, lei che è indubbiamente intelligente e in buona fede, rilegga quello che ho scritto, ma rivolti il senso. E non mi dica che ha creduto alla faccenda del Libeccio, dei Punici, di Plinio, Creonte e quant'altro. E della roccia che dà di spalle al vento!
    Si è certamente accorto che, a dire di qualcuno, non avremmo nulla da discutere su quella roccia e sul contesto. Per questo io le ho provocato delle precisazioni che non sarebbero venute fuori diversamente.
    Le è chiaro che l'aforisma non era rivolto a lei?
    Quanto alla madre degli stronzi, beh!, ha certamente ragione. Sa quante volte mi sono sentito uno stronzo nella mia vita?
    La fortuna sta nel fatto che poi, almeno poi, almeno qualche volta, me ne sono accorto!

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.