mercoledì 17 settembre 2008

Posso dare una mano a tradurre il nuragico?

di Herbert Sauren

Caro Pintore
Ho letto il blog riguardante le iscrizioni nuragiche e la discussione di tanti colleghi con un gran numero di proposte di lettura, ma senza accordo su una sola lettera. E' un peccato. Mi sembra ci sia un problema di metodo per abbordare una scrittura sconosciuta. Io non vi aggiungerò un'altra proposta.
Non posso leggere con certezza la fotografia. Di qui comincia la lettura di una nuova iscrizione. Una fotografia est fedele all'originale, forse più esatta di un disegno di una persona che potrebbe introdurvi degli errori. Ma una fotografia non può fare differenza fra le incisioni dello scultore e le fessure nella pietra prima o dopo l'incisione delle lettere. La luce e l'ombra sono essenziali e la scelta del fotografo è già una decisione che determina la decifrazione.
Si ha bisogno di un disegno per comparare e si ha bisogno di una descrizione. Bisogna sapere dove si trova l'iscrizione nella roccia, chi passava e poteva vederla. Ogni iscrizione ha e aveva uno scopo, bisogna sapere, o almeno farsene un'idea, perché un uomo passava il suo tempo a scrivere parole, a chi si rivolgeva.
La roccia può essere dura o facile a incidere. Se è di calcare, con quale strumento si può realizzare un'incisione. Questi dettagli possono raccontarci molto dell'epoca dell'iscrizione come come delle personalità dello scultore e dei suoi lettori. Ci sono iscrizioni un po' ovunque nella parte ovest del Mediterraneo e bisogna citare e controllare i paralleli.

Mi limito oggi a una iscrizione trovata in Sardinna, ma il cui luogo di ritrovamento è sconosciuto. La prima pubblicazione è di E. Hubner, 1899, una fotografia si trova in una pubblicazione di M. Pallottino, 1952; io ho fatto la copia del disegno da J. Untermann, MLH 1990, p 661.
La pietra dovrebbe trovarsi nel Museo Nazionale di Cagliari; sarebbe buona cosa, se uno o l'altro dei colleghi potesse rintracciarla nei magazzini del Museo.
Ci sono lettere identiche con l'iscrizione nuragica e altre che sono più recenti. La maiuscola latina "e", rileva la presenza o almeno contatti con i Romani. Si trova il pronome "maestro di, colui che", ma anche la forma post latina d, *de, "da, attraverso". Si rilevano così lingue semitiche sud-occidentali affini all'arabo, ma anche altre. Il triangolo è conosciuto nelle scritture molto antiche e anche nella scrittura greca. Un tratto diacritico ne fa la lettera dhal, la dentale assibilante.
Il pronome si trova all'inizio del testo, l'iscrizione è in direzione sinistrorsa, come tutte le iscrizioni semitiche dell'epoca, e l'iscrizione nuragica non fa eccezione. Le lettere riprese più tardi nella scrittura greca e latina cambiavano la loro posizione da sinistra verso destra. E' così che si può identificare la lettera z che compare tre volte.
All'inizio della seconda linea, questa lettera riprende il pronome della prima linea, z, *zy, "quello che". Ma il pronome non è del su-ovest, è del nord-est semitico. L'iscrizione utilizza parole e elementi di diverse lingue, come succede in una popolazione non sedentaria, proveniente da molte regioni del mondo. Bisogna, dunque, controllare i dizionari delle due grandi famiglie di lingue semiticne. Il fenomeno si presenta un'altra volta, nw.: , "due", al posto di , "due, secondo". La prova della buona lettura si trova attraverso le due ragioni indicate nelle righe 3 e 4.
Molte altre lettere sono conosciute nel sistema del Medio oriente, ma anche nella scrittura greca: , per indicare il fonema pe/fa, e r,rho, P, qui in forma triangolare e con l'asta quasi scomparsa. Le somiglianze con la scrittura greca non hanno alcunché da vedere con l'influenza della lingua greca come qualche collega pretende.
L'interpretazione sulla base del greco è falsa e ingannevole. Un'altra lettera, che compare tre volte, h2, apre la possibilità di identificare le lettere attraverso la loro posizione nella lista alfabetica o attraverso la loro serie con altre. I due tratti indicano la seconda lettera, ce n'é un gruppo di tre, che anticamente si trovavano all'inizio dell'alfabeto, cf. , in cui la scrittura araba distingue la lettera g/g,1, posizione coricata, , e aggiunge punti diacritici in luogo di tratti per distinguere i tre fonemi, cf. le maiuscole latine G F E, il tratto | con un arco di decorazione come in arabo, per gli altri due esistono forme recenti in scrittura iberica per i fonemi cha e kha.
Dato che conosciamo le lettere, è facile aprire i dizionari delle lingue individuate e leggere l'iscrizione e ottenere una traduzione coerente. Lascio questo piacere di controllo ai colleghi; io spero che possano ora leggere l'iscrizione nuragica con maggiore successo. Io desidero davvero aiutare, non appena ricevessi le informazioni più su indicate.

Note bibliografiche:

Hoftijzer, J., Jongeling, K., 1995, Dictionary of the North-West Semitic inscriptions. Brill, Leiden.
Hübner, E., 1899, Addimenta nova ad corporis volomen II, 513.
Kazimirski, A. de Biberstein, 1860, Dictionnaire Arabe – Français. Maisonneuve, Paris.
Pallottino, M., 1952, El problema de las relaciones entre Cerdeña e Iberia en la antigüedad prerromana, Ampurias 14, 153-155.
Untermann, J, 1990, Monumenta Linguarum Hispanicarum, L. Reichert, Wiesbaden.


Nota di gfp: purtroppo il blog non consente - o non consente alle mie conoscenze - di riprodurre nella loro integrità le lettere e i segni dell'articolo originale del professor Sauren. Mi perdonino lui e gli studiosi più attenti. La traduzione dell'articolo è mia responsabilità

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