martedì 20 aprile 2010

Segni di vita intorno allo Statuto sardo

Sulla questione di un nuovo modo della Sardegna di stare in Italia e in Europa, ci sono segni di vita negli schieramenti politici sardi. Il senatore del Pd Antonello Cabras ha presentato un disegno di legge costituzionale “Statuto speciale della Regione Sardegna” e fra non molto raggiungerà nel Parlamento sardo (dove sarà trasmesso dal Senato) l'altro disegno di legge presentato nel novembre di due anni fa dal senatore Piergiorgio Massidda, del Pdl. Quest'ultimo ha fatto integralmente sua la proposta del “Comitato promotore del nuovo Statuto speciale della Sardegna”, presentata nel febbraio del 2008.
Tra non molto, insomma, il Consiglio regionale avrà a sua disposizione tre articolati: quello di Massidda, quello di Cabras e quello del Comitato (uguale al primo, ma corredato da una premessa, “Dallo Statuto alla Costituzione sarda”, e da un commento molto ben strutturato), importante quest'ultima proposta perché nata fuori dalle aule del Parlamento italiano e spontanea. Questa è pubblicata nel mio sito, di quella di Massidda ecco qui il link, quello di Cabras, non ancora pubblicato nel sito del Senato, è nel mio sito. Sempre lì, si può trovare una sinossi delle parti a mio parere più importanti dei testi dei due senatori.

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26 commenti:

  1. Sono sempre quell'ignorante di Grazia che partecipa alle vostre discussioni pur sapendo di non sapere nulla,mi scuserete ma,per me, è un modo di vivere ancora in Sardegna,terra alla quale sono legata in maniera,quasi,patologica.Mi scuso ancora per il niente che dico

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  2. Segnalo che esiste anche la proposta (Catalanista) del Presidente emerito Francesco Cossiga del 2006, reperibile al seguente link: http://www.partitosardo.org/index_files/Proposta%20de%20Cossiga-URN%20Sardinnya.pdf Che tra l'altro introdusse la possibilità della cittadinanza. D'altra parte, non si è mai vista una Nazione al mondo che possa essere giuridicamente riconosciuta da uno Stato del G8 e che la cosa non debba trasparire nel passaporto.... - Bomboi Adriano

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  3. Caro ZFP,
    sicuramente l'altro giorno sono stato uno dei primi a leggere quanto hai scritto sopra. Avevo intenzione di intervenire perché ho il tempo, costretto a casa dall'influenza, ma ho aspettato che altri intervenissero, per non deprimerti immediatamente col mio commento.
    Io sono sicuro di avere torto, di non capire bene la situazione politica che stiamo vivendo, quando mi chiedo, ti chiedo: a chi frega dello Statuto sardo?
    Essendo una legge di caratura costituzionale, con tutti i riti che comporta, chi metterà all'ordine del giorno una legge che non riguarda neppure i politici sardi?
    Certo, è vero che fai i nomi di alcune personalità, ma non mi salvo da sospetto che qualcuno lo faccia per propria propaganda (il che non è reato, sia ben chiaro); altri perché "fuori dal giro", non conta nulla e ha tempo a disposizione; altri ancora perché, non avendo nulla da dire o da spartire, gli serve per ricordarci che è ancora vivo.
    Raschiando in superficie perché nel merito non so entrare, mi pare che nella proposta Cabras, arrivata buona ultima dal giovine senatore, ci sia un enorme allargamento dei campi in cui il governi regionale e statale siano in concorrenza, ma ciò è dovuto, io presumo, al fatto che ora governa la destra. Al contrario, se governasse la sinistra, o quando e semmai ri-governerà, questi campi si restringerebbero di molto. In favore di chi?
    Beh, secondo esperienza, rispondi tu.
    E infine, te li vedi un Fini o uno Schifani che alzano la voce nella conferenza dei capigruppo alla Camera o al Senato e dicono "Basta, Onorevoli colleghi! Basta con le leggi ad personam, con gli sterili dibattiti sulla riforma della Giustizia, sul federalismo. Mettiamo all'ordine del giorno il nuovo Statuto sardo, perché ho percepito il grido di dolore ecc. ecc."?
    Io, che soffro di fantasticherie ricorrenti con cui convivo senza preoccuparmi più di tanto, non riesco a immaginarmeli. E tu?

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  4. Caro Franco,
    manco io ci credo. Ma, dico io, ci sarà pure un giudice a Berlino? Forse sì. Quel che manca in Sardegna è un nutrito collegio di difesa e, forse hai ragione, interesse a difendersi. Sarà perché sono più vecchio di te, ma sono ottimista. I tempi della politica sono molto diversi sa quelli di una Ferrari, eppure ricordo che solo alcuni anni fa, eminenti rappresentanti dell'attuale Pd sostenevano che sarebbe bastato attuare lo Statuto esistente o, al massimo, dargli una aggiustatine. A destra neanche a parlarne di Statuto.
    Oggi è diverso. Se ne parla, per adesso, in convegni, ci sono anche due proposte di legge; se poco poco i sardi si accorgeranno che conviene averne uno tutto nuovo, di Statuto, vedrai che non sarà poi tanto difficile parlarne anche al bar. Ed allora sarà fatta.

    Quanto al giovane Cabras, con le competenze compartite è recidivo: la loro lunga lista era già presente nella riforma del Titolo V, approvata dal suo schieramento, e solo da esso, quando prevedevano un lungo e luminoso cammino del loro governo; mica pensavano che il Berlusconi osasse vincere altre elezioni. Temo, caro Franco, che sia nel loro Dna la complicazione delle cose semplici: questa competenza a me, questa a te. Sono per la gravidanza, ma appena appena, senza esagerare.

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  5. Caro ZFP,
    non farti avanti con gli anni solo perché hai la barba lunga.
    E poi a me capita che, quanto più invecchio, tanto più sono pessimista. Sarà perché continuo ad accumulare brutte esperienze dalla politica nostrana.
    Tu dici che quando ne parleremo nei bar, sarà cosa fatta.
    Ma se ne parleremo come se ne discute in un altro tuo post, litigando tra autonomisti e indipendentisti, tra autonomisti di destra, di centro, di sinistra, ... stiamo freschi.
    Alla mia età non ho ancora capito se l'indipendenza sia una cosa che si chiede per favore o invece qualcosa che si prende a muso duro.
    La speranza, sempre l'ultima a tirare le cuoia, è che la nostra indipendenza, domani o dopodomani, riesca conveniente al Cavalier Berlusconi, perché allora finalmente si farà una leggina ad Sardiniam.
    Io ho già messo in giro la voce che, quando saremo una repubblica indipendente, mai e poi mai firmeremo con l'Italia un trattato che preveda l'estradizione di chicchessia. Neanche per uxoricidio.
    Io ci provo, non costa nulla e... non si sa mai!

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  6. Mi sono posto più volte anchio il quesito se ci sia la bramosia pubblicistica di pochi nel sostenere qualche faro nella notte od una seria convinzione di base attorno alle proposte: come mi sono chiesto se effettivamente il mondo civile ed economico Sardo non ritenga prioritaria una riforma di tale importanza (lo statuto). La risposta l'ho avuta parlando con alcuni noti signori della polis economica e politica. La riflessione che poi si fa la sera...quando la luce si spegne...è che non è vero che non ci sia la necessità di riformare...è vero piuttosto che mancano le doti culturali idonee a capire l'importanza del rinnovamento e la sua conseguente trasposizione legislativa. Ma che manchi questa base culturale è cosa maggiormente resa evidente dalla penuria di proposte, le quali non arrivano neppure da quell'ambiente teoricamente ed emotivamente (e maggiormente) interessato al cambiamento: L'indipendentismo/autonomismo Sardo...Tuttavia l'interesse attorno alle tematiche identitarie non manca. Qualche coniglio dal cilindro nei prossimi tempi dovrà pur uscire...Speriamo non sia un pollo. - Bomboi Adriano

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  7. Un amico mi segnala questo pensiero di Franciscu Sedda. E' vecchio di circa due anni, ma credo sia ancora un buon esempio di confusione mentale, su cui sarebbe interessante avere una interpretazione autentica:
    "Dicendo indipendentismo non-nazionalista abbiamo voluto rompere qualsiasi legame con atteggiamenti di chiusura, di passatismo, di paura della diversità e di infantile autocompiacimento nei confronti di se stessi. L’idea è accettare la sfida della globalità contemporanea e pensare se stessi come “esseri umani sardi”, come persone che a partire dalla loro terra devono realizzare una più
    alta forma di umanità, devono contribuire a migliorare il genere umano. Ogni volta ricordo a me stesso che quando dico “la mia Terra” sto dicendo la Sardegna, sto dicendo il Mondo..."

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  8. Sig. Pintore, a che confusione mentale si riferisce? A me sembra di una chiarezza cristallina. Accettare la sfida alla globalità significa mettersi in gioco nel processo di globalizzazione, che è cosa ben diferente un atteggiamento in cui si dice che si è convintii che "l’imperialismo, il liberismo e la cosiddetta globalizzazione siano le nuove e più subdole forme finora escogitate dal sistema capitalistico mondiale per meglio sfruttare il lavoro altrui e per ottenere sempre maggiori profitti, con ogni mezzo e a qualunque costo."

    L'econazionalismo quella sfida non la accetta, convinto che sia necessario chiuderle le porte per autopreservarsi (mia interpretazione, ma mi sembra di capire così). iRS rispetta quella posizione, ma dice chiaramente che non è la sua.

    È vero che il termine nazionalismo ha diversi significati e sfumature, ma guardi cosa dice una persona acculturata come Paolo Guzzanti a proposito:

    "Credere che il proprio Paese sia una nazione unitaria (poi la distingui per diversità, dialetti, organizzazione amministrativa regionale, se vuoi anche federale) non è affatto nazionalista.
    E’ nazionalista colui che crede che il proprio Paese sia superiore agli altri paesi, in genere soltanto perché c’è nato lui, o lei."

    E insieme a lui ce ne sono molti altri che la pensano in modo simile. Definirsi non nazionalisti non rappresenta un atto d'accusa contro chi si definisce nazionalista, ma aiuta a non doversi ogni volta giustificare di fronte a tali considerazioni.

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  9. @ Zazen
    Se "la mia patria è il mondo intero" come cantavano gli anarchici, che senso ha battersi per l'indipendenza nazionale? Perché è questo, vero?, per cui anche tu lotti. La globalizzazione è un dato, non è qualcosa con cui andare d'accordo o in disaccordo. Al massimo possiamo cercare di governarne gli effetti.
    Ma chiamare i no-global eco-nazionalisti, scusa, ma non te la perdono neanche capendo il sovrappiù di enfasi che ci hai messo. Conosco bene la tesi sull'indipendentismo non nazionalismo. Lo trovo un innamoramento nominalistico e semantico da cui, lo capisco, è duro disannamorarsi, ma è frutto di una confusione mentale che, concordo con te, è espressa con "chiarezza cristallina".
    Spero tu abbia voluto scherzare adottando come maitre à penser sul nazionalismo il mio amico Paolo Guzzanti, visto che lui pensa all'unità della nazione italiana che, in quanto tale, esclude l'esistenza della nazione sarda. Che, spero tu ne convenga, esiste ed è alla base dei diritti internazionali del popolo sardo.

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  10. Sig. Pintore, se io faccio parte di una comunità e mi riconosco in essa, questo non vuol dire che gli altri membri della comunità possano dettare legge a casa mia, della quale mi ritengo il padrone incontrastato (o i padroni nel caso di una famiglia). Se poi Lei vuole mettere in dubbio questo principio, prego, si accomodi.
    Non ho intenzione di mettermi in ginocchio per farmi perdonare un qualcosa che non ho detto, in quanto l’attributo di no-global agli indipendentisti di Sardigna Natzione glielo ha dato Lei, mentre io mi sono semplicemente limitato a riportare una parte del loro programma elettorale. Se poi, prima di decidere se perdonare o meno i miei presunti accostamenti, si fosse preso la briga di dare uno sguardo alla definizione di eco-nazionalismo in cui SNI campeggia come esempio principale,, magari sarebbe stato più clemente.
    Io poi, personalmente, non ho nessun innamoramento verso nessun termine, al massimo quello ce lo avete Lei e Bomboi per cui traducete il “non” di fronte a un determinato termine come un “anti”. Io questa idea dalla testa mica ve la posso togliere, né ho intenzione di produrmi in ulteriori sforzi per farlo, ma nemmeno mi permetto di dare del “confuso mentale” a chi la pensa diversamente.
    Paolo Guzzanti l’ho preso ad esempio per riportare un’opinione abbastanza diffusa sul nazionalismo. Il fatto è che il nazionalismo non è univocamente quello che ha detto lui, ma può assumere quell’aspetto. Non lo considero maitre a penser di un bel niente e trovo le sue posizioni nazionalistiche ridicole.
    Ecco, al suo nazionalismo ridicolo non ne voglio contrapporre uno mio altrettanto ridicolo.

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  11. La discussione rischia di perdere di spessore con questo ennesimo discorso sul nazionalismo: Ricordo i vecchi battibecchi nel 2006 sullo spazio di IRS con Juliu Kerki che parlava di Bakunin...Non ci vuole molto a capire quale sia la matrice ideologica su cui si è adagiato il "non-nazionalismo" unito al teorema dei "figli dell'amore eterno"... Per i fan anni '80 di Carlo Verdone. Sono il circolo di amici universitari (quasi tutti fondatori di IRS) all'epoca de Su Cuncordu nei primi anni 2000....Ma ancora da elementi di IRS non ho capito in cosa sia diverso (ad esempio) il mio nazionalismo o quello di Pintore dal sedicente non-nazionalismo di IRS. Addis, dimentica per un'attimo i nomi dei movimenti, le strategie e quant'altro. Dimmi, in cosa siamo diversi nell'approccio con la Nazione Sarda? - Bomboi Adriano

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  12. Bomboi, ci divide il fatto che tu voglia “prescindere dalle strategie”. Per te passare sopra a tutto un processo di dialettica interna, fatta di scontri anche aspri, ma sempre leali, tra le diverse anime che compongono il movimento deve fare posto ad alleanze che bypassano tutto questo. Io non ho nessun timore ad esprimere dissenso nei confronti delle opinioni dei dirigenti, non mi aspetta nessuna punizione o emarginazione per questo. L’unica cosa che è richiesta è quella di argomentare la propria posizione, di modo che chi è oggetto della critica possa spiegare le proprie ragioni. È una cosa che non ho difficoltà a fare dalla Germania e che non ho avuto difficoltà a fare in Sardegna proprio perché le varie decisioni vengono prese in modo cristallino.
    Gavino Sale è il presidente e Ornella Demuro è il segretario, ma non ho alcun timore reverenziale nei loro confronti. Per te e altri evidentemente tutto questo è superficiale, magari addirittura fastidioso. In cosa sia diverso il vostro nazionalismo da iRS lo dovete decidere voi, non io. Se lo considerate uguale potete iniziare ad accettarne la democrazia interna e a rispettarne le posizioni, senza attribuire settarismi o confusioni mentali a chi semplicemente ha un approccio diverso dal vostro.
    L’obbiettivo di iRS è quello di cambiare la società sarda portandovi temi che sino a pochi anni fa erano quasi un tabù, organizzando incontri con il territorio e parlando ai sardi. Altri preferiscono il ruolo di deus ex machina che vorrebbe guidare a proprio piacimento tutto e tutti e predicano alleanze che prescindono dalle strategie… una riedizione moderna del “fine giustifica i mezzi”.
    Per me non è così: i mezzi sono importanti, e pure le strategie.

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  13. Addis, quando due persone scambiano idee, devono prima avere le medesime idee chiare sui termini che si esprimono. Ad esempio mezzo mondo e persino la politologia internazionale leggerebbero le posizioni di IRS come ultra-nazionaliste (anche più del PSD'AZ), basti guardare ad esempio l'ipotesi di contestualizzare l'albero giudicale nel presente mentre non solo non lo conosce nessuno ma non è neppure spiegato dalla Pubblica Istruzione regionale. Poi che uno si etichetti in maniera diversa solo per cercare differenze inesistenti è un'altro discorso. Certo che i mezzi sono importanti e pure le strategie, infatti non esiste alcuna prova che quella di IRS funzioni. La nostra almeno ha il buonsenso dalla sua ed i vari esempi che nel mondo hanno ridotto la frammentazione giungendo a risultati politici relativamente discreti. Non credo poi che Sedda sia confuso, credo sappia bene qual'è la musica ma non condivido la sua strategia per accogliere giovani nel movimento. Col tempo si scollerà, le contraddizioni verranno sempre e comunque a galla. Vorrei poi chiederti quali sono i temi tabù che prima non c'erano e che IRS ha introdotto. Ad esempio? - Bomboi Adriano

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  14. Un tabù è ad esempio quello tuo sulla bandiera. Ti fa così orrore che qualcuno possa preferire l’albero giudicale alla bandiera dei 4 mori? Cosa c’è di ultra nazionalista nell’usare quel simbolo? In quale testo di iRS sta scritto che i 4 mori siano necessariamente da abolire al fine di creare la coscienza nazionale sarda?
    Tu hai fretta di arrivare nella stanza dei bottoni attraverso le solite e stantie operazioni di equilibrismo politico non tanto chiare in cui la cosa importante è quella di arrabattare voti. Poi solo dopo, una volta seduti nella stanza dei bottoni con non si sa bene chi, si potrà fare la grazia al popolino ignorante che finalmente potrà accedere ad un’istruzione nazionale sarda. In pratica pare che per te le uniche cose importanti siano le dimensioni: un gran cartello nazionalista in cui tutti corrono assieme… sotto la vostra illuminata direzione magari.
    Certo, “Voi” coraggiosi che vorreste guidare tutto e tutti a mo’ di marionette avete il “buon senso”, gli altri no. La differenza fondamentale è che la strategia di iRS non impone a nessuno di unirsi ad essa se non ne condivide ideali, impostazioni e strategie. La “vostra” implica un’impostazione militaresca in cui pochi comandanti o pastori illuminati guidano alla salvezza tanti soldati o tante pecorelle.
    Tu non condividi la strategia di Sedda (che tratti come se fosse il gran capo incontrastato e incontrastabile) per attirare i giovani nel movimento… e non ti viene in mente che magari gli altri movimenti o voi stessi non avete una strategia altrettanto efficace per fare la stessa cosa come piacerebbe a voi? Il fatto è che iRS non ha alcun interesse a “rubare” i giovani agli altri movimenti indipendentisti, cerca solo di coinvolgere giovani e non giovani che indipendentisti non sono in un progetto comune, ascoltandoli e facendo proposte. Non chiede loro nessun approccio di tipo fideistico tipo “io so che come voglio fare io funziona in tutto il resto del mondo, quindi fate come dico io e tutto andrà bene”.
    Non capisco perché questa capacità di attirare i giovani susciti così tanta invidia e malanimo.
    Un tempo parlare di indipendenza suscitava molti più risolini sarcastici e l’interlocutore chiudeva ogni possibilità di dialogo… ora si riesce a parlarne molto di più, ma immagino che sia tutto merito di voi di URN, come al solito.

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  15. Certamente U Erre Enne Sardinnya ha contribuito e sta contribuendo anche nel Sardismo, non mi si venga a dire che è tutto merito di questi dirigenti se oggi IRS è migliorata: http://www.sanatzione.eu/wp-content/archivio_media/uploads/2010/01/IRS-ieri-ed-oggi-URN-Sardinnya1.jpg
    Il tabù era parlare dei pochi dettagli che hanno contribuito a migliorare l'immagine. Mentre parlavo d'Europa a me si parlava di Bakunin e venivo censurato dagli stessi "riformatori" della domenica che oggi guardacaso non disdegnano certi argomenti...Che poi a questi dettagli si sia saldata qualche teoria per dividere, penso che in Sardegna se ne poteva fare a meno. Non era la IRS in cui speravamo, ma il dissenso fa parte della democrazia. Ho forti dubbi che tu avresti trovato interessante la IRS dal 2002 al 2006/7. E di sicuro molti Sardi oggi hanno ancora molti dubbi su un indipendentismo così diviso. Ma se nell'ambiente indipendentista si è riusciti a mitigare l'anarco-marxismo (noi pensavamo ci volessero almeno 6 o 7 anni), non ho dubbi sul fatto che le continue sorbole a cui andrà incontro il settarismo spingerà molti a più miti consigli...Sii sincero, secondo te i Sardi capiscono queste divisioni? - Bomboi Adriano.

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  16. I sardi hanno bisogno di essere trattati come persone adulte, non come bambini che si fanno impressionare da chi ce l’ha più grosso (il partito). Io non ho trovato in nessun comunicato nuovo o vecchio di iRS in cui si faccia riferimento a marxismo o anarco-marxismo, perché l’impostazione inclusiva ce ‘ha avuta sin dalla sua nascita. Se tu hai a disposizione un qualche testo o comunicato ufficiale in cui traspaia un’impostazione marxista ti prego di linkarlo, perché una foto in cui gavino sale alza il pugno chiuso non dimostra nulla. Che io sappia lui marxista lo è ancora, mentre io non lo sono per niente. Il fatto è che all’interno del movimento si parla di cose concrete e la prospettiva indipendentista non si piega alle ideologie, ma alla capacità di ognuno di far valere la propria idea suffragandola con dati e convincendo gli altri della sua bontà, senza la pretesa di avere la verità in tasca.
    Ieri ho saputo che c’è pure qualche ragazzo candidato che solo pochi anni fa militava in Azione Giovani, il movimento giovanile di alleanza nazionale. Sentire questo mi ha fatto un enorme piacere, perché arricchisce il movimento e rafforza il suo andare oltre le solite e stantie ideologie.
    Voi di URN vi lanciate nella caccia alle streghe accusando iRS di essere stata marxista e di esserne guarita grazie a voi, ma non fate altro che autoincensarvi senza motivo, visto che sottolienate la natura inclusiva che il movimento ha sempre avuto.
    Non me ne frega niente delle idee di Giulio Cherchi su Bakunin, è possibilissimo che le abbia ancora, il movimento non glielo impedisce di certo. Non ha mai cercato di impormele e tanto mi basta. iRS è semplicemente cresciuto e si è arricchito di nuove idee e spero vivamente che questo arricchimento continui. A voi di URN vi lascio volentieri a crogiolarvi nell’autocelebrazione che vi porta tanto consenso e approvazione da parte di chi i partiti indipendentisti nemmeno li vota… chissà perché?

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  18. Perché gli indipendentisti sono divisi e troppo occupati a darsi le pacche sulle spalle da soli...- Bomboi Adriano

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  19. Pacche sulle spalle da soli? Non li starai confondendo con quelli che si autocelebrano e dicono "Senza URN questo e quello non ci sarebbe stato... è merito nostro se... etc."?

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  22. Fortza Paris ha assunto la sottodenominazione "Verso il Partito Nazionale Sardo", con Scalas abbiamo trovato diversi punti di intesa e la praticità di un candidato come Massidda credo saprà dare la giusta spinta ad un dibattito più che mai urgente alla riforma dello Statuto. U Erre Enne nel suo piccolo ha detto la sua, non credo che altri siano stati altrettanto costruttivi. Su U.R.N. di maggio altri dettagli. - Bomboi Adriano

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  23. Bravissimi, standing ovation per URN che sostiene chi nemmeno considera autonomista (secondo la tua lettura se Massidda milita nel PDL allora è unionista), ma vabbè.
    Però pensare che Massidda dalla provincia possa dare un qualche impulso allo statuto quando non è riuscito a darne moltissimo dal senato, mi pare fantapolitica.
    Poi fate come volete, vi faccio i migliori auguri e non ho nessuna intenzione di iniziare a gettare fango su Fortza Paris e URN solo perché sta adottando una strategia secondo me sbagliata.

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  24. Si può fare dello spirito ma al contrario credo che Massidda possa dare molto in Sardegna più che nella complessità di un Senato. E soprattutto una rinnovata Fortza Paris, forte delle tematiche sullo sviluppo della sovranità, sarà di stimolo anche per il restante panorama autonomista/indipendentista. Massidda non è indipendentista, nessuno ha mai detto il contrario. Ma sostiene una battaglia giusta. La nostra non è LA strategia, ma una parte di essa, è solo uno dei tanti mattoni che condurranno alla sovranità. Noi guardiamo al complesso della situazione, non ad una singola sigla. E senza finanze adeguate è già biblico quello che si riesce a fare. - Bomboi Adriano

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  26. Ma perchè dobbiamo stare in Italia? Cioè perchè ci siamo lo so è la tirannia, perchè abbiamo smesso di lamentarcene lo so, è l'ignoranza e l'aver lasciato che ci togliessero la nostra lingua e la nostra storia, ma perchè quando si chiede ad un sardo se è favorevole all'indipendenza spesso risponde: "mi basterebbe solo un po' più di autonomia". Chiedere più autonomia mi ricorda quando nel 1794 chiedemmo "procurade 'e moderare barone sa tirannia" invece di farla finire. E che risultati abbiamo? Le nostre coste piene zeppe di villaggi continentali o stranieri, che lasciano le bricciole agli stagionali e si portano i profitti fatti grazie alla nostra terra fuori. E loro si preoccupano solo dei profitti rispettarla e difenderla non è certo dovere loro. Per non parlare della nostra tradizione agropastorale distrutta dall'Italia ma in questo caso ancor più dall'Europa e da tutte le quote: ognuno deve vendere quel che produce se ha una domanda d'acquisto. Nessuno si scandalizza che il popolo sardo parla la lingua dei suoi colonizzatori. Per altro dimenticando la sua antichissima.

    Essere sardi è un dovere non un diritto a cui possiamo rinunciare per pigrizia, nessuno difenderà la nostra terra, nessuno si prenderà la premurà di creare lavoro e opportunità ne tanto meno di istruire a dovere i nostri figli perchè nessuno ha questo dovere verso la Sardegna. Nessuno tranne noi, popolo sardo, appellativo riconosciuto dalla stessa Costituzione italiana.

    Abbiamo la provincia più povera d'Italia e continuerà sempre peggio finchè non chiederemo l'unica cosa giusta, e non ci sono ma o se o ormai, un popolo che vive nella sua terra se è privo della sovranità è una colonia e da tali siamo e verremo sempre trattati.

    Cosa potrebbe accadere nella peggiore delle ipotesi se qualsiasi impresa pagasse alla nazione sarda le tasse che ora pagano all'Italia continuando a fare tutti quello che si fa ora? Come minimo, ma non ci credo, saremo "poveri" uguali ed è il peggiore dei casi.

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