di Tonino Mura e Piero Zenoni
Abbiamo notato nei post a corredo dell’articolo Toh, chi si rivede: i Shardana, che il prof. Gigi Sanna ha parlato della presenza di alcuni falli che egli avrebbe rinvenuto, più di dieci anni fa (1998), con il suo amico Gianni Atzori nei pressi del nuraghe s’Urachi di San Vero Milis. La notizia è verissima perché appena un anno fa io ed alcuni amici appassionati di archeologia abbiamo trovato, nei pressi del cancello della traballante recinzione, i reperti fallici di cui sopra, buttati e confusi in un ammasso di pietre.
Incuriositi, un po’ sorpresi e molto preoccupati del fatto (la vicinanza all’entrata poteva consentire a qualsiasi malintenzionato di portar via gli oggetti) abbiamo provveduto immediatamente a scattare delle fotografie che pensavamo potessero servirci, tra l’altro, per segnalare il caso a qualche archeologo o alla Sovrintendenza. Dal momento che da poco tempo abbiamo costituito un’associazione (GRS: Gruppo Ricerche Sardegna) che ha come scopo fondamentale:
salvaguardia, documentazione, censimento e valorizzazione dei siti archeologici e dei beni storico culturali/cultuali della Sardegna antica, nell’assoluto rispetto delle normative vigenti in materia di conservazione e tutela dei siti; segnalare alle competenti autorità scavi clandestini o manomissioni dei siti archeologici, anche effettuando controlli e visite periodiche,ecc., il tutto anche attraverso dibattiti, convegni, studi particolari della nostra associazione, mostre fotografiche, ecc.,
abbiamo ritenuto che potesse avere un qualche significato la nostra testimonianza fotografica. Per questo motivo la sottoponiamo alla sua attenzione e, eventualmente, a quella dei lettori tutti del Blog.
Come giovani ricercatori abbiamo fatto la scoperta con disappunto perché riteniamo che il fatto che simboli così importanti per la cultura nuragica e di tali dimensioni (anche qui il prof. Sanna ricordava bene perché il fallo più grande misura più di due metri) siano stati lasciati in abbandono per decenni non giochi a favore di chi ha fatto e gestito gli scavi del nuraghe s’Urachi e di chi poi si è occupato di tutelare in qualche modo il sito. Perché certi reperti (il famoso candelabro di tipologia ‘cipriota’, ad esempio) si espongono e vengono anche ampiamente commentati nelle sale dei musei e i falli trascurati completamente?
Ci sembra una cosa davvero incomprensibile. Quasi che in maniera bigotta ci si vergogni di una certa cultura dei sardi antichi che, da quel che si capisce, con la loro raffigurazione realistica del sesso maschile e femminile intendevano esaltare la forza generante e creativa della divinità.
Sul problema se i falli che si trovano siano circoncisi non abbiamo la competenza per dirlo in assoluto ma sia da quelli trovati a s’Urachi sia da quelli scoperti in altri numerosi luoghi della Sardegna, ci sembra di capire che è altamente probabile che le popolazioni nuragiche usassero tale pratica, ovviamente di natura religiosa. E ciò è molto importante, va da sé, per chi sostiene che i nuragici conoscevano e usavano gli alfabeti semitici e che fossero imparentati con i popoli medio-orientali.
Solo però dalla raccolta completa e da un serrato confronto documentario si potrà dire definitivamente se questo sia vero o non.
speriamo che adesso non li sequestrino come dei falsi....
RispondiEliminaOrmai i sardi hanno preso coscienza che l'impronta data alla storia, e quasi cancellata da millenni di dominazione esterna, si riaffaccia con prepotenza.
RispondiEliminaIl GRS, ammirevole l'iniziativa di questo gruppo di ricercatori e studiosi, si è fatto carico di un lavoro importantissimo per salvaguardare il nostro passato e tutti noi dovremmo aiutarli nel lavoro di censimento dei siti ancora non pubblicati.
Parafrasando lo scritto di "anonimo" -speriamo che adesso non li sequestrino come dei falsi...- affermo: i falsi spesso sono "quei signori" che propongono il sequestro di questi reperti. Aggiungerei che tutti i sardi si devono stringere intorno alla nostra storia antica e, senza voli pindarici, dobbiamo tutti impegnarci per "illuminare" i tasselli mancanti che ci riporteranno in situazione paritaria rispetto alle altre grandi civiltà del passato, ne migliori ne peggiori...a beneficio dei devoti al relativismo culturale.
Pierluigi Montalbano
Alberto areddu scrive:
RispondiEliminaE' interessante sapere che si scoprano ogni tanto dei falli in pietra in giro per la Sardegna, mentre di quelli veri in carne e polpa non ne abbiamo bisogno, dacché la locale istituzione universitaria ne trabocca. Il problema è se da dei falli in erezione (itifallici) si possa verificare eventualmente l'esistenza tra i nuragici della pratica della circoncisione. Ho dei dubbi, forse suppongo solo da quelli mosci(che dubito venissero stilizzati). Ma vorrei che qualcuno mi certificasse in merito