venerdì 4 giugno 2010

Che ne vogliono fare i partiti sardi di quel loro 23 per cento?

Un ipotetico partito nazionale sardo, fatto cioè da chi ha già scelto di votare un partito presente solo in Sardegna, potrebbe contare sul 23,3 per cento dei consensi, stando alle elezioni di domenica scorsa. Una percentuale che pur essendo più alta di qualsiasi partito italiano, sconta il fatto che dei sette partiti e movimenti nazionali, solo il Partito sardo d'azione e iRS si sono presentati in tutte le otto province. In quel conto non c'è 2,4% del Movimento per le autonomie né lo 0,6% della Lega nord, non per un giudizio sulla loro adesione ai temi dell'autonomia sarda, ma perché presenti anche in Italia.
Per dare il senso di che cosa è capitato nelle province in cui erano presenti tutti o la gran parte dei movimenti che si richiamano alla Sardegna, si consideri che essi hanno avuto il 31,4 per cento a Nuoro, il 31 per cento ad Oristano e il 25,1 a Cagliari. E poi, a seguire, il 21,6 nel Medio Campidano, il 19,3% a Sassari, il 17,8% in Gallura, il 16,8% nel Sulcis-Iglesiente, il 16,5% in Ogliastra. A questo va aggiunta l'area di riferimento di Sardigna natzione che, in questa occasione, ha messo da parte la tentazione di farsi movimento elettorale e ha preso la strada, credo più congeniale, di organizzatrice di cultura politica nazionalista e indipendentista.
È la prima volta – non vorrei sbagliare – che i partiti sardi si avvicinano a rappresentare un quarto dell'elettorato, raggiungendo quasi un terzo là dove si sono maggiormente impegnati. Il “dove vuoi andare a parare” ha da sùbito obiezioni fondate su reciproche diffidenze e purezze. Non si possono sommare capre e pecore, direbbero da una parte i Riformatori sardi e dall'altra iRS, i primi federalisti e l'altra indipendentista; da una parte Fortza Paris e dall'altra Rossomori, l'una di centrodestra gli altri di sinistra. Sarebbe vero se tutte, le pecore e le capre, non appartenessero al regno animale, mentre le zucchine e i pomodori appartengono a quello vegetale. La metafora è scoperta: ci sono più somiglianze fra caprini e ovini di quante ce ne siano fra il loro insieme e quello delle verdure.
Federalisti, nazionalisti, nazionalitari, indipendentisti hanno sentito il bisogno di organizzarsi in partiti e movimenti che, come si dice con espressione retorica sì ma efficace, abbiano non solo le gambe in Sardegna, ma anche la testa. Una ragione ci sarà pure. Ecco, io direi di sforzarsi a trovarla senza che gli uni definiscano velleitaria l'indipendenza e gli altri rinunciatario il federalismo. Parlo dei due capi della questione, che naturalmente è assai variegata. I Riformatori hanno firmato una proposta di Statuto che pone il problema della sovranità compartita con lo Stato, iRS è per la piena sovranità indipendente.
Non è possibile ragionare e trovare un accordo sulla massima quota di sovranità sarda possibile e la minima possibile per lo Stato? C'è chi si contenterebbe dell'obiettivo intermedio raggiunto – comunque status molto più avanzato dell'attuale – e chi lo riterrebbe sono un punto di passaggio per l'indipendenza. Tanto per cominciare c'è da stanare i grandi (ma oggi molto più piccoli) partiti italiani: signori, volete darvi una mossa con questo benedetto Statuto speciale nuovo di cui vi riempite la bocca?

14 commenti:

  1. Hai sintetizzato bene la questione Gianfrà, una delle questioni più ricorrenti alle mail di U Erre Enne è che ci chiedono perché nei nostri articoli "mischiamo" gli "autonomisti" con gli "indipendentisti" e ci accusano di fare confusione spicciola. Abbiamo infatti spiegato mille volte che un ipotetico PNS (cosa che non esiste altrove con la virulenza con cui avviene in Sardegna) non avrebbe alcuna ragione di creare divisioni tra chi vuole rimanere con l'Italia (potenziando il suo livello di sovranità e riconoscendo la Nazione Sarda) e chi invece vorrebbe fare un nuovo Stato indipendente nell'UE. Proprio in ragione dell'UNICO percorso obbligato per la costruzione graduale della sovranità, che si chiama comunque autonomismo. Qualcuno dovrà pur riformare per gradi le istituzioni Sarde e questo processo è nelle finalità sia degli indipendentisti che dei federalisti. Siccome questo benedetto processo di riforme non è ancora partito e tantomeno una nuova generazione di Sardi l'ha assorbito, ancora meno hanno senso le divisioni sui "massimi sistemi" tra chi vuole la nuova repubblica e chi nò. Tutti dovranno pur percorrere una sola strada nella fase iniziale per poi, a limite, politicamente dividersi dopo. Il problema è che quest'unica strada non l'ha ancora presa nessuno: i primi (federalisti) perché ancora non hanno alcun progetto chiaro e, poverini, non trovano la strada giusta nella loro vecchia cartina...i secondi..gli indipendentisti...vorrebbero aprire una strada nuova ma si sono accorti che non hanno una ditta di movimento terra adatta...improponibile!...Così ultimamente hanno capito che c'è solo la strada di cui parlavo...però guai a dirlo in giro!: e chi lo spiega adesso alle migliaia di sostenitori anti-autonomisti che in Sardegna non c'è una vera autonomia e bisogna prima costruirne una?!! - Bomboi Adriano

    RispondiElimina
  2. Scusate,cari amici,ma tutti questi voti presi dai partiti sardi,purtroppo troppo sparpagliati,vuol dire che quando ci sono ideali ci sono anche divisioni sulle piccole cavolate,scusate se sono un pò troppo semplicistica.I sardi amano profondamente la loro terra e vorrebbero governarsi da soli ma,ci sono tanti,tanti ma che fanno comodo sia alla sinistra che alla destra e,di conseguenza,il loro sparpagliamento è una grossa fregatura per il popolo sardo.Pur facendo un milione di critiche alla sinistra ammiro la destra che è unita perchè pensa solo al Dio denaro e,per mangiare alla mangiatoia,bisogna essere uniti.Sardi,unitevi per il bene della Sardegna,l'avete capito che i continentali vengono solo per sfruttarci?

    RispondiElimina
  3. Lo abbiamo capito tutti, tranne i dirigenti di questi partiti: alcuni perché fa comodo, altri perché devono bearsi nella loro cerchia (e pur non guadagnandoci nulla di tasca) possono dire: "Visto? Siamo cresciuti! Possiamo arrivare al 51%!".....La sera qualcuno farà anche auto-erotismo perché è riuscito a rimpiazzare il suo vecchio movimento. Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti è volontariamente consapevole!

    RispondiElimina
  4. Mi dispiace dover esordire con una precisazione per Tziu Zuanne Frantziscu, ma alle regionali del 2004 il risultato fu ben più rotondo: oltre il 28%.

    http://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_regionali_in_Sardegna_del_2004

    Il grande assente è il 7,77% di Progetto Sardegna, confluito nel PD ma che comunque ha lasciato un' importante eredità, come si può notare facilmente guardando ciò che ha fatto Efisio Arbau alle ultime elezioni provinciali e che aggiungerei al computo.


    Comunque sia,io sono un elettore di iRS e non sono pregiudizialmente avverso ad un fronte nazionale e penso che premierei col mio voto l' sua eventuale adesione ad un progetto del genere. So che non tutti la pensano come me e del resto non hanno tutti i torti, sarebbe un azzardo che rischierebbe di distruggere il movimento.

    Ovviamente questo da un piano ideale, se poi penso alla pratica affiorano immediatamente i primi dubbi. Servirebbe un grande lavoro per attenuare le differenze, per sviluppare progetti e soprattutto per sviluppare un programma condiviso, cosa non facile se devono confrontarsi ad esempio i Rossomori con i Riformatori.

    Il vero problema a mio giudizio però non è questo quanto piuttosto le comodità che offre lo stare all' interno di coalizioni italianiste in termini di poltrone sicure, partecipazione alla gestione del potere, prebende di varia natura e via dicendo.
    Difficilmente Riformatori e Rossomori (o Riformamori se vi aggrada di più)rinunceranno a questo, li vedo ormai troppo organici alla propria parte politica. Sul PSDAZ potrei anche accettare una scommessa, ma su di loro no.

    Si potrebbe comunque cominciare a semplificare il quadro politico, io vedo di buon occhio una fusione tra Fortza Paris e UDS.
    Sembrano fatti apposta per farlo hic et nunc.
    Inoltre non va dimenticato il fatto che raggiungeremmo l' apprezzabile risultato di far cambiare finalmente disco a Bomboy ;-)

    RispondiElimina
  5. @ donovan
    Touché. Hai ragione. Nel 2004 i partiti sardi raggiunsero il 27,8%. Quello di domenica è il secondo miglior risultato. Speriamo non sia la replica del primo

    RispondiElimina
  6. @ Donovan
    PS - Non pro fàghere sa còrdula a sa musca, ma se vuoi aggiungere a quel 23 per cento il 6,61% di Arbau (non mi puoi dire che l'Italia dei valori, Sinistra ecologia e libertà e la Federazione dei Verdi siano partiti sardi), dovresti aggiungere il 4,15 di Massidda. E allora saremmo oltre il 33 per cento. Un sardo su tre.

    RispondiElimina
  7. provo anche io a fare un po' il disco rotto e riproporre la mia provocazione:
    è vero o no che nella democrazia coloro che noi votiamo rappresentano l'elettorato stesso, ovvero noi???
    è vero o no che nella democrazia noi quindi deleghiamo la rappresentanza e no le nostre capacità intellettuali
    e propositive???
    è vero o no che il partito di s
    per se è obbligato a rispondere alle esigenze dei suoi elettori e non può, peraltro, avvalersi del valore pedagocico solo, ma è obbligato, per quanto detto prima, a crescere insieme agli schemi propositivi del suo elettorato...
    io voto iRS, ma tutti quanti noi che siamo un 23%, e non siamo tutti iscritti ai partiti, siamo autorizzati a comandare gli eletti e a rappresentare il nostro desiderio di unità ed il partito se vuole vivere è obbligato a considerarlo...
    Non voleva forse Sale quando creò iRS che fosse un bacino per l'indipendentismo??? allarghiamo leggermente il bacino, le riforme in fondo sono comuni...

    Davide Casu

    RispondiElimina
  8. @ Fiigosa
    Uno glielo lascio perché apprezzi l'èsprit de finesse del tenutario del bordello, un asino che a volte si firma Milite ignoto

    RispondiElimina
  9. Perdonate se vi racconto la mia esperienza di qualche tempo fa, e il mio disappunto coseguente. In occasione di elezioni, a risultati acquisiti, facevo la somma dei voti e mi dicevo: questo schieramento ha vinto, questo schieramento ha perso.
    Il disappunto era dovuto al fatto che le maggioranze che venivano fuori non obbedivano mai ai miei calcoli aritmetici, che poi erano anche i miei desideri.
    Col tempo ho capito che in politica, 2 + 2 può fare anche 4, ma raramente, più spesso fa 3 o 5 o qualsiasi altro numero.
    E' facile che nella testa di noi elettori, la logica politica e la logica tout court coincidano. A fare la somma dei voti, però, non sono i cittadini elettori. Sono le segreterie dei partiti,quando ancora funzionano, o i capofila dei tanti rivoli in cui il partito si divide.
    Una grande idea può accumunare quel 28% di elettori, secondo i calcoli di donavan, che non hanno dato il loro voto ai partiti 'continentali', una magnifica idea. Ma il voto è di proprietà dell'elettore finchè non lo esprime, poi diventa proprità di chi lo ha ricevuto.
    Dovrebbe stare nella capacità di discernimento del cittadino elettore, stabilire l'uso improprio del suo voto e punire colla negazione del consenso chi non risponde alle aspettative.
    Se ci pensiamo solo un poco, ci rendiamo subito conto che la cosa è presso che impossibile. I condizionamenti sono tanti e la nostra capacità autoassolutoria quando ci innamoriamo di un'idea o, perchè no? di una persona, illimitata. Staccarci da 'su connotu' non è esercizio facile.
    Chi è Rosso Moro non ha dificoltà ad immaginarsi seduto in Consiglio assieme al PSdAz, può anche auspicarlo. Al prossimo turno continuerà a votare Rosso Moro anche se il suo auspicio non si è avverato.
    Non succederà mai che mandi a quel paese l'uno e l'altro partito, cercando un'alternativa possibile, anche in caso di tradimento palese delle sue aspettative. La colpa è sempre dell' 'altro'.
    Ho preso il PSdAz e il Rosso Moro come esempio, avrei potuto prendere allo stesso modo l'IRS e Malu Entu, i Riformatori e Uds o uno qualsiasi di tutti questi con un altro qualsivoglia degli stessi.
    Finisco con una melanconica domanda: non sono bastati 150 anni di Unità d'Italia a fare gli Italiani, quanto ci vorrà per fare i Sardi?

    RispondiElimina
  10. Io quel 7% circa di Progetto Sardegna non lo vedrei così felicemente: attualmente fa parte del PD, questo conferma (se ce ne fosse bisogno) che il bipartitismo negli ultimi anni ha mietuto vittime a danno dei partiti territoriali. Anche la fusione della vecchia Fortza Paris nel PDL comportò la perdita di circa 50.000 voti. Non confondete la nuova FP con quella pre-PDL. - Bomboi Adriano

    RispondiElimina
  11. Anche perchè la nuova FP ha patrocinato il Golfo dei Fenici.E comunque questi calcoli con sommatorie di partiti cosiddetti sardi(compresi quelli pro fenici),autonomisti,potenzialmente autonomisti, e indipendentisti,non mi convincono per niente:ogni elettore,qualunque sia il suo voto,ed ogni rappresentante politico,è convinto di interpretare al meglio l'interesse generale della sardegna.Altrimenti, che so io, IRS avrebbe potuto come partito sostenere la petizione di ZFPintore, e magari il senatore Massidda infischiarsene dei temi identitari.Sono convinto che sia più opportuno e anche politicamente più produttivo guardare ai sardi tutti indipendentemente dalle scelte politico/elettorali che di volta in volta vengono fatte.E poi mi capita di dubitare del peso politico delle elezioni provinciali:dico un paradosso,se i partiti e le coalizioni anzichè un nome e un simbolo avessero avuto un numero(partito 1,partito 2,partito 3,ecc.), i nuovi consigli provinciali avrebbero avuto probabilmente la stessa identica composizione.
    Ovviamente credo anche non essere possibile un avanzamento di qualsivoglia istanza federalista,autonomista o indipendentista che sia,ignorando la storia e la cultura della nazione sarda,o peggio,lasciando soli coloro che lottano con lo studio, col coraggio e l'intelligenza, per difenderle.
    Giovanni

    RispondiElimina
  12. Su problema est su setarismu prevalente in is culturas polìticas de manca e su clientelismu prevalente in ìs de dereta, sa pagu abilidade de manigiare grandus organizatziones chi no respundant a lògicas de apartenéntzia e amistade imediada. Ma, a pàrrere meu, de prus at contadu su tzurpìmine polìticu de medas ainnantis de s'abertura istòrica chi sa Giunta Soru at ofertu e chi is sardistas/indipendentistas ec. no ant compresu pro su chi baliat pro su benidore. Como comente si podet tennere confiàntzia in gente chi at susténnidu Cappellacci su Podatàriu e Berlusconi su Conchistadore de Sardiogna nou?

    RispondiElimina
  13. Con la stessa logica del tuo schema i partiti "sardi"
    nel 1999 hanno totalizzato il 18,11%
    nel 2004 il 19,91%
    nel 2009 il 23,24%.
    Il trend in un decennio è lentissimo.
    Se poi escludiamo i riformatori che non fanno riferimento alla nazione sarda il valore scende di molto.
    Tenendo conto della legge elettorale e delle divisioni che non sono solo ideologiche si può prevedere per chi non accetta di partecipare ad una delle coalizioni, nella migliore delle ipotesi nel 2014 un risicato ruolo di tribuna.
    Per altri che invece sceglieranno di partecipare ad una coalizione vincente, potranno con basse percentuali sperare d'influenzare in senso nazionalista gli atti di governo.
    Così passano i decenni e il mondo muta in maniera imprevedibile con la costante del potere in mano stabile della colonizzazione che non solo farà strame della Sardegna ma ne distruggerà ancora di più la lingua e il complesso d'identità nazionale.
    In effetti la questione non presenta un'incognita sola x cioè la possibile unione dei nazionalisti, non dico in una unica organizzazione ma in un cartello elettorale sulla base di un programma minimo comune e condiviso.
    Bensì le incognite sono due e la seconda y è scegliere e indovinare l'alleanza col polo che vincerà le elezioni per poter condizionare ancora di più il programma e quindi sperare di far crescere il nazionalismo nelle successive elezioni.
    Questa soluzione potrebbe far convivere con una accorta politica di radicamento di poter esercitare la tribuna nazionalista e indipendentista con i risultati di buon governo.
    Si tratta di un'equazione di secondo grado da tempo definita come "alla catalana"..
    Purtroppo siamo lontanissimi sia dalla x che dalla xy.
    Per uscire dalla matematica che in politica non è il migliore dei metodi, forse la dinamica politica esterna all'Isola che ha sempre condizionato in bene e in male la nostra Isola, possa con la crisi del centralismo offrirci una finestra d'agibilità e possibilità insperata.
    Ma a quel punto sarebbe necessario che almeno la x si sia raggiunta per aver un minimo di obiettivi comuni qualificanti per corrispondere alle necessità di autodeterminazione.
    Ricordo che un balzo in avanti storico fu il vento sardista quando PSdAz e Su populi sardi si unirono.
    Non entro nella gestione successiva.
    Rimarco che i sardi premiano l'unità e fanno fare al voto il salto della quaglia necessario per dar voce alla risorgiva nazionalista.
    Per questo fondamentale è il lavoro politico e culturale fatto di confronto e creatività politica, fatti salvi i fondamentali....il rischio è che siano i colonizzatori a vestirsi da aspiranti stregoni della nazione sarda..intanto si succedono le generazioni..

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.