tag:blogger.com,1999:blog-1182610305629149569.post7630701124258572677..comments2023-06-15T16:08:56.080+02:00Comments on gianfrancopintore: Le lingue frammiste nei documenti alla corte di Qatnazuannefrantziscuhttp://www.blogger.com/profile/11211077047558056167noreply@blogger.comBlogger13125tag:blogger.com,1999:blog-1182610305629149569.post-70828765707939146762010-02-12T20:13:51.613+01:002010-02-12T20:13:51.613+01:00Prima di terminare le voglio raccontare del nostro...Prima di terminare le voglio raccontare del nostro filosofo di Villaurbana, il positivista A.Zucca, che lei forse conoscerà. Un grande pensatore anche se, forse, non grandissimo. Quanto ha cercato di farsi dare il bollo di riconoscimento da questo o da quello! Anche da B.Croce che lo snobbava come lo snobbava. Dal momento che, circa venti anni fa, ho cercato personalmente di capirci qualcosa su ciò che ha scritto, ho letto anche le sue lettere (che si trovano nella donazione della biblioteca di Oristano). Una mortificazione per il poveruomo che però mi è sembrato patetico nella sua insistenza a cercare il riconoscimento 'glorioso'. Sa che cosa le dico? Che per me A.Zucca è un grande, un grande davvero. E della supponenza di Benedetto Croce (per altro molto nota) me ne frego altamente. Durante una conferenza -dibattito sul detto studioso, avvenuta qualche anno dopo, ho visto che non ero il solo a pensarla così. <br /> Certo i tempi erano diversi dai nostri e oggi ci sono forse, dico forse, garanzie di maggiore serenità nei giudizi, ma lei non deve scordare che quello che io sostengo è al di fuori dei 'paletti', quasi incredibile se non si vede ben bene tutto e tutto si tocca con mano. Le dirò di più: nessuno mai nella storia della scrittura ha scritto in modo così originale e impossibile da credere come gli scribi nuragici . Solo chi ha letto bene il mio volume su Glozel può capire quello che le dico in questo momento. Se lo immagina uno studioso francese, uno di quella 'Accademia che ha cercato di affossare dei documenti autenticissimi da quasi cent'anni, quale risposta potrà dare! Ho raccontato a quale stratagemma sono ricorso per parlarne nella facoltà di lettere ad Ain En Provence! O per restare in casa nostra, mi sa dire, a proposito della Stele nuragica di Nora, giudicata fenicia con presunzione di pietra tombale dopo settanta anni di martellamento in una stessa direzione, quale giudizio potrà dare uno che legge che nel documento c'è il 'santo' nuragico Lefisy ovvero Efisy?<br /> Con ciò non voglio mettere le mani avanti: voglio solo dire che l'impresa dell'assenso ( se verrà e quando verrà) non sarà facilissima; ché non vado a proporre se in Sardegna la cultura del vaso campaniforme arrivi da est o da ovest. Sto solo proponendo una 'cosina' come una rivoluzione totale di una certa storia dell'età del bronzo (e non solo) che riguarda la Sardegna e l'intero bacino del Mediterraneo. Sarei un folle se non pensassi che solo un folle può sostenere tesi così ardite. Ma non penso di esserlo. Lei dirà: lasci fare ai documenti a cui tanto si affida. Giusto. Se però sui documenti, anche esaminati da superdottissimi e superpreparati, dovesse sorgere una 'disputatio medioevalis' come in questo Blog (quella che vede anche lei tra i protagonisti) sarei fritto. Fritto davvero. <br /> Intanto però prima che i bolli arrivino o non arrivino e prima della 'frittura', facciamo una cosa semplicissima: chiediamo la Commissione proposta da Gianfranco per appurare 'semplicemente' se la documentazione nuragica esiste, se davvero le tavolette sono epigrafiche, se tutto il resto di epigrafico esiste o è una mia invenzione. Basta così poco, come basta così poco, per zittire gli scettici (o i maldicenti), far esporre (anche con una semplice mostra fotografica) contemporaneamente la scrittura ( i segni) della tavoletta A1 di Tzricotu, della barchetta di Teti, del coccio in caratteri ugaritici di Villanovafranca, del vaso di La Prisgiona di Arzachena, del sigillo di S.Imbenia, del 'brassard di is Locci Santus, dei due cocci di Orani, della la Stele di Nora, del frammento di stele di Nora, della la scritta del concio di Bosa, della la pietra di Zeddiani, della la pietra di Perdu Pes di Paulilatino, della pietra Pitzinnu di Abbasanta, della pietra di Aiga 1 di Abbasanta, della pietra di Aiga 2 di Abbasanta... Devo continuare?Gigi Sannahttps://www.blogger.com/profile/15932966743903321388noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1182610305629149569.post-81341809060807690962010-02-12T20:04:44.614+01:002010-02-12T20:04:44.614+01:00(I)
Bellissima risposta Batsumaru. Solo una cosa ...(I)<br /><br />Bellissima risposta Batsumaru. Solo una cosa che lei non sa: sempre Guido Frongia mi disse di non avere fretta, di procurarmi più prove possibili perché a poche non avrebbero creduto. Poi ci avrebbe pensato lui sia per l'articolo in inglese sia per una rivista internazionale (tramite Sabatino Moscati suo carissimo amico). Questo alcuni anni fa; e se Lei mi fornisse il suo indirizzo potrei mostrarle la nostra corrispondenza in proposito). Purtroppo le cose sono andate come sono andate e abbiamo perso in pochissimo tempo l'uno e l'altro.<br />Ma io, mi creda, i miei passini ulteriori per le mie gambette li ho fatti e mi sono 'attrezzato'. Ho già detto in questo Blog che forse (dico forse, non dipende da me) ci sarà entro quest'anno un accoglimento e un pronunciamento in una rivista specializzata (edizioni Gallimard) di lingue orientali. Lo devo ripetere? Comunque per 'vederci chiaro' non c'è solo bisogno di un articolo a favore o contro in una rivista specializzata, c'è bisogno anche dei suoi occhi. E, permetta che lo dica in tutta franchezza, vedo che li usa (e li sgrana!) davanti alle amenità (a dir poco) di Zaru. Davanti al mio articolo di risposta, una risposta credo abbastanza chiara (non dico per lei convincente)non li ha neanche aperti. Ed è rimasto freddo, più freddo del ghiaccio. Quando si ha un minimo di sensibilità certe differenze nel comportamento di chi desidera quella che si dice la 'verità' e non altro,se non lasciano una ferita. un po' di amarezza e tristezza la lasciano.Gigi Sannahttps://www.blogger.com/profile/15932966743903321388noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1182610305629149569.post-1523749474029566052010-02-12T19:54:57.712+01:002010-02-12T19:54:57.712+01:00Su Pallosu non so il perché, ma credo che lei vogl...Su Pallosu non so il perché, ma credo che lei voglia da me sentirsi dire che c'è analogia con almeno un carattere dell'ostrakon di non ricordo dove (Bet-Shean forse). In realtà, avederlo così senza troppa profondità, a me sembrerebbe un anello medievale, se non altro per esclusione avendo conoscenza di anelli di età protostorica, di età arcaica e di età classica. Non mi pare che nell'edito sul nuragico si conosca qualcosa di simile mentre in ambito medievale ce ne sono parecchi (ma io non ne capisco granché neanche di reperti medievali). Può anche esserci una certa somiglianza di segni, ma non basta. Non basta la somiglianza e soptrattutto non basta la somiglianza di uno solo di questi segni, gli altri dove li collochiamo? Per quanto riguarda le argomentazioni di Brundu, ne deduco che la rappresentazione di aleph in forma di toro "completo" dovrebbe pertanto essere una delle più antiche se non la più antica testimonianza di tale tipo di scrittura, al mondo. Un primato insomma. E quando i primati sono troppi qualcosa non quadra. Troppi "unica" spesso nascondono una scarsa ricerca di confronti, anche in ambito extra-insulare. Infine se anche dovessi ammettere che esistono in Sardegna iscrizioni semitiche così antiche, non vedo perché dovrei pensare che queste siano nuragiche, dal momento che non sono in nessun caso presenti su reperti chiaramente attribuibili alla cultura nuragica. Provengono dalla Sardegna, esattamente come la sfinge di età tolemaica di Cagliari, come le statue di Augusto, come la ceramica fenicia come il bucchero etrusco, come i tripodi e i lingotti ciprioti...come un sacco di altri reperti insomma. Che non sono attribuibili al sostrato isolano locale sardo del Bronzo e del Ferro(che per comodità possiamo chiamare nuragico).<br />Rimane sempre valido l'invito a contattare gli esperti titolati, i quali potranno confermare, lasciare in sospeso o smentire tali attribuzioni.<br />Se volete dei nomi, ve li consiglierò.<br />SalutiPhoinixhttps://www.blogger.com/profile/01273782458937261273noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1182610305629149569.post-26707727621940905252010-02-12T18:21:36.406+01:002010-02-12T18:21:36.406+01:00@Aba Losi,
credevo di ricordare che il sig.Sanna ...@Aba Losi,<br /><br />credevo di ricordare che il sig.Sanna aveva detto che il proto<br />cananeo era di per se un misto alfabetico, e comunque mi riferivo a Tzricotu, per Qatna ho parlato<br />di lingue. Il parallelo l'ho fatto<br />perché nei documenti sardi il sig.<br />Sanna c'attesta parole di origini<br />semitiche quanto indoeuropee, cosa<br />ritenuta impossibile.<br />Però lo confessa è stata un'estrapolazione esagerata.<br /><br />In ciò che concerne le ammirabili <br />miniaturizzazioni, pensavo al ciondolo con i capridi che ho ritenuto uguale per scala con il<br />gioiello delle due anatre...<br />Mettere in 2 cm2 due capre, un<br />albero e cingere il tutto con un cordoncino avvolto, beh, mi sembrava una prodezza, pari a <br />quella che ha prodotto i sigilli di<br />Tzricotu. Ma siccome non sono certo<br />delle dimenzioni...<br /><br />E si, mi rendo conto che sono stato sbrigativo.danielehttps://www.blogger.com/profile/09548026938594038438noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1182610305629149569.post-67311536964063890862010-02-12T18:17:22.859+01:002010-02-12T18:17:22.859+01:00@phoenix
Salve phoenix,quanto dice non è del tutto...@phoenix<br />Salve phoenix,quanto dice non è del tutto corretto.<br />E' parere unanime degli studiosi che i segni delle tavolette di Tell Brak ,che rappresentano una capra e una pecora, accompagnati ciascuno con il numero 10,siano le prime rappresentazioni di scrittura proto-semitica, dal momento che essi mostrano l'animale intero, e non esclusivamente la testa.<br /><br />Inoltre le cito:<br /><br />"L’ORIGINE DELL'ALFABETO<br />Già i più antichi studiosi sostenevano l’esistenza di una corrispondenza tra il nome delle<br />lettere e il loro valore fonetico. Alpha, perciò, corrisponde ad “a”, beta a “b”, ecc. Ma Alfred<br />Kallir, contro l’opinione generale, sostiene anche la corrispondenza tra gli oggetti ai quali i nomi delle lettere si riferiscono e i disegni dei simboli alfabetici […].<br />Ora, Aleph in lingua semitica significa originariamente “bue”. Ma come il segno<br />corrispondente “A”(...) possa far venire in mente un bue,<br />nemmeno la fantasia più sbrigliata potrebbe scoprirlo. Tuttavia, poiché la scrittura<br />alfabetica è stata preceduta da segni pittografici (le cui origini affondano nella notte dei<br />tempi), possiamo supporre che risalendo alle pitture paleolitiche e poi ai geroglifici si possa riscoprire una traccia utile per il nostro problema. Così è infatti. DALLA RAPPRESENTAZIONE NATURALISTICA E COMPLETA DEL BUE E DEL TORO nelle grotte paleolitiche e poi nei geroglifici, passiamo alla rappresentazione, sempre più stilizzata, della sola testa. Tra<br />le varie serie rintracciate da Kallir, particolarmente significativa è la seguente, tratta da segni di scrittura dell’isola di Creta:...........<br />Ora scopriamo nella nostra “A” il profilo stilizzato del bue."<br /><br />Carlo Sini, I segni dell’anima, Laterza, Roma-Bari, 1989, p.p. 150-151.<br />Alfred Kallir, Sign and design. The psychogenetic source of the alphabet, Latimer, Trend<br />and Co., Plymouth, 1961. Tr. it.: Segno e disegno: psicogenesi dell'alfabeto, Spirali/Vel, Milano, 1994."<br /><br /><br />"SEGNO E IMMAGINE<br />Ciò che agisce come segno (veicolo segnico), ciò cui il segno si riferisce (designatum),<br />l’effetto su di un interprete (interpretante), non è arduo recuperarlo nell’immagine -opera<br />d’arte, una volta che questa si consideri, non già nella sua essenza o nel suo processo<br />creativo, ma nella recezione che se ne fa nel mondo o, più esattamente, nella coscienza<br />individuale. Neppure la pittura astratta, infatti, può dirsi mancare del tutto di designatum:<br />anzi si pone naturalmente come veicolo segnico a un interpretante, proprio per<br />l’indeterminatezza oggettiva e la carenza di un designatum manifesto; con che viene a<br />ricostruirsi sotto la triangolazione specifica del segno. Ed eliminato l’apparente scoglio della pittura astratta, è chiaro che tutte le altre opere d’arte passano agevolmente sotto la<br />categoria del segno […]. Ma si potrebbe sostenere l’inverso, cioè che ogni segno è immagine […].<br />L’origine del segno, come dell’immagine, andrà cercata alla radice stessa del conoscere,<br />appunto perché il divaricarsi dell’immagine come segno dall’immagine come immagine<br />induce un ceppo comune, una disponibilità originaria, e uno stadio precontestuale della<br />conoscenza […].<br />Dal ceppo originario dell’immagine divergono ormai i due rami: il primo, che nell’immagine stessa trova il veicolo per trasmettere e comunicare un nucleo di sapere<br />(conoscenza), si svilupperà nel linguaggio e nella scrittura, agevolando l’ascesa al concetto. Il secondo ramo, che è quello dell’immagine vera e propria, svilupperà la diretta<br />specularità dell’immagine nel senso di una figuratività che da conformazione s’innalza a<br />forma: il suo punto di arrivo sarà dunque la realtà pura dell’arte […]. Segno e immagine<br />sono dunque all’origine la stessa cosa che la coscienza rivolge in due direzioni diverse."<br /><br />Cesare Brandi, Segno e immagine, Aesthetica, Palermo, 1960-1996, pp. 9-14<br /><br />Andrea BrunduAndrea Brunduhttps://www.blogger.com/profile/10187798142650338213noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1182610305629149569.post-35384990875609567682010-02-12T18:08:44.332+01:002010-02-12T18:08:44.332+01:00Ok Losi, ci sto. Per la testa di toro (escludendo ...Ok Losi, ci sto. Per la testa di toro (escludendo le zampe e il resto), per l'omino e pure per il pesce. Togliamo di mezzo il fantomatico VI-N ma i conti non tornano ancora. Il sole dove lo mettiamo? In quale alfabeto? Nel sito in cui mi indirizza non c'è traccia di sole. Sarà stata una giornata nuvolosa?<br />(ha visto? l'ho fatta contenta e mi son rilanciato nella mischia ;-) ..poi ho fatto contento anche Pintore e mi sono "accreditato")Phoinixhttps://www.blogger.com/profile/01273782458937261273noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1182610305629149569.post-48913365258340065382010-02-12T17:17:43.509+01:002010-02-12T17:17:43.509+01:00@Brundu
Non credo che il suo commento sia molto p...@Brundu<br /><br />Non credo che il suo commento sia molto pertinente con la questione, né con la mia opinione che ho espresso più volte:<br /><br />1. Non credo che in Sardegna nell'età del Bronzo sia impossibile che qualcuno abbia inciso dei caratteri su qualche supporto - ricordiamoci che ce ne sono di documentati e tranquillamente accettati dalla cattiva "archeologia ufficiale" come quelli sui lingotti a pelle di bue - e abbia pure usato dei caratteri per esprimere qualcosa, ma qui il discorso è se la situazione è paragonabile o no a quella del Vicino Oriente per quanto riguarda la supposta "commistione" di segni di varia origine. <br /><br />2. Questo ragionamento sulla protome autorizzerebbe chiunque in tutto il mondo a legare il disegno di una protome taurina all'ambiente scribale levantino del II millennio! La qual cosa ovviamente non è eticamente né scientificamente corretta, perché si basa su una semplice analogia, che di per sé non dimostra nulla.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1182610305629149569.post-82621527570650179082010-02-12T16:35:07.145+01:002010-02-12T16:35:07.145+01:00Brundu nel brassard di Is Locci santus non c'è...Brundu nel brassard di Is Locci santus non c'è, come sostiene lei, una lettera aleph molto arcaica ancora in forma di testa di toro, ma bensì c'è disegnato UN toro, tutto. Compresa la schiena, le gambe anteiori, le gambe posteriori, e forse anche la coda. Se per lei queste sono differenze minime, dovremo inserire nei più antichi alfabeti del mondo una nuova lettera: la aleph a sembianze di toro completo, non più solo la testa: un'autentica rivoluzione epigrafica. Secondo il suo ragionamento, che è quello di Sanna poi, anche nel disegno di un grattacielo potreste leggere una lettera bet, come no, dal momento che bet in antico indicava (e in qualche modo raffigurava geometricamente) proprio la casa..magari un attico con veranda vista mare. L'epigrafia, a parer mio, non si può fare da autodidatta. Tantomeno sulla scorta di Sardoa Grammata.Phoinixhttps://www.blogger.com/profile/01273782458937261273noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1182610305629149569.post-55142514179182317222010-02-12T16:07:54.269+01:002010-02-12T16:07:54.269+01:00@castangia
Mi scuserà l'intromissione,ma devo ...@castangia<br />Mi scuserà l'intromissione,ma devo dirle che, in Sardegna sono presenti forme scrittorie assai arcaiche,come l'Aleph reso in forma di testa di toro,(Sos furrighesos,Is Loccis Santus),che denota il passaggio verso una forma di scrittura vera e propria,a causa della "stilizzazione" della protome disegnata.Essa infatti,nei casi citati è riportata nella forma classica in cui la troviamo nei vari alfabeti protocananeo e fenicio arcaico,gia più prossima alla sua forma finale in quegli alfabeti,cosa rilevabile, volendo,anche nel protosinaitico.<br />Eppure,rendere il segno con l'intiero animale è cosa rilevata e attestata,nelle forme più arcaiche di alfabeto proto-semitico(vedi tavolette di Tell Brak).La lettera aleph,in particolare ha un significato religioso complesso.Aleph in varie lingue vuol dire BUE oppure TORO.<br />Già qui,lei comprende,che la lettera rappresenta il simbolo,e il simbolo la lettera(in pratica sono la stessa cosa).<br />Dal punto di vista religioso(nell'ebraismo si conserva tutto il significato), l'aleph rappresenta l'unione dei 2 opposti ed è la lettera che rappresenta l'unità Assoluta del Principio creatore.Essa è anche NUMERO,il primo numero (UNO = l'unità), base e chiave di ogni numero, di ogni calcolo. L'unità del popolo di Dio. L'unità di Dio,egli infatti è uno.L'aleph è pertanto strettamente connessa con Dio,tanto che essa è,in qualità di simbolo e dei suoi significati Dio stesso.<br />Sempre nell'ebraismo,l'Aleph,(א ) si può osservare dal suo disegno,è come risultante di due Yod messe una sopra e una sotto a una Vav trasversale, ovvero ,due 10 intorno a un 6 (i giorni della Creazione), così offrendo alla lettera Aleph anche il valore ghematrico di 26, che è lo stesso del nome del tetragramma sacro di Dio YHVH (10+5+6+5).<br />Bene si intuisce che nella veste religiosa ebraica è ancora racchiuso tutto il significato religioso di Dio dell'Aleph.<br />Di sicuro però,questo Aleph in origine era reso dal bue-toro, nella sua immaggine,o anche dalla sua forma protomica.<br />Forma protomica a carattere religioso di cui la Sardegna è piena.Solo questo è già tanto in comune con i popoli orientali.<br />Certo,mentre culturalmente,quà non vi è un vero continuum culturale,e di questo me ne rendo conto,ciò non esclude la presenza di tracce assai antiche in Sardegna,con substrato semitico.<br /><br />Andrea BrunduAndrea Brunduhttps://www.blogger.com/profile/10187798142650338213noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1182610305629149569.post-14581543663640589012010-02-12T15:04:41.094+01:002010-02-12T15:04:41.094+01:00@giandaniele,
non si può prendere come prova a ca...@giandaniele,<br /><br />non si può prendere come prova a carico, l'ignoranza nella cui stiamo della storia della Sardegna antica. <br />Il fatto che esista un popolo che<br />nel secondo millenio a.C abbia<br />adoperato un codice scrittorio<br />contenente più lingue, mentre<br />era ritenuto impossibile (Pittau),<br />avvalora la tesi che vede nei<br />cinquanta e più documenti finora<br />scoperti in Sardegna, l'elaborazione di un codice scrittorio con più alfabeti, d'altonde se ho capito bene , questo vuol dire protocananeo.<br /><br />Il post della signora Losi risponde<br />anche a chi si domandava come fosse possibile tanto significato<br />in uno spazio così esiguo.danielehttps://www.blogger.com/profile/09548026938594038438noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1182610305629149569.post-78803401040954940892010-02-12T13:49:35.745+01:002010-02-12T13:49:35.745+01:00Caro dott.Castangia, leggo ora di fretta le sue co...Caro dott.Castangia, leggo ora di fretta le sue considerazioni. Le risponderò oggi stesso se potrò oppure domani.Gigi Sannahttps://www.blogger.com/profile/15932966743903321388noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1182610305629149569.post-70330903836348647472010-02-12T12:07:14.910+01:002010-02-12T12:07:14.910+01:00Gentile dr. Castangia
Non so dirle, nei dettagli, ...Gentile dr. Castangia<br />Non so dirle, nei dettagli, perché Thomas Richter definisca i documenti di Qatna eccezionali o comunque molto particolari dal punto di vista del mix accadico/urrita.Da quel che ho capito al museo e dalle varie interviste che ho letto (purtroppo spesso ripetitive) credo che l´elemento urrita sia qua piú forte che in altri documenti della stessa area e, soprattutto, che il dialetto urrita di Qatna sia tale per cui molte parole siano ancora incomprensibili (erano scritte tal quale nelle traduzioni al museo). Urrita sí, ma una novitá linguistica e anche inusualmente integrato: cioé questo mix é quasi una vera e propria nuova lingua, normalmente usata nei documenti di corte. Peró non fu usata, ad esempio, nelle lettere di Amarna al faraone da parte di Akizzi, re di Qatna. <br />Quanto al legame con la Sardegna, noterá che io non l´ho fatto, per caritá mi guarderei bene, sebbene ritenga ormai il legame tra siria-palestina e la vostra isola un dato pressoché certo. Come ho detto in un commento la mostra mi ha colpito molto e anche questo mix linguistico, per la disinvoltura con cui era utilizzato. Lo prenda come un piccolo reportage e, se le piacciono queste cose, ci faccia un salto: ne vale davvero la pena.Stellahttps://www.blogger.com/profile/06256609816714932986noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1182610305629149569.post-41778737221618485722010-02-12T11:32:11.364+01:002010-02-12T11:32:11.364+01:00Mi perdoni Dr Losi, ma a parte la bellezza della m...Mi perdoni Dr Losi, ma a parte la bellezza della mostra e la legittima pubblicità che ne fa penso che bisognerebbe chiarire alcuni aspetti che per un profano forse non sono così chiari. <br />Chiunque abbia studiato un po di Storia, Epigrafia e Archeologia del Vicino Oriente Antico all'Università (essendomi laureato alla Sapienza di Roma ho avuto questa fortuna a differenza che in Sardegna) sa che nel Vicino Oriente, soprattutto quello del II millennio a.C. con la sua particolare situazione storica, quasi tutti i documenti sono scritti in varie lingue e contengono al loro interno espressioni influenzate da altre lingue (soprattutto quella Hurrita che si impose in una serie di campi "tecnici"). Tutte le varie cancellerie avevano frequenti contatti e subivano molte influenze reciproche (Hittiti, che normalmente da loro utilizzavano svariate lingue nei loro documenti, Hurriti di Mitanni, Egizi, Babilonia, Assiria, Elam, etc..). Questo fenomeno è motivato dalla particolare situazione storica, molto ben analizzata ad esempio da Mario Liverani. Ma tutto ciò fa parte di un contesto che è quello del Vicino e Medio Oriente, per l'appunto, che è molto specifico ed affatto differente dalla situazione nuragica. Appena andiamo un pò più a occidente all'epoca subito notiamo una differenza sostanziale, evidente nella civiltà micenea.<br />L'elemento principale - a mio avviso - di differenza è che quelle società vicino orientali avevano tutte una struttura politica di un certo tipo - statale innanzi tutto - che permetteva al loro interno la presenza di una "cancelleria" e di una scuola scribale. Ma in Sardegna l'evidenza di una struttura di questo tipo non c'è, almeno per il momento, e l'esistenza di una complessa scuola scribale che poi usasse differenti alfabeti, lingue o tradizioni non è motivata da una situazione contestuale.<br /><br />Solo riflessioni, come sempre.<br />Senza malizia.Anonymousnoreply@blogger.com