martedì 26 maggio 2009

Lingua friulana bocciata. Prodi come Ciampi

Prodi come Ciampi: le lingue delle minoranze vanno loro di traverso e, comunque, non riescono ad inghittirle. Nel 1994 il governo di centro sinistra di Carlo Azeglio Ciampi bocciò la timidissima legge “Tutela e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna", approvata nel 1993 dal Consiglio regionale della Sardegna. Qualche giorno fa, la Corte costituzionale ha confermato la bocciatura, decisa nel 2008 dal governo Prodi ormai dimissionario, delle “Norme per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana” approvata dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia del dicembre dell’anno prima.
Dal punto di vista della potenza (e della prepotenza) dello Stato, le due sentenze sono ineccepibili e poco importa che dal 2001 la Costituzione ponga sullo stesso piano equiordinato Regione e Stato. I governi italiani di una parte e dell’altra, senza distinzione di colore voglio dire, del resto continuano a mettere in campo e a far valere la vocazione giacobina che li ispira. Anche se è vero che l’idiosincrasia in materia predilige il centrosinistra.
Bisogna per onestà dire, che grandi responsabilità hanno i ceti politici delle Regioni speciali, incapaci di adeguare i rispettivi statuti ai bisogni di democrazia linguistica. Se le potestà legislative in merito – questo è banalmente detto quando afferma la Consulta – sono deboli, non si può poi pretende di fare leggi più avanzate delle competenze.
E dire che, sia pure in maniera inadeguata, il Friuli Venezia Giulia ha nel suo Statuto norme di tutela delle lingue non italiane parlate nella Regione: anche il nome della Regione è nelle tre lingue nazionali (Regjon Friûl Vignesie Julie/Dežela Furlanija Julijska Krajina/Region Friaul Julisch Venetien) in più di quello statale italiano. Nello Statuto sardo, non si parla di lingua sarda neppure una volta: i sardi non si auto-riconoscono dal punto di vista linguistico. Immaginatevi che cosa sarebbe successo, se fosse andato avanti il disegno di legge del governo Soru che dettava norme di una nostra politica linguistica e che si ispirava alla legge friulana: mancu terra aiat tocadu. Anche di qui, la necessità che la lingua sarda sia costituzionalizzata, sia, cioè, proposta con norme coraggiose che, per esempio, facciano tesoro delle censure della Corte costituzionale in merito. Misure timide, refoulées direbbero oltralpe, esporrebbero la lingua sarda e le leggi di valorizzazione alla certa scure dei giacobini italiani. Di destra, di sinistra, di centro, di su e di giù.
Non basterebbe, però, la ancora indimostrata volontà della politica, ci vuole una capacità di scelta che prescinda dalle urgenze elettorali. Per dire, deve sconfiggere la idiozia affiorante qua e là della divisione della lingua sarda in “lingua campidanese” e “lingua logudorese”. C’è infatti chi non si limita a parlare di lingua sarda e di varietà “campidanesi” e “logudoresi”, arriva all’abominio di parlare di due lingue e di due nazioni. Mi immagino lo spasso dell’Anonima giacobina, il giorno che arrivasse alle sue orecchie questa scelleratezza, nata fra l’altro nella mente di chi, poi, neppure riesce a spiegare dove corrano i confini delle “due lingue”.
Se dovesse continuare questa cupio dissolvi, questa libidine autodistruttiva, sarebbe meglio far finta di nulla e sperare che neppure si accorgano che esistiamo.

PS – Forse per un innato bisogno di par condicio, stamattina avevo titolato questo articolo come nella foto qui accanto, ingannato dalla data del ricorso governativo contro la legge friulana. Era l’epoca di passaggio di poteri da Prodi a Berlusconi. Un lettore, mattiniero anche lui, mi ha avvertito (e ho controllato): la bocciatura della legge friulana è uno degli ultimi atti firmati da Romano Prodi, già dimissionario.

7 commenti:

  1. Ci sarebbe anche una ulteriore precisazione da fare: in quel periodo Romano Prodi non firmava nulla senza l’avallo del centro destra (verso il quale, spesso, mostrate di avere una certa indulgenza) che era ormai diventato maggioranza in parlamento. Quindi, al limite, io propenderei per un concorso di colpe, dunque: “Lingua friulana bocciata. Berlusconi e Prodi come Ciampi.”

    Saluti
    Pietro Murru

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  2. Niente in contrario, se fosse vero. Tant'è che nel primo titolo ne attribuivo la responsabilità a Berlusconi. Ma prima di cambiarlo, vorrei essere sicuro che Prodi e Berlusconi siano correi. Sa? nei limiti delle mie capacità, tengo ad essere onesto e non prevenuto.
    Quel "mostrate" è rivolto a me in quanto un vecchio zio o al blog? Nell'un caso e nell'altro, sbaglia. Nessuna indulgenza, caro Murru (a proposito grazie per i suoi interventi di alto livello intellettuale). Solo voglia di capire senza paraocchi colorati.

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  3. Non che cambi molto per carità tra i due governi, almeno da questo punto di vista. Il "Monolinguismo isterico" più volte citato da Roberto Bolognesi è una costante dello Stato italiano, unico vero pilastro identitario se si esclude la nazionale di calcio...
    Sarebbe interessante sapere più nel dettaglio quali siano i rilievi di incostituzionalità che hanno motivato il giudizio della Corte, come sappiamo la legge friulana ha ispirato quella sarda non ancora approvata.
    La si dovrebbe quindi emendare cercando di ottenere il massimo all' interno dei limiti posti dalla Corte.

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  4. Caro Davide
    potrai trovare la sentenza a questo link
    http://www.cortecostituzionale.it/giurisprudenza/pronunce/scheda_ultimo_deposito.asp?comando=let&sez=ultimodep&nodec=159&annodec=2009&trmd=&trmm=

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  5. Sì, sì, subito dopo aver postato il commento ho fatto una ricerca e ho trovato la sentenza. Che dire? Di fatto la Corte impedisce alle minoranze linguistiche di potersi organizzare, a quanto pare per questi signorotti è più importante l' autonomia scolastica della salvaguardia delle lingue a rischio di scomparsa. Non è una bella notizia, a questo punto a ben poco servono le mille battaglie in difesa dello standard et similia...di fatto abbiamo le mani legate.

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  6. Caro sig. Pintore
    in effetti, quando ho scritto il mio precedente commento, nel quale intendevo rivolgermi a lei, per la fretta, ho dimenticato l’intestazione e mi è sfuggito quel “mostrate” con il quale le ho dato del voi senza averne l’intenzione. Per quanto riguarda il piccolo appunto che le ho mosso, si tratta di una mia sensazione maturata in questi anni, leggendo sempre con grande interesse quanto da lei scritto su questo blog. Ho parlato, comunque, di “certa indulgenza”, certamente non penso che lei abbia dei “paraocchi colorati”, non sarei un così assiduo e attento frequentatore di questo blog. Per il resto incasso la sua risposta e anche il commento ironico (e un po’ stizzito) sulla qualità dei miei interventi.

    Con stima
    Pietro Murru

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  7. Caro Murru,
    se le le ho dato l'impressione che i miei apprezzamenti per i suoi interventi fossero ironici e stizziti, le chiedo scusa. Non era nelle mie intenzioni. Li apprezzo davvero e sono felice di ospitarli.

    PS - Pensi che curioso: per un certo periodo sono stato criticato per una "certa indulgenza" nei confronti di Soru

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