mercoledì 3 giugno 2009

Indipendenza: grande è il caos ma la situazione non è eccellente

Il bel dibattito sulle Europee in corso su questo blog è lentamente scivolato sui temi generali del diritto del popolo sardo ad essere rappresentato in Europa e su quelli ancora più generali dell’autodeterminazione. Vorrei sbagliarmi, ma trovo che nelle cose scritte dai miei interlocutori (che ringrazio e, mi credano, non per rituale) ci sia una qualche confusione che, dicono ad Orgosolo, est a pizas bàrias, a strati.
Nessuno nega al popolo sardo il diritto ad eleggere suoi parlamentari europei neppure con questa pessima legge che ci troviamo: basta che gli elettori vadano i massa a votare i candidati sardi più credibili, elettoralmente parlando, e avremo uno o due parlamentari europei. Il discorso sul “diritto” è naturalmente diverso: quel che si chiede è che in legge sia assicurata alla Sardegna non solo una circoscrizione autonoma, ma la certezza che dall’Isola escano due deputati europei.
Qual è la condizione indispensabile perché ciò accada? Il riconoscimento che il popolo sardo è titolare del diritto all’autodeterminazione? Stando al diritto internazionale i sardi possono già da subito esercitare questa loro facoltà.
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55 commenti:

  1. Non è necessario che al Popolo Sardo sia riconosciuto il diritto ad autodeterminarsi per avere una nuova legge sulla circocrizione che matematicamente esprima dei candidati certi: Quantomeno è ciò che si evince dalla propaganda che si sente -da una parte e dall'altra- in cui alcuni esponenti politici assicurano che alle prossime Europee il vulnus di rappresentatività territoriale verrà comunque estinto. Sul diritto alla sovranità invece il discorso assume un rilievo ben più pesante e sarebbe bello poter guardare al diritto internazionale... ma quando ci ricordiamo che negli ultimi tempi lo Stato ha stoppato la legge sulla Consulta...allora forse c'è anche qualche conflitto di attribuzione giuridica sulla valenza del Popolo Sardo in quanto entità capace di esercitare dei diritti. A tale proposito rimando ad un breve e semplice scritto di U.R.N. Sardinnya pubblicato da Sardegna e Libertà ad aprile: http://www.sardegnaeliberta.it/?p=1554 - Un saluto, Bomboi Adriano

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  2. Egregio Pintore,

    ha messo non poca carne al fuoco in un solo articolo, e mi pare anche che abbia male interpretato qualcosa, ma procediamo per gradi..

    "basta che gli elettori (sardi) vadano in massa a votare i candidati sardi più credibili, elettoralmente parlando, e avremo uno o due parlamentari europei"

    Questo è vero, ma ha dimenticato di aggiungere le altre condizioni necessarie perché la Sardegna abbia una propria rappresentanza:
    1) Possibilmente l'astensione in Sicilia dovrebbe essere di almeno 20 punti percentuali superiore a quella della Sardegna (nel 2004 i sardi che hanno votato sono stati il 74%, mentre i siciliani erano il 60%... non ostante questo vantaggio non siamo riusciti ad eleggere nessuno);

    2) Grande affluenza il Sardegna e bassa affluenza nel resto d'Italia, in modo da avere un quoziente nazionale più basso che ci dia maggiori possibilità;

    3) I siciliani dovrebbero disperdere i loro voti in maniera abbastanza stupida, magari dandoli ai candidati sardi (la Calia potrebbe essere avvantaggiata dal fatto di poter sembrare siciliana).

    Ecco, ora le possibilità di eleggere un sardo ora sono ancora superiori, possiamo essere soddisfatti.

    Dopo la sua parte iniziale mi pare che inizia a fare un po' di confusione. Nessuno infatti ha affermato che la "condizione indispensabile" perché la Sardegna abbia 2 (miseri se confrontati con altre nazioni meno popolose) rappresentanti in Europa è l'essere titolari del "diritto di autodeterminazione". Anche senza quel "diritto" la magnanima madre patria italiana ci potrebbe, se non disturba, concedere l'onere e l'onore di essere rappresentati in Europa.

    "Il popolo sardo, insomma esiste e, in punta di diritto internazionale, può chiedere di autodeterminarsi fin da subito."
    Bene, anzi, molto bene, ora bisogna solo farlo sapere ai sardi, anche perché un popolo che non ha una rappresentanza sicura tra gli altri popoli che decidono anche per lui non è molto credibile. Bene anche che nel 2001 sia stato inserito un timido riferimento al popolo sardo nello statuto, ma visto che il diritto ad autodeterminarci ce lo abbiamo già lo possiamo scrivere a chiare lettere come articolo 1 dello statuto... alla corte costituzionale andrebbe bene? Come ricorda giustamente Bomboi invece, la questione della sovranità è molto più difficile... fino a che ci danno il contentino di dire che siamo popolo va bene, ma quando questo popolo alza un pochino la testa e dice che vuole avere sovranità sulla terra che abita allora non va più bene.

    Ha ragione anche quando dice che l'equivalenza tra autodeterminazione ed indipendenza è falsa, infatti io non ho mai fatto un'equivalenza del genere, ho detto solo che l'autodeterminazione è un requisito fondamentale di un popolo. Non mi sembra un'affermazione sbagliata, a meno che non si ammetta che esistono nazioni indipendenti e democratiche in cui non vige questo diritto.
    Se ora si votasse per l'indipendeza, gli indipendentisti perderebbero sicuramente perché i sardi sono convinti di non essere in grado di sopravvivere senza la mamma Italia che fa da badante. Secondo me e secondo gli altri indipendentisti questa convinzione è frutto di pregiudizi privi di logica. Il fatto però che gli indipendentisti non siano la maggioranza non significa che non se ne possa discutere serenamente. Non si vuole obbligare nessuno ad abbracciare l'idea indipendentista, si vuole solo un confronto leale in cui si parla dei problemi della Sardegna e del modo più efficace per risolverli.

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  3. Una cosa che ad esempio non capisco è come i cosiddetti autonomisti escludano a prescindere l'indipendenza come fattore da mettere sul piatto della bilancia nel confronto con lo stato. Il dire "dateci maggiore autonomia" (ad esempio nell'indire una gara internazionale per i trasporti da e per l'isola) altrimenti... altrimenti non facciamo niente, non mette molta pressione nel governo centrale che, come al solito, qualunque esso sia, ci fa le solite promesse che poi si rivelano essere false.

    Nessuno sta espellendo nessuno dal popolo sardo (il dire una cosa del genere sa di vittimismo), si sta solo dicendo che, a rigor di logica, chi parla di popolo sardo dovrebbe anche agire in modo da difenderne i diritti. Tutti in Sardegna si dicono "autonomisti", ma non fanno nulla di fronte alle continue ferite subite dalla nostra autonomia.

    Ma magari è meglio continuare a fare come negli ultimi 70 anni, lamentandoci dell'autonomia mai come piace a noi, del fatto che siamo svantaggiati dall'essere isola e che "meno male" che ci pensa l'Italia, altrimenti saremmo tutti morti di fame e vivremmo ancora nelle grotte.

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  4. C'è un aspetto MOLTO GRAVE di cui forse non ci rendiamo conto e che rappresenta una FLESSIONE democratica a danno del Popolo Sardo: Abbiamo rappresentanti politici eletti dai Sardi i quali affermano infatti che "se si vota in massa Tizio e Caio allora possiamo spuntarla sui Siciliani". Il problema non è se è vero o se è falso, sappiamo che è vero, il problema è peggiore, cerchiamo di capire: Ci stanno dicendo che anche noi possiamo essere pari ad altri cittadini se tutti ci decidiamo a fare una mossa univoca. Se questa non è democrazia limitata e condizionata io sono Babbo Natale. Quindi, a prescindere da indipendentismo sì o indipendentismo nò, dovremmo domandarci se vi è dignità nel sostenere materialmente attraverso il voto una democrazia limitata e condizionata in questa misura. In ragione di questo mi asterrò, perché il dovere civico in chi ha un diritto limitato non risiede nel voto ma nel dissenso a quel voto per poi pretendere il pieno diritto. Naturalmente è solo un'opinione sorta nel nostro gruppo su U.R.N. Sardinnya e non ha la pretesa di giudicare le legittime opinioni altrui. Parlo dunque per me, se ad esempio votassi la Calia (espressione di quel modello politico che ha partorito questa democrazia limitata) mi sentirei male e forse mi vergognerei pure, con tutto il rispetto per la Calia come persona. Non è lei sul banco degli imputati, quanto la politica di cui è emanazione. Poi magari potremmo anche discutere sull'utilità o meno fino ad oggi della sua presenza in Europa, ma il discorso diventerebbe lungo. Non mi sarei vergognato se invece i movimenti fossero stati uniti e concordi politicamente con qualche forza centralista nel promuovere un candidato comune, ma così non è. - Adriano Bomboi

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  5. Caro ZF, da una parte io ed altri, che veniamo da te collocati sul ciglio di una strada en attendant Godot, dall'altra tu che vorresti la Calia (sto azzardando) a Strasburgo. Io sto invece facendo il mio possibile per far andare in Europa, oltre a mia figlia che c'è già, anche i miei alunni che escono dalle superiori. Fuori dal sistema Italia, che nulla garantisce ai nostri giovani, che già alla nascita li pone in svantaggio rispetto ai coetanei d'oltralpe e che poi non li apre al mondo del lavoro. Fuori, per salvarli, dopo aver detto loro di riprendersi la sardità che la scuola gli nega. Una Calia più, una meno, nulla cambia per i giovani sardi. Se la Calìa vuol andare in Europa, vada senza il mio voto e mi dimostri che ho sbagliato. Tu, invece, en attendant Godot, speri forse che siccome fa rima con Rosalìa, Mamìa e Petralìa, la Calìa la votino anche i siciliani.
    Non ti chiedi quali effetti potrebbero sortire se la percentuale dei voti validi alle europee diminuisse del 15%?

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  6. Ringrazio Piero, Adriano e Daniele di aver deciso per me chi voterò sabato. Mi risparmiano la fatica di pensarci. I candidati credibili sono tre, ma visto che avete deciso per me e poiché è tutta la vita che sono un bastiancontrario, chi sa che non sia costretto a deluderli.
    Caro Adriano, la democrazia rappresentativa è stata sempre così, limitata e persino le più oneste elezioni primarie danno come risultato la candidatura di una persona che rappresenta solo chi la ha scelta, non i suoi oppositori.
    Per Daniele e per sua conoscenza: l'accenno al popolo sardo è nello statuto dal 1948 ed è tutt'altro che timido: il popolo sardo è (articolo 28) titolare del diritto di presentare leggi al pari del governo e del parlamento sardo.

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  7. Ha ragione sullo statuto, mi sono sbagliato... certo però che è abbastanza paradossale che il diritto di un popolo a legiferare per se stesso sia sottoposto all'approvazione del governo e della corte costituzionale di un altro popolo, un po' come se le leggi italiane dovessero essere approvate dal parlamento francese.
    Per il resto IO non ho mai minimamente accennato a chi dovrebbe o potrebbe votare alleprossime elezioni europee, quindi stia tranquillo, per me può scegliere in massima libertà.

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  8. Pierluigi Montalbano4 giugno 2009 alle ore 08:43

    Zf wrote:
    il popolo sardo è (articolo 28) titolare del diritto di presentare leggi al pari del governo e del parlamento sardo.

    Condivido ma...i rappresentanti l'hanno mai fatto? Ne saranno capaci in futuro?

    Pierluigi Montalbano

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  9. No caro Daniele, le leggi sarde non sono sottoposte ad approvazione esterna, ma a controllo. Anche le leggi italiane sono sottoposte al controllo della Commissione e del Parlamento europeo. Le leggi del Parlamento della Repubblica indipendente sarda, anche esse sarebbero soggette al controllo dell'Europa, posto che non si voglia stare fuori dell'Ue.
    E' capitato che leggi sarde, approvate in Sardegna e lasciate passare dall'Italia, siano state censurate dall'Ue. Neppure la Commissione europea, del resto, è libera dai controlli che sono esercitati dalla Corte di giustizia europea.
    Se il problema è sottrarsi al controllo dello Stato italiano, la soluzione è l'indipendenza. Ma anche in questo caso ci sarebbe chi controlla le nostre leggi. Per dire, in materia agricola non potremmo fare come meglio crediamo: non lo può fare neppure lo Stato francese, campione europeo di barrosia nazionalista.
    La soluzione, indipendenza o sovranità che vogliamo, è nella definizione chiara ed estesa dei poteri e delle competenze su cui nessuno possa metter bocca, se non per violazione delle norme comunitarie.

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  10. Caro Pierluigi,
    che io ricordi la sola legge di iniziativa popolare fu quella del 1976 sul bilinguismo. Come si sa non fu senza risultati, visto che allora di lingua sarda neppure si parlava e che oggi ha ben altra tutela di allora.
    Ma a me premeva segnalare che il popolo sardo è costituzionalmente definito come soggetto legislatore. Che non si sia servito molto di questa titolarità è un male, ma niente toglie che la possibilità esista e sia importante.

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  11. Ma certo,lo si può anche chiamare controllo, fatto sta che l'Italia, se vuole e se non le sta bene il modo in cui l'Europa esercita quel controllo, può uscirne quando vuole; la Sardegna invece è vincolata dalla costituzione italiana che dice essere l'Italia una e indivisibile. Gli indipendentisti vorrebbero che il controllo fosse esercitato dal popolo sardo e dall'Europa, in cui si vorrebbe stare per libera scelta.

    Al momento bisogna stare attenti che le leggi non contrastino con l'interesse dello stato italiano

    "Ogni legge approvata dal Consiglio regionale è comunicata al Governo della Repubblica e
    promulgata trenta giorni dopo la comunicazione, salvo che il Governo non la rinvii al Consiglio
    regionale col rilievo che eccede la competenza della Regione o contrasta con gli interessi nazionali."

    Lo si può chiamare controllo o approvazione, fatto sta che un popolo decide se le leggi di un altro popolo sono idonee. L'Europa è un'unione volontaria di popoli, dei quali fa parte anche l'Italia con un peso di gran lunga maggiore rispetto a quello che la Sardegna ha in Italia.

    Secondo Lei poi l'Europa potrebbe bocciare il riferimento alla "sovranità" nella nostra legge statutaria?

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  12. Sai qual è il guaio, Danie'. Che per te le parole hanno significati opzionali. Approvazione vuol dire: fammi conoscere prima su che cosa vuoi leggiferare e io ti do o ti nego il consenso. Controllo vuol dire: una volta che hai leggiferato, entro trenta giorni, ti dico se secondo me sei stato nei limiti dei poteri datiti della Costituzione (non se contrastano con gli interessi dello Stato, che sciocchezza), tu puoi accogliere i miei rilievi o fregartene e se te ne sbatti chiederò alla Consulta chi ha ragione.
    Se a te sembra la stessa cosa, non so che farci. Da una vita contrasto l'arroganza dello Stato centralista, ma si servo, nel contrasto, di parole dal significato certo e non aleatorio. Se tu non lo sapessi e avessi bisogno del mio pedigree, la mozione indipendentista al Congresso del Psd'az a Porto Torres l'ho presentata io, provocando la sospensione del Congresso da parte di Mario Melis. So di che cosa parlo. E so che l'unica maniera per risolvere la prepotenza centralista è quella di attribuire alla Sardegna tutte le competenze e i poteri necessari a leggiferare senza il rischio di conflitti davanti alla Consulta.
    L'altra maniera è l'indipendenza, chiaro. Peccato che non sia all'ordine del giorno e che, aspettando che vi sia iscritta, bisogna combattere per assumere il massimo grado di sovranità possibile.

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  13. Sa qual'è il guaio, sig. Pintore? Lei sottovaluta il significato delle virgolette. A volte, è vero, vogliono solo sottolineare una parola, altre invece, soprattutto se poste ad inizo e fine di una lunga frase, significano che si stanno citando parole non proprie.

    Io ad esempio ho citato le prime 3 righe dell'articolo 33 dello statuto che ricito anche ora:

    "Ogni legge approvata dal Consiglio regionale è comunicata al Governo della Repubblica e
    promulgata trenta giorni dopo la comunicazione, salvo che il Governo non la rinvii al Consiglio
    regionale col rilievo che eccede la competenza della Regione o contrasta con gli interessi nazionali."

    Ora ricito solo l'ultima parte della frase
    "salvo che il Governo non la rinvii al Consiglio
    regionale col rilievo che eccede la competenza della Regione o contrasta con gli interessi nazionali."

    Edo ora le ultime parole

    "o contrasta con gli interessi nazionali."

    Ora cito Lei:

    "Controllo vuol dire: una volta che hai leggiferato, entro trenta giorni, ti dico se secondo me sei stato nei limiti dei poteri datiti della Costituzione (non se contrastano con gli interessi dello Stato, che sciocchezza), tu puoi accogliere i miei rilievi o fregartene e se te ne sbatti chiederò alla Consulta chi ha ragione."

    Si metta d'accordo con lo statuto, perché non vedo dove sta il "significato opzionale" delle parole "o contrasta con gli interessi nazionali.".

    Io poi concordo con Lei sul fatto che sia una stupidaggine, ma tant'è che è una stupidaggine che ci vincola.

    Saluti

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  14. Conosci la differenza esistente tra l'espressione "contrastano con gli interessi dello Stato" come scrivi tu e l'altra "contrasta con gli interessi nazionali" come dice lo Statuto.
    Evidentemente no, visto che per te l'una cosa è l'altra sono uguali. Consntirai che il dialogo si fa difficile se uno dice aglio e l'altro gli risponde cipolla, convinto che si tratta dello stesso ortaggio.

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  15. Ammetto la mia ignoranza, credevo veramente che "nazionale" significasse "dello Stato, statale". Anche il dizionario della lingua italiana conferma questa mia (errata) sensazione, ma evidentemente in quel contesto la parola "nazionale" ha tutto un altro significato.

    Io non ci arrivo a capire quale (magari sono stupido), quindi sarei lieto se qualcuno me lo spiegasse.

    Saluti

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  16. Eh nò Zuanne, nessuno ha deciso per te che cosa votare o meno, si sta solo confutando la posizione che hai espresso nel tuo scritto ed ognuno dice la sua. La democrazia rappresentativa ha sempre avuto certamente i suoi limiti ma non al punto da piazzare dei candidati in un territorio i quali possono essere eletti solo se ottengono più voti di quelli con cui devono dividerli (i siciliani)... io penso che in questo caso si rasenti la palese discriminazione. Il fatto che questo peso poi lo avvertano gli stessi dirigenti dei partiti centrali, allora significa che questa sub-condizione non è avvertita solo da una minoranza "illuminata" o che vuole imporre confusamente un qualcosa. Ad ogni elezione europea ci ritroviamo davanti questa situazione: Est ora de chela vinire! Anch'io come Piero ritengo che una non indifferente percentuale di astensione potrebbe indurre le forze centraliste a colmare più rapidamente questo deficit di democrazia che nei fatti esiste, per quanto si possa girare attorno alla cosa. Se fossimo in un luogo più serio ad esempio i senatori ed i deputati Sardi avrebero dovuto fare chiasso attorno al problema (come si fa da altre parti) ma quì ci si piega e tutti: dall'IDV Sardo al PDL, passando per il PD, sostengono il prodotto di scelte centrali scellerate. Noi Sardi non solo siamo frammentati, ma spesso tendiamo anche a chiudere un occhio e sottovalutare il piattino che ci viene messo davanti senza lagnarci con la scusa: "Più di così non si può fare, è il meno peggio". Sono anni che mi sento dire in giro le stesse cose per ogni cosa. Siamo un disco rotto! Nel caso dei parlamentari la causa potremmo ricercarla nel portafoglio, nell'ambito della società civile invece potremmo magari cercarla in qualche blanda argomentazione antropologica. - Adriano

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  17. Caro ZF, sono appena rientrato dal mio paese e noto che il dibattito è continuato. Leggerò con calma dopo, ora ho da fare. Intanto devo dirti che ricordi male, la
    legge di iniziativa popolare sulla valorizzazione della Lingua sarda non può essere del 1976, perché la raccolta delle 13 mila firme (a cui io partecipai a Sassari, insieme a Radicali, Su Populu Sardu, Bainzu Piliu,Federico Francioni, mi pare Migaleddu, Mondina Sole e altri, avvenne nel 1978. Mi pare fu dunque del 1978.

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  18. Il 1976 fu l'anno dei congressi itineranti di Battore Corronca contro la scelta di M. Melis di entrare nelle liste del PCI. A Bitti venni anch'io. C'era mi ricordo (e non erro) anche Gigi Sanna, oltre Bainzu Piliu, Antonio Lepori, i bittesi, naturlmente e i lulesi.

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  19. Allora? Qualcuno mi spiega la differenza tra "nazionale" e "dello Stato"? Io giuro che non sono in malafede, si tratta proprio di un mio limite culturale, non la capisco.

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  20. nazionale è un aggettivo che si riferisce alla nazione, al popolo, nome che ha molte definizioni ma che in generale si può riferire a una comunità con la stessa lingua, la stessa storia, un sentimento di appartenenza alla comunità stessa ecc. mentre statale è un aggettivo che si riferisce a un'unità amministrativa (lo Stato) che molto spesso racchiude più nazioni al suo interno ad esempio lo stato spagnolo è composto dal popolo basco, da quello catalano e da quello gallego e altri, quello italiano dal popolo sardo, da quello sudtirolese, da quello friulano solo per citarne alcuni.

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  21. Interessante... e queste definizioni sono contenute in qualche dizionario ufficiale oppure si tratta di una regola autoprodotta?
    Comunque, tenendo conto di queste definizioni, dove starebbe la differenza SOSTANZIALE tra le frasi

    "contrastano con gli interessi dello Stato"

    e

    "contrasta con gli interessi nazionali"

    ???

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  22. Comunque, prendendo per buone queste definizioni, la frase

    "contrastano con gli interessi dello Stato"

    significa che si parla di leggi che contrastano contro "un'unità amministrativa (lo Stato) che molto spesso racchiude più nazioni al suo interno", quindi (tra queste nazioni) è inclusa la Sardegna, mentre la frase

    "contrasta con gli interessi nazionali"

    significa che si parla di leggi che contrasta "una comunità con la stessa lingua, la stessa storia, un sentimento di appartenenza alla comunità stessa ecc."

    Ora, considerando che il sardo è riconosciuto essere una lingua dia sè stante (NON UN DIALETTO) e che la Sardegna ha una storia diversa dal resto d'Italia (dov'è la storia dei giudicati nei manuali di storia italiana? E il medio evo sardo?), mi pare che io, parlan do di stato, sono stato sin troppo buono, mentre nello statuto si parla proprio di nazione, quindi non si considera proprio l'esistenza del popolo sardo come popolo dotato di una propria specificità... O sbaglio?

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  23. Oggi diremo basta alle prese in giro dei partiti italiani, della nazione italiana, dello Stato italiano. Forse, da domani sera, sarà un po' più chiaro il cammino da intraprendere per il riscatto sociale ed economico dell'isola. Sarà più chiaro che è stata una stupidaggine quella della rinuncia ad essere e ad agire come Nazione. Il contributo di sangue e di intelligenza dei Sardi alla costruzione di quest'Italia si sta risolvendo nel furto di futuro ai nostri figli.

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  24. Caro Addis, mi spiace dirtelo (perché apprezzo sinceremente la tua passione, a volte spericolata), ma con le approssimazioni non si va da nessuna parte. Sai dirmi dove "nello statuto si parla proprio di nazione"? Questa parola esisterà in un tuo statuto virtuale, ma non in quello reale. Vi si parla di "interessi nazionali".
    Gli "interessi dello Stato" non sono mai citati e sai perché? Perché nelle materie di competenza primaria, la Sardegna può leggiferare "anche" in contrasto con gli interessi dello Stato, altrimenti non avrebbe senso avere potestà legislativa assoluta.
    Gli "interessi nazionali" sono un'altra cosa. Sono un concetto che respingo perché a definirli è sempre atto unilaterale dello Stato che, invece, per la Costituzione è solo uno degli elementi costitutivi della Repubblica, insieme alle Regioni, ai comuni, alle province.
    Ma il nome delle cose non è senza significato e in politica la capacità di distinguere e la precisione sono importantissime, decisive direi, per fare buona e credibile politica. Altrimenti è semplice agitazione ideologica che non avvicina di un metro la liberazione della Sardegna dalla sua dipendenza. Se poi quasta liberazione debba essere l'indipendenza o la sovranità, ecco, quasto sì che è un ottimo terreno di discussione.
    Purché, caro Daniele, siamo d'accordo su un fatto: l'approssimazione, il ragionare un tanto al braccio è attività che si limita agli schiamzzi e agli strilli.
    PS - Brava Zuliè, una sintesi perfetta

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  25. "Gli "interessi nazionali" sono un'altra cosa. Sono un concetto che respingo perché a definirli è sempre atto unilaterale dello Stato che, invece, per la Costituzione è solo uno degli elementi costitutivi della Repubblica, insieme alle Regioni, ai comuni, alle province."

    "a definirli è sempre atto unilaterale dello Stato"

    Mah, faccia un po' come vuole. La sostanza delle cose è questa e l'ha riconosciuto pure Lei, ma se preferisce, per precisione, ragionare sul sesso degli angeli faccia pure.
    Se gli interessi nazionali li definisce lo Stato, quali interessi tenderà a tutelare maggiormente?

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  26. Caro Addis, credo che tu sia un caso disperato. E sinceramente mi dipiace

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  27. Passienzia ZF, ne avessimo 1000 come Daniele, con la sua determinazione...avremmo più fiducia di quella che abbiamo nella riuscita della difficile battaglia intrapresa. Solo il fatto che comunica con noi da Rostock in Germania, dove certamente sta acquisendo conoscenze e da dove può osservare con occhio obbiettivo le cose sarde, è per me un dato importante a suo favore. Sono i provincialotti che abbiamo in casa sas trobeas.
    A proposito, ho cercato in libreria Sa Carta de Logu Noa, ma senza successo finora.

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  28. Quello di cui dobbiamo tenere conto è che magari nella precisione semantica della terminologia, la politica potrebbe tendere ad invadere altri campi e delineare le spiegazioni più consone allo stato centrale e meno alle esigenze delle unità periferiche. Insomma: Anche sulla distinzione dei termini, appellandoci alla precisione, in futuro non dovremmo peccare di ingenuità e considerare che la legalità la decide sempre e comunque lo stato centrale, al pari del significato preciso da dare ai termini o che si presuppone abbiano un dato significato. - Bomboi Adriano

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  29. Sono molto dispiaciuto del fatto ch Lei sia dispiaciuto; mi dispiace non avere la sua superiore sensibilitá nel comprendere il profondo significato delle parole. A me basta sapere che gli interessi nazionali sono definiti attraverso un "atto unilaterale dello Stato".

    Per lei immagino che sia una cosa buona e giusta visto che si scalda tanto per la profonda differenza tra "interesse dello stato" ed "interessi nazionali" definiti con un atto unilaterale dallo stato.

    Cosa vuole che ci faccia, non sono raffinato come Lei, sono molto piú grezzo, quindi non pianga per me che sono "un caso disperato", si rivolga a chi, come Lei, è piú sensibile e preciso.

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  30. Cari Atzori e Bomboi, non ho dubbi che esista il pericolo di cui parla Adriano e che, cioè, sia chi detiene il potere a detarci il vocabolario. Ma anche noi dobbiamo imparare ad esprimere concetti che tornino con la nostra visione del mondo e che siano precisi, non ondivaghi, perché se è vero che sono i fatti a contare, è anche vero che i fatti vanno organizzati in un progetto che, prima di tutto, sono fatti di concetti.
    Nazione, Stato, per esempio, sono la stessa cosa per la cultura più becera del nazionalstatalismo; non lo sono per noi e siccome non lo sono lavoriamo perché questa differenza si affermi anche nelle cose da fare. Non per amore di nominalismo, chiaro.
    Io temo davvero che anche in chi vuol cambiare il regime di dipendenza della Sardegna (sovranità, indipendenza, vedremo) abbia attecchito una mala pianta: quella della snazionalizzazione della Sardegna e che la confusione tra Stato e Nazione da questo derivi.
    L'indipendentismo senza nazionalismo, la demolizione del sardismo, la curiosa tesi dell'identità senza lingua, l'iconoclastia nei confronti della bandiera nazionale è l'annuncio della costruzione prima dello Stato e poi della Nazione della Sardegna. A qualcuno, come Daniele Addis, questo sembra un vacuo esercizio semantico. Caro Piero, la mia non è isterica impazienza: è il timore che mille come Addis introducano in Sardegna altri semi di divisione in vista di una palingenesi indipendentista fondata... già, fondata su che cosa?
    Sai? una discussione, anche accesa, è produttiva se, parlando di ortaggi, si spazia dai pomodori ai ravanelli all'insalata. Ma se poi, uno ti parla di costacei, come si fa? E se anche insiste, dicendo che anche un granchio è un ortaggio?

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  31. Bene, visto che il sig. Pintore, troppo superiore e raffinato per me, non ce la fa a farmi capire la profonda differenza tra le frasi

    "contrasta con gli interessi nazionali."

    e

    "contrasta con gli interessi dello Stato"

    chiedo a gente più paziente di spiegare la profonda differenza ad uno stupico come me.

    Vi ringrazio anticipatamente per la bontà... aggiungete magari esempi pratici, il sig Pintore è troppo superiore per farlo... ora poi "quelli come me" sono diventati addirittura pericolosi, caspita!

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  32. Caru ZF, non mi toches a Daniele, ca d'istimo meda.
    In Daniele vedo solo curiosità e voglia di venirne a capo. Per quanto riguarda i semi di divisione, dobbiamo isolare quelli indotti dall'esterno e quelli propri dei sardi. In questi ultimi mesi, converrai, ZF, che il dibattito è stato intenso e non potrà non dare frutti positivi. La fiducia che nutro in quelli come Daniele deriva dal fatto che li trovo liberi da pastoie ideologiche, puliti, mi pare che mirino al sodo, non fanno parte di chiese. E' uno che nel forum di IRS dimostra ampia libertà. Occorre aiutare i giovani di IRS a non isolarsi come generazione, visto che sono mediamente piuttosto giovani. La palingenesi indipendentista dei giovani non può nascere che dal confronto che molti di loro stanno vivendo tra Sardegna, Europa, USA, dove si trovano. Avrai notato che Gavino Sale cita il caso irlandese come esempio da seguire in campo economico, lo fa in modo efficace, perché qualcuno da lì porta notizie aggiornate e verificate. Qualcuno traduce dall'inglese in sardo. La geografia è completamente cambiata. Siamo più o meno alla stessa distanza da Parigi, Londra, Madrid, Barcellona, Roma, Milano, Brema, Francoforte ecc. Le iniezioni di sano calvinismo che i nostri giovani ricevono fuori non possono che cambiarli in meglio. Sul binomio Nazione Sarda occorre lavorare perché i giovani ne colgano il significato in evoluzione nei secoli. Forse è arrivato il momento di riprendere ad essere Nazione per i sardi e ad affermarsi come Nazione. Da questo periodo di crisi usciremo più forti a patto che si sviluppi il senso di solidarietà per sostenere i più deboli. Un nodo da affrontare in questi anni è la scuola, che non sta funzionando se non sulle spalle dei volenterosi. Ma crasa, a it'ora lompese a Monte Prama?

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  33. Sull'incubo di un indipendentismo sterile, asettico e privo di nazionalismo sono d'accordo con ZF e non faccio che richiamare spesso l'attenzione sulo tema, questo in IRS va purtroppo di pari passo con il tentativo di distruggere il Sardismo. Ma bisogna preoccuparsi fino ad un certo punto: Finché rimane tutto nel paniere delle chiacchiere. - Adriano

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  34. Piero istimadu, mannos (de tempus, nessi) che a tie e a mie, mi paret depant èssere iscaddados dae unu indipendetismu fatu de istrìulos e de paga sustàntzia. No isco tue, ma deo de seguru, in meda amus fatu mustra de crèdere chi s'istòria cumintzaiat cun nois. Chi bastaiat ghetare sa boghe chi fiamus prontos a s'indipendèntzia pro chi s'indipendèntzia esseret a sas bistas.
    Leghende pàginas bàrias iscritas dae giòvanos (e mannos) de Irs, a mie mi paret chi custa illusione chi s'istòria cumintzet cun issos est presente in cantidades "industriales". Torro a nàrrere, s'indipendentismu sena natzionalismu, su minuspreju de su sardismu e de pandela natzionale, s'identidade sena limba cherent nàrrere a truncare sos filos chi nos aunint a sos tempos colados e a sos mannos nostros. B'at s'illusione chi podimus isseberare petzi sos tretos de s'istòria chi cumbenint a una ideologia.
    Monti Prama eja, sos Rennos sardos eja, sardismu nono, su Rennu de Sardigna nono..., comente chi s'istòria nostra siat unu bancone de supermarket dae ue leare petzi su chi nos aggradat.
    Tue naras chi t'aggradat s'idea de Sale de s'ispirare a s'Irlanda. A bandas chi sa realidade est prus pagu mìtica de su chi si potzat pensare, s'ispiratzione est sa de un'istadu indipendente e de un'istadu chi, duncas, ponet a profetu finas in economia s'istatus suo. E custu mi ponet in pistighìngiu ca est a rimandare sa prosperidade a sa die de s'indipendèntzia. In Europa b'at eserièntzias chi podimus copiare oe, in bida nostra e de sos fìgios nostros: Catalùnnia, Euskadi, sos lander tedescos e austrìacos. Podimus traballare totu paris pro bastare custos assempros e pro fàghere a manera chi sos sardos istent mègius o totu est rimandadu a s'indipendèntzia? Sa Catalùnnia est acurtzu nostru, s'Irlanda est meda meda atesu.
    S'utopia, su progetu pro su bennidore sunt cosas de importu mannu. Ma, in su mentres chi los bastamus, cheret de traballare in unu mundu reale, pro lu cambiare, craru, ma ponende mente a su chi tenimus. Sa polìtica, tue mi l'imparas, est sa capatzidade de fàghere distinziones: in sos "interessos de s'Istadu" podimus traballare deretu pro los minimare finas a los torrare a sos interessos federales; in sos "interessos natzionales" su traballu est de los cambiare dae un'istadu (s'italianu) a un'àteru istadu (su sardu). Unu cras, fìgios nostros l'ant a pòdere fàghere, bastante chi iscant chi sunt cosas diferentes, chi cherent bastados cun mèdios diferentes e chi est a si fàghere male a manu pròpia a nàrrere: "Ohi, chi est sa matessi cosa", chi a los numenare pro su chi sunt est una pugneta intelletuale, est a fàghere còrdulas de musca.
    PS - Apo a fàghere de totu pro èssere a Monti Prama, ma mancari non bi potzo bènnere in carre bi so cun totu s'ànima.

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  35. ZF, hai rappresentato bene la realtà di divisione tra sardi. La Condivido. Condivido anche la critica al non nazionalismo di IRS, che ritengo anch'io senza senso e pure un tantino ipocrita. Condivido meno il sentimento di sconforto che c'è nel tuo ragionamento. Cerco di razionalizzare. Anagraficamente tu confronto a me sei un fratello maggiore, io sono nato ai primi ann 50. Ebbene la nostra generazione è figlia di chi ha sostanzialmente rinunciato alla propria sardità. Noi stiamo svolgendo il ruolo di ricucitori con il passato. La generazione di Daniele (ipotizzo che lui possa avere sui 30 anni), sta continuando a ricucire, ma lo fa senza guida. A scuola non s'impara la nostra storia. E' chiaro che il nostro ruolo è quello di dar loro una mano. Li ho visti a Santa Cristina dopo le regionali. Sono quasi tutti molto giovani. Lasciarli soli significa far loro correre il rischio di trasformarsi in setta. Non conviene a nessuno che IRS si isoli dalla realtà. Non parliamo poi di certi invasati di U.I., con il loro veterocomunismo fuori da ogni grazia. Se questo è, è per il fallimento totale del psd'az., che in sostanza anche Micheli Pinna ammette. Dunque ZF abbi pazienza e svolgi il tuo ruolo, se fai così con Daniele, persona autonoma e di notevole intelligenza, come farai a correggere quelli più duri? I tempi che si stanno profilando, lo stravolgimento geografico in atto con distanze misurate in minuti d'aereo, mi pare che inducano i sardi a valutare che l'Italia ci sta stretta, ci limita. Ecco che riprende alla grande la voglia di vera autonomia. Per ora incentiviamo il discorso sulla sovranità.
    Adesso mi preparo e faccio un salto a Monti Pramma. Adiosu ZF.

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  36. intendevo dire che condivido l'analisi della realtà di divisione, non le divisioni.

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  37. Continuo ad essere stupido evidentemente, perché mi pare che, con la scusa degli "interessi nazionali" lo stato intervenga pesantemente nelle materie che sono competenza delle regioni. A tal proposito vi invito a leggere questi articoli che parlano di "interesse nazionale" e dell'uso che lo stato ne fa.

    http://www.studiocataldi.it/letture/integrita.htm

    http://209.85.129.132/search?q=cache:oEJUsrp71FkJ:www.forumcostituzionale.it/site/index3.php%3Foption%3Dcontent%26task%3Dview%26id%3D551+interesse+nazionale+statuto+sardo&cd=9&hl=it&ct=clnk&client=firefox-a

    http://209.85.129.132/search?q=cache:ZFSI0P2Vs-YJ:www.forumcostituzionale.it/site/index3.php%3Foption%3Dcontent%26task%3Dview%26id%3D344+interessi+nazionali+interessi+dello+stato&cd=14&hl=it&ct=clnk&client=firefox-a

    gli ultimi due link riguardano direttamente la Sardegna.

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  38. Caro Addis, proprio gli articoli che tu citi (ammiro senza riserve il tuo lavoro da vecchia talpa) confermano quanto altre volte ti ho detto e ho scritto a Piero Atzori.
    Per capirci meglio, poni che venga approvato il progetto di Statuto speciale che anche io, come coordinatore del comitato scientifico, ho contribuito a scrivere.
    Lì si dice, in sostanza, che tutte le competenze e i poteri sono della Sardegna, tranne quelli di ordine federale: difesa della Repubblica, Giustizia, Moneta, Rapporti diplomatici.
    Per restare agli esempi da te evocati, la Sardegna avrebbe potestà legislativa assoluta in materia di ambiente. La Corte costituzionale non potrebbe emettere le sentenze che ha emesso, perché la tutela ambientale non è oggetto di contrasto con lo Stato e la legislazione sarda con confligge con "gli interessi nazionali". I quali, semmai potrebbero essere evocati nel caso che la Sardegna facesse leggi, per dire, sull'esercito italiano.
    L'unità dei sardi intorno ad uno Statuto del genere sarebbe in grado di porre seri problemi al Parlamento italiano, il giorno che dovesse bocciarlo. Ma senza unità dei sardi è certa la bocciatura o l'annacquamento. Ecco perché mi inquieto quando un uomo dalle tue capacità di indagine ritiene che fare distinzione fra interesse di Stato e interesse nazionale sia uno sfizio da perdirgiorno.
    Come ho scritto a Piero, tagliare le unghie allo Stato centralista è possibile. Abolire il cosiddetto "interesse nazionale" italiano è, per ora e per molto tempo ancora, fuori della nostra portata. A meno di non confondere un desiderio con la concretezza della sua realizzazione. Non solo politicamente, ma anche culturalmente è un errore deleterio che allontana il miglior benessere possibile in attesa del massimo di benessere.

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  39. Seu de acòrdiu cun ZFP ma cun Pieru puru, mancai tengu s'edadi de Danieli.. Custus piciocus funt una risorsa manna. Ma a bortas tirant a trotu e bolint unu pagu agiudaus a pigai su deretu giustu. Aderetzaus nareus.. Is mannus serbeis a custu puru.
    a fusti? ca nou, a cerboni..
    Marcu

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  40. Mi pare saggia la posizione espressa da ZF nell'ultimo post. Credo anch'io che all'indipendenza si possa e si debba arrivare passo dopo passo, ossia cercando risultati ottenibili. Ma, in passato l'autonomismo non è servito a nulla, se non a ottenere poltrone per alcuni.

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  41. Io non è che voglia dimostrare a tutti i costi di aver ragione (quando sbaglio lo scrivo tranquillamente, non cerco di svicolare parlando d'altro o facendo finta di niente), solo che per ammettere eventuali gravi errori li devo prima capire.

    In questa discussione ho difficoltà, quindi ora provo a riassumerla a grandi linee:

    1) si parlava del popolo sardo, dei suoi diritti e del fatto che questo popolo non ha voce tra gli altri popoli europei;

    2) si è anche detto che le leggi del popolo sardo passano attraverso il "controllo" del governo nazionale italiano;

    3) Nello statuto sardo è presente la frase "Ogni legge approvata dal Consiglio regionale è comunicata al Governo della Repubblica e
    promulgata trenta giorni dopo la comunicazione, salvo che il Governo non la rinvii al Consiglio
    regionale col rilievo che eccede la competenza della Regione o contrasta con gli interessi nazionali.";

    4) Io, invece di dire "interessi nazionali" ho detto "interesse dello stato", questo è stato il mio grave errore. Può darsi che, dicendo così, abbia detto qualcosa di diverso da quello che intendevo, quindi ora provo ad esprimere il concetto senza usare il termine "interesse dello stato":

    il governo dello stato italiano, nello svolgimento della sua azione di "controllo" può impugnare le leggi espresse dai rappresentanti del popolo sardo con il pretesto che queste vanno contro gli "interessi nazionali", ove per nazionali si intendono quelli della nazione italiana. Se sia così o meno lo decide la corte costituzionale dello Stato italiano, che difficilmente si esprime a favore del popolo sardo contro lo stato italiano.

    E' cosa risaputa che con il pretesto dell'interesse nazionale lo stato italiano ha più volte violato le autonomie regionali, quindi il fatto che lo statuto del popolo sardo riconoscesse allo stato italiano il diritto di violare la propria autonomia in funzione degli interessi della nazione italiana, mi sembrava e mi sembra una cosa non adatta alla dignità di qualsiasi popolo degno di questo nome.

    Ora si introduce anche l'argomento del nuovo statuto e va bene come va bene qualsiasi cosa che muti cambi in meglio questa ridicola autonomia che autonomia non è. Io, come moltissimi indipententisti, difenderò sempre le decisioni del parlamento sardo dalle intromissioni di quello italiano e quindi difenderò anche lo statuto, a prescindere dal fatto che mi possa o meno piacere. Vi dovete piuttosto guardare dai vostri amici autonomisti, sempre pronti ad accettare di buon grado qualsiasi decisione di mamma italia.
    I nemici dell'autonomia sono gli autonomisti pavidi, quelli che ecludono del tutto l'indipendenza come argomento nel confronto con il governo centrale. Se nella difesa del nuovo statuto fossero disposti a dire chiaramente "o il nuovo statuto, oppure avviamo seriamente le procedure necessarie per l'indipendenza della Sardegna" allora le possibilità di bocciatura sarebbero di gran lunga inferiori. Purtroppo fino a che i rappresentanti dei sardi saranno più interessati alla carriera nel partito che all'interesse del proprio popolo QUESTO rimarrà un desiderio destinato a non diventare concreto.

    Il fatto poi che non sia ora possibile abolire l'interesse nazionale italiano non significa che lo si debba considerare cosa buona e giusta, quindi mi riservo il diritto di continuare a criticarlo.

    Il modo migliore per iniziare ad ottenere le cose è quello di esigerle come un proprio diritto, non di chiederle timidamente in ginocchio al governo amico di turno. Quando parla di unità si rivolga a coloro che sono stati contenti della bocciatura della statutaria da parte della corte costituzionale italiana o del fatto che la corte dei conti abbia bocciato le anticipazioni sulle entrate future costringendo al regione ad indebitarsi ulteriormente; lo dica insomma a quelli che gioiscono per le violazioni dell'autonomia solo perché mette i bastoni tra le ruote all'avversario politico di turno.

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  42. Condivido Addis molte cose che hai detto in quest'ultimo intervento ma bisogna sottolineare un'aspetto: La terminologia "autonomia ed autonomismo" in Sardegna è inflazionata oltre ogni limite, soprattutto da parte dei partiti centralisti che autonomisti di sicuro non sono e che operano in un contesto in cui (finalmente uno di IRS lo ammette) non c'è alcuna vera autonomia applicata. E laddove c'è sulla carta, questa non risulta mai sfruttata appieno. La cosa che tutte le persone di buonsenso hanno capito (nell'indipendentismo) è che l'unico sistema per arrivare a qualcosa in Sardegna è quella di utilizzare l'autonomismo (quello vero) come mezzo e non come fine per l'indipendenza. Purtroppo il passato del PSD'AZ, l'ipocrisia centralista in tema di autonomia e l'indipendentismo anti-autonomista per etichetta (di cui anche tu fai parte) non consente di gettare luce sulle regole del gioco. Da tale problema ne nasce un'altro, quello di un indipendentismo che si presente per conseguenza come tout-court (e quindi poco credibile), il quale rigetta a priori un vero autonomismo come fase di edificazione graduale di coscienze e di capacità economiche di sviluppo del territorio. Tutto ciò è nato prima in Sardigna Natzione e poi si è replicato alla grande in IRS (per ragioni di bottega). Così IRS contro l'autonomismo e il sardismo è in piccolo l'equivalente di ciò che l'Italia dei Valori è contro il modello Berlusconi. Di fatto questo crea fratture, ulteriore caos ed un indipendentismo che non riesce ancora a proporsi come forza credibile di governo. I 10 anni di magri risultati elettorali nell'indipendentismo confermano la stasi e la povertà di proposta politica che i cittadini non hanno giustamente potuto cogliere. Serve un dialogo tra sigle, inutile girarci intorno. - Bomboi Adriano

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  43. Adriano, non c'è alcuna vera autonomia applicata proprio perché si continua a chiedere e non a pretendere questo dirito minimo di un popolo. Lo stato, anche in condizione di autonomia, ha sempre il coltello dalla parte del manico, quindi puó violare l'autonomia dove e quando vuole in nome dei "superiori interessi nazionali".
    Quello che non riesci a capire è che, in ogni autonomia che si rispetti, ci sono gli indipendentiti che chiedono l'indipendenza e gli autonomisti che chiedono maggiore autonomia. Chiedere agli indipendentisti di fare gli autonomisti mi sembra francamente troppo.
    Essendo quello sardo un indipendentismo non violento, mi pare ovvio che, pur continuando a ripetere che l'indipendenza è la miglior soluzione possibile ai problemi della Sardegna, non si metterá di traverso rispetto ad un aumento dell'autonomia.
    Nella dialettica con lo stato centrale gli autonomisti dovrebbero smettere di chiedere ed iniziare ad esigere, ma risulteranno sempre poco credibili se continueranno ad escludere l'alternativa indipendentista. Lombardo, presidente della regione Sicilia ed autonomista, questo l'ha capito e l'hanno capito anche i siciliani autonomisti del PdL che l'hanno seguito ed hanno lasciato il partito.
    Non sono tanto convinto che le cose migliorerebbero molto se in Sardegna gli indipendentisti si sostituissero ai finti-autonomisti, diventando cosí finti indipendentisti o indipendentisti poco credibili. Sarebbe molto meglio se i veri autonomisti iniziassero a darsi una svegliata.

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  44. Il problema non è solo degli smidollati che abbiamo in Sardegna (i finti autonomisti) ma anche di quegli indipendentisti che promuovono le nostre finalità comuni attaccando solo ed esclusivamente il pseudo-autonomismo giunto dal passato sardista che si è replicato nel centralismo italiano in Sardegna. Ma avete mai pensato che i Sardi non sanno un tubo di queste cose? Basta dichiararsi anti-autonomisti ed indipendentisti per risultare subito dei cretini (purtroppo) agli occhi dell'elettorato. La gente non capisce e vede dei tizi che vogliono l'indipendenza contro l'autonomia in un territorio che non ha neppure una sua chiara coscienza nazionale.
    Non solo, abbiamo i "non-nazionalisti"! E non siamo neppure in Scozia o altrove, l'unica cosa buona che possiamo fare quì come nel modello anglosassone è avere almeno un nazionalismo territoriale ed unitario. Ma questo progetto politico non dovrebbe di sicuro alimentare divisioni tra autonomismo e indipendentismo o tra destra e sinistra, ripudiando in più il passato del sardismo che nel bene e nel male, ha consentito anche a noi di esistere. Seppure questi non abbia mai modificato le sorti istituzionali dell'isola. Dobbiamo insomma limare via le etichette inutili che creano solo caos e invitare i dirigenti dei movimenti Sardi al dialogo, non ci sono altre soluzioni credibili e nè messia in nessuna sigla. - Adriano Bomboi

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  45. "Ma uno che mangia italiano, ha studiato italiano, conosce meglio l’italiano del sardo (molto meglio), ascolta musica italiana, legge libri di autori italiani scritti in italiano, ama la bellissima lingua italiana, guarda la televisione italiana, veste come gli italiani, ha vissuto e vive i problemi italiani come i suoi, pensa e si comporta (quasi) come gli italiani e quindi si dichiara italiano oltre che sardo, potrà mai sentirsi indipendentista?"

    Adriano, tu cosa risponderesti, da nazionalista sardo, ad una domanda del genere?

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  46. Io non vedo niente di inconciliabile tra le posizioni emerse, di ZF, di Adriano Bomboi, di Daniele Addis, mie, o, almeno, niente che possa impedire di far fronte comune. I vari movimenti dovrebbero assolutamente riunirsi e stabilire un accordo strategico. Dopo il risultato elettorale questo è ancor più evidente. I sardi vogliono rispetto per sè e per i propri figli, svantaggiati già alla nascita. Se i movimenti rimarranno inchiodati nelle loro divisioni, occorrerà fare un nuovo movimento più agile. La critica di Zf circa il fatto che in IRS sembra che la Storia del riscatto sociale dei Sardi inizi con IRS, mi pare sostanzialmente corretta. Lo dice uno che non risparmia critiche al Psd'az e che lo ritiene superato. Occorre imparare molte lezioni dal Psd'az delle origini e da quello dell'Italia repubblicana per poter fare passi avanti. Non si può passare dal 1409 ai giorni nostri, evitando di considerare che i Sardi del periodo Catalano-aragonese e del periodo Spagnolo si facevano rispettare e curavano i loro interessi, attraverso gli Stamenti molto, molto più di quanto non siano riusciti a farlo nella Repubblica italiana. La sovranità sarda a paragone è senza dubbio diminuita. Nonostante allora fossimo sudditi. Questo a scuola non lo si insegna, occorre acquisirlo con fatica. Bene Daniele, tu rispetto a me stai facendo alla svelta a prendere coscienza della situazione. I frutti arriveranno, con o senza psd'az, irs, sni, ui, ecc.

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  47. Pensi Daniele che non mi sia mai posto quel quesito? La risposta è quella che tutti i nazionalisti del mondo (a seconda del contesto e della situazione) han provato a fare e che quì non stiamo facendo, ovvero operare sul versante autonomista non solo per lo sviluppo economico ma anche per la tutela e la promozione identitaria. Ti giro dunque la domanda: Ti pare possibile che i giovani Sardi nelle scuole non sappiano cos'è successo alla corrente Angioysta dopo la caduta dei moti? Che cosa penserebbero i Sardi se sapessero i dettagli della loro storia? Che cosa penserebbero se abbinassimo la storia allo sviluppo economico ed alla tutela linguistica? Io penso che in qualche generazione si creerebbero basi molto consistenti per l'indipendentismo. Ma queste sono ipotesi, nel presente, chi si sta occupando della parte più sensata di questo discorso? Chi si sta occupando di difendere quello che siamo? Tra PSD'AZ ed IRS ad esempio non vedo grandi differenze al riguardo, nessuno dei due per adesso ha fatto uno straccio di riforma in tal senso. Su U.R.N. Sardinnya di maggio è stato fatto proprio un ragionamento in tal senso con riferimento al PSD'AZ: http://www.urn-indipendentzia.com/URN/URN%20Sardinnya%20-%20L%27opinione%3b%20Priorit%E0%20del%20PSD%27AZ.pdf - Adriano

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  48. Senza neppure ricorrere all'es. degli Usa che si separarono dalla madrepatria nonostante la comune lingua, la risposta, Daniele, potrebbe essere questa.
    Un sardo che ha acquisito la cultura italiana dalla nascita e che ha preso coscienza che gli è stato impedito di apprendere la lingua e la cultura dei suoi nonni e la storia dei suoi nonni e della Sardegna, che ha capito che la scelta di rinuncia all'identità fatta dai genitori era imposta e totalmente sbagliata e i genitori stessi, in qualche misura, oggi lo ammettono, come può non sentirsi tradito e non diventare indipendentista? Dal momento che si è capito che l'avvenire dei figli dipende dalla valorizzazione della propria identità di popolo, dal momento che la Sardegna ha grandi possibilità di sviluppo se vengono meno i vincoli assurdi che ci limitano, ad esempio nel commercio in entrata e in uscita, quanto vale l'"indissolubilità" di un'Italia che pure tanto sangue c'è costata? Vengono prima i figli o un'entità astratta?

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  49. No Adriano, lo so che ti sei giá posto la domanda, è solo che volevo conoscere la risposta che ti eri dato.
    Le vostre sono risposte da nazionalisti, e lo dico senza attribuire al termine alcuna accezione negativa perché sostanzialmente sono d'accordo con voi nel mettere sotto accusa il sistema scolastico che ignora volutamente la storia della Sardegna.
    Quello che un nazionalista chiama "promozione identitaria" io peró la chiamo veritá storica e vorrei che come tale venisse trattata. Sarei contrario all'insegnamento della storia sarda nei modi menzogneri in cui l'Italia tratta la storia del Risorgimento.
    Ora, quel ragazzo vi sta dicendo che lui è infarcito di cultura italiana e definisce la lingua italiana "bellissima". Voi gli rispondete, compatendolo, come se fosse il frutto "malato" delle scelte sbagliate dei suoi genitori. Il suo indipendentismo dovrebbe nascere dalla rabbia contro l'ingiustizia subita che lo ha fatto diventare quello che è. In pratica lo fate giá partire da una condizione di inferioritá rispetto agli indipendentisti duri e puri che parlano in sardo e conoscono la storia sarda.
    Gli negate a prescindere un ruolo da protagonista nella "battaglia" per l'indipendenza. Mettete l'accento sulla questione identitaria che quel ragazzo non puó sentire perché lui magari non trova nulla di sbagliato in quello che è e che non vede nessun vantaggio nel sacrificare la propria formazione culturale italiana a vantaggio di quella sarda.

    Siete mai riusciti a convincere qualche sardo che non parla il sardo e non conosce la storia della Sardegna a diventare indipendentista facendogli discorsi identitari?

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  50. Daniele, non credo di aver inquadrato bene cosa vuoi dire nell'ultima parte del tuo intervento, di sicuro nessuno vuole trattare come inferiori dei cittadini che sono cresciuti in un dato contesto e nessuno pretende che, posti di fronte alla verità, questi cambino dall'oggi al domani. Parlavo infatti di "generazione", quindi di nni. Ma la promozione identitaria è una cosa, la tutela un'altra, l'ho specificato nello scritto che ha pubblicato anche ZF, ripeto il passaggio: "La priorità oggi accanto al profilo economico manca di strategia e si dovrebbe
    sviluppare per l’identità su 3 direttrici essenziali: 1) La tutela, che è la prima
    fase di salvataggio. 2) La divulgazione, la fase di innesto sociale nella
    popolazione attraverso adeguati interventi legislativi. 3) Il consolidamento, la
    fase più delicata in cui è necessario monitorare e prevenire potenziali fasi di
    rigetto, magari più provenienti da ambiti politici ed intellettuali che non civili." La promozione identitaria dunque è un passaggio successivo e/o parallelo alla tutela. La promozione dunque non prescinde dalla verità di cui parlavi. Ma questo è una banalità, se nessuno infatti si occupa di tutelare l'ABC, come si può pretendere dopo di divulgarlo pure? In quest'ottica le colpe sono anche dell'indipendentismo, che al pari degli smidollati autonomisti, non fanno riforme e non spostano quindi di un millimetro la situazione. - Bomboi Adriano

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  51. Adriano, lo so che non volete trattare come inferiore nessuno, ti sto semplicemente dicendo che se tu, per rispendere alla domanda di quel ragazzo, ti metti a parlare di identità, recupero di radici e loro difesa, è molto difficile che quel ragazzo si senta coinvolto o possa pensare di poter avere un ruolo in tutto questo.

    Poi stai tranquillo, l'indipendentismo non ha certo intenzione di mettersi di traverso di fronte a riforme per la tutela e la divulgazione della lingua e della cultura sarda, sia che si tratti di indipendentisti nazionalisti, sia che si tratti di indipendentisti non nazionalisti.

    Ad esempio, nei fatti cosa intendi con questo:

    "3) Il consolidamento, la
    fase più delicata in cui è necessario monitorare e prevenire potenziali fasi di
    rigetto, magari più provenienti da ambiti politici ed intellettuali che non civili"

    In che modo vorresti monitorare e prevenire queste eventuali fasi di rigetto?

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  52. Quel punto 3 ovviamente si riferisce ad uno stadio successivo, quando una ipotetica forza autonomista e indipendentista dovrebbe aver introdotto riforme volte alla tutela ed alla promozione dell'identità. La monitorazione è più che altro un comportamento politico (e non coercitivo) che uno o più partiti identitari al governo dovrebbero seguire, magari anche con l'istituzione di un Osservatorio. Non credo tuttavia che si incontrerebbe alcun ostacolo particolare sulla storiografia se si ponesse in un manuale (è solo un esempio..) le principali scuole di pensiero su un dato avvenimento. Piuttosto i più grandi ostacoli potrebbero arrivare dall'introduzione della lingua nel tessuto scolastico, ed anche se per ipotesi si trovasse la modalità più idonea per farlo concretamente, persino dagli alunni si potrebbe trovare molta resistenza e questo fatto potrebbe essere cavalcato dai partiti centralisti. I media indubbiamente dovrebbero giocare un ruolo, certamente la Regione dovrebbe attivarsi con una vasta campagna di comunicazione. Ma siamo sempre sul campo delle ipotesi, per stare con i piedi per terra, per adesso il punto 1 e il punto 2 sono quelli che dovrebbero preoccupare innanzitutto sia il sardismo che l'indipendentismo. Perché su quelli non ci sono ipotesi che tengano: la Sardegna è in forte ritardo in quanto a tutela e promozione del suo DNA ed allo stato attuale non esistono ancora partiti identitari in grado di farlo con serietà. Troppe divisioni e inconsistenze numeriche oltre che progettuali. Sul "non-nazionalismo" ripeto, è una cosa che non esiste e quindi non dovrebbe essere neppure oggetto di dibattito. Esiste solo in quanto etichetta per differenziare IRS da SNI e PSD'AZ, nei fatti non esiste una "proposta politica non-nazionalista" contrapposta ad una "nazionalista" e se esiste vorrei capire in cosa consiste e quali sono i principali parametri di differenziazione tra sigle. - Adriano

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  53. ribadisco che anch'io non credo nel non nazionalismo, o almeno sono molto scettico. Occorre definire in positivo questa cosa, se no fa pensare ad Alice nel paese delle meraviglie, quando hanno festeggiato il suo non compleanno. Non basterebbe parlare di nazionalismo non violento, al posto del complicato non nazionalismo non violento che rischia di sconfinare nell'eunucoidismo?

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  54. Adriano, fai come vuoi e considera il "non nazionalismo" un etichetta che non esiste. Se vogliamo in un certo senso hai ragione, dipende solo da che accezione di nazionalismo si vuole considerare. Io (parlo a nome mio, non del movimento) lo vedo come una definizione di comodo per far capire alla gente, a grandi linee, l'approccio di IRS all'indipendentismo. In questo approccio diverso, nel rispondere alla domanda di quel ragazzo, non si parlerebbe di "promozione identitaria" o delle eventuali colpe dei genitori nel non averlo tutelato dall'italianizzazione.
    Io probabilmente, senza quel richiamo al non nazionalismo che mi ha incuriosito, non sarei mai diventato indipendentista. Certo, capisco che faccia rabbia a chi parla di radici, DNA e orgoglio sardo, ma bisogna anche considerare che moltissimi, purtroppo, quelle radici le hanno perse, altri addirittura non le hanno mai avute, altri ancora hanno talmente tanto metabolizzato le storielle sulla patria italiana che manifestano un naturale ed automatico rigetto appena sentono parlare di patria sarda, orgoglio sardo, DNA sardo e radici.
    Di fronte a queste persone bisogna decidere come rapportarsi: le si considera come nemiche, oppure si cerca un approccio nuovo per far loro capire che il discorso indipendentista, pur non rigettandolo, va ben oltre il discorso identitario sardo?

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  55. Sì Daniele, ma non capisco perché quel lavoro non possa farlo anche il nazionalismo, datosi che le cose che IRS "vorrebbe scongiurare" non fanno comunque parte del nazionalismo stesso. Siamo noi che diamo i significati alle parole, altra cosa invece è creare di proposito un significato ad una cosa e crearne un contraltare a quella cosa giusto per differenziarsi. Anche nel PSD'AZ ci sono nazionalisti, ma non se ne vanno in berritta tutti i giorni per distinguersi dagli italianisti, sarebbero sciocchezze. In passato quando parlavo di Europeismo nel vecchio forum di IRS venivo censurato, erano i tempi che facevano a gara con SNI per arrivare primi in gommone a La Maddalena a manifestare contro le basi. Ma dal 2005 il nostro spazio si è sempre dichiarato nazionalista e riformista, ciò nonostante non si trova al suo interno un solo luogo comune sulla Sardegna, nè simbolico, nè metodico. Ad esempio, anchio come F. Sedda ritengo che la battaglia per l'indipendenza non sia qualcosa che deve agitare una rivalsa contro gli italiani, ma non c'è bisogno delle etichette per fare questo: Ripeto, è solo una cosa che serve a dividere e niente di più. - Adriano

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